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Servizio civile, 20mila posti in meno

La Conferenza nazionale enti per il servizio civile - Cnesc ha analizzato i dati che emergono dal Bando 2023 dai quali emerge non solo un calo dei posti rispetto al 2022 del 27%, ma anche un pesante interrogativo sul futuro. «Ogni posto non finanziato», sottolinea la presidente Laura Milani «è un’opportunità in meno per i giovani»

di Antonietta Nembri

I numeri non mentono. E a mettere in fila i dati del bando 2023, se confrontati con quelli dell’anno precedente sanno anche essere impietosi. Ad analizzarli e metterli in fila chiedendosi quali siano a questo punto le prospettive per il Servizio civile universale è stata la Conferenza nazionale Enti per il servizio civile – Cnesc

I numeri

Nel 2022 i posti messi a bando erano stati 71.331 che nel 2023 (il bando scade il prossimo 15 febbraio) sono diminuiti del 26,8% scendendo a 52.236. Una riduzione di oltre un quarto che farebbe «traballare la stabilità di qualsiasi impresa» sottolinea una nota. Il ragionamento e il parallelo funziona anche perché se il servizio civile è un soggetto attivo della tenuta e della coesione sociale sul territorio la domanda che ci si deve porre è quale impatto abbia un così marcato taglio di posti nei territori stessi. 

Inoltre, il taglio dei posti ha portato anche a una riduzione degli enti. L’analisi effettuata dalla Cnesc, infatti, evidenzia l’assenza di 77 enti su un totale di 317 e quindi anche un’importante riduzione delle opportunità di servizio da offrire ai giovani.

Entrando nel dettaglio, se i posti persi sono in generale 19.050 (Italia ed estero), a livello nazionale le posizioni in meno risultano essere 18.983 con un decremento del 27,1%. I posti persi nel bando per il Scu all’estero sono invece 112 (-9,2%), passando dalle 1.216 posizioni del 2022 alle 1.104 dell’ultimo bando. 

Le conseguenze della riduzione

Si tratta di una riduzione che è andata a colpire tutti gli enti, regionali e nazionali, comprese le reti nazionali che hanno visto un taglio anche del 30% – rimarca la nota – i piccoli come i grandi, gli enti locali come quelli del Terzo settore. Per la Cnesc si tratta di «una riduzione sistemica e complessiva con pesanti ripercussioni sui territori in termine di riduzione del contributo del Scu al benessere delle comunità e di continuità delle iniziative intraprese».


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Per la presidente Laura Milani «al problema dell’entità del finanziamento si aggiunge quello cronico della stabilizzazione delle risorse. Su questo attendiamo che il Governo e il ministro Abodi reperiscano i fondi necessari e contemporaneamente diano riscontro della possibilità di utilizzare risorse rimodulate dal Pnrr. Questo incremento di risorse» continua «è necessaria premessa per superare l’attuale sistema di progettazione degli interventi di servizio civile assolutamente disfunzionale rispetto all’obiettivo di avere una programmazione di respiro triennale, basata su una maggiore semplificazione delle procedure ma soprattutto veramente co-programmata a livello nazionale e sui territori con il coinvolgimento di tutti gli attori preposti».

Tutto questo ci interpella

Considerando che per la presidente Milani, ogni posto non finanziato è un’opportunità in meno per i giovani, quella che si è venuta a creare è una «situazione che interpella soprattutto le istituzioni, proprio in un momento storico in cui i giovani chiedono di essere riconosciuti e ascoltati, coinvolti e valorizzati».


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