Non profit
Servizio civile, da 300 a 68 milioni
I tagli in quattro anni. Anche la Cnesc esce allo scoperto
di Redazione

Il rischio è che, alla fine del tunnel, il Servizio civile nazionale finisca su un binario morto. E ora anche la Conferenza nazionale enti servizio civile ha rotto gli indugi e denuncia la situazione che è venuta a crearsi con i continui tagli. «La Cnesc è indignata per l’ulteriore taglio che il Governo ha deciso di fare, nella manovra di stabilità, delle già scarse risorse economiche previste per il servizio civile», recita il comunicato reso noto oggi.
Parlano i numeri. Dai 299 milioni stanziati per il 2008 si passa ai 110 di oggi e ai 68 milioni previsti per il 2012 (-77%). 68 Milioni di euro che non sono neanche sufficienti a coprire i costi nel 2012 dei posti messi a bando recentemente». Dai 46mila volontari dell’anno record 2006 si è scesi ai 19mila dell’ultimo bando.
Una risposta vera all’emergenza. Continua la Cnesc: «L’irresponsabilità di un Governo che vuole far morire una delle poche esperienze di cittadinanza attiva, di investimento positivo per i sui giovani aumenta le ingiustizie. Colpisce inoltre che lo stesso Governo che sostiene che il SCN è la forma complementare alle FFAA di difesa della Patria con mezzi e strumenti non armati e nonviolenti, poi tagli le risorse per gli studenti, i poliziotti, i soldati, gli insegnanti, i disabili, i giovani del SCN e mantenga le risorse per le armi e le cricche». Secondo la Cnesc è «proprio nei momenti di emergenza, che occorre alzare lo sguardo in avanti e fare scelte coraggiose che sanno scrutare l’orizzonte e disegnare un futuro di pace, di sviluppo sociale e difesa dei diritti di tutti».
La visione di Giovanardi. «Basta con chi, ancora una volta, non ha il coraggio di sperimentare percorsi reali di inclusione e cittadinanza aperti anche ai giovani immigrati e su questo, come detto dal 2009, abbiamo una visione diversa dal Sottosegretario Giovanardi della difesa della Patria in modo non armato e nonviolento».
Le richieste immediate. «La Cnesc chiede al Governo ed a tutte le forze politiche e sociali di difendere questo istituto della Repubblica Italiana, confermando per il 2012 almeno i 113 milioni di euro previsti. Chiediamo al Presidente della Repubblica, che ha sempre apprezzato e lodato l’esperienza del servizio civile, in qualità di Capo della Forze Armate di prendersi a cuore il destino del servizio civile nazionale».
Il punto di vista di Giovanardi. «Basta, così non si può andare avanti. O si crede nel servizio o sbaracchiamo tutto». Ha l’aria di uno sfogo quello che rivolge a Vita Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Dal suo punto di vista, ne ha tutte le ragioni: malgrado i ripetuti annunci la sua proposta di riforma dell’Scn, annunciata a luglio 2008 e presentata un anno dopo alla Consulta nazionale del servizio civile (formata da rappresentati di governo, enti locali, associazioni e volontari) dalla quale aveva ottenuto un via libera di massima, langue dal 17 febbraio 2010 in parlamento («Proposta di legge delega n.1995») senza sapere quando verrà messa in calendario. Per essere discussa assieme alle altre proposte buttate nel calderone negli ultimi due anni.
«Spero che una volta licenziata la Manovra, finalmente la commissione Affari costituzionali del Senato la prenda in considerazione», aggiunge Giovanardi. «Non c’entra maggioranza o minoranza, siamo di fronte a un’impasse istituzionale».
Nessuna certezza sul futuro. «Soprattutto, non ci sono certezze per il futuro: questo sta facendo pensare molti enti, anche i più grandi, sul fatto che forse è giunto il momento di disinvestire dal servizio», rimarca tranchant Primo Di Blasio, presidente della Cnesc, la Conferenza nazionale degli enti di servizio civile, che oggi conta solo 19 membri «dopo la recente uscita di WWF, Italia Nostra e Cenasca Cisl», chiarisce Di Blasio, che lancia un messaggio alla classe politica: «È intuibile che nell’attuale crisi il servizio civile nazionale non venga considerato una priorità».
Il muro Stato-Regioni. La freddezza dei rapporti tra Regioni e Stato nuoce a tutti, «ma è una questione di prese di posizione; se volessero davvero discutere nel merito, si supererebbero presto le reciproche diffidenze», aggiunge Di Blasio. «Molti governatori, tartassati dai tagli governativi, hanno resistenze a dare soldi al fondo statale per il servizo civile», come invece chiede Giovanardi («il loro No alla riforma è immotivato, stanziano soldi solo per il proprio servizio pur attingendo anche da quello nazionale», ribatte invece il sottosegretario), e vedono la riforma come una svolta centralista.
La proposta della Consulta. «Dati alla mano, dal 2007 al 2010 sono partiti con fondi regionali 1.840 giovani, mentre con quello nazionale ben 132mila: se si convergesse nel fondo nazionale, con poche decine di milioni di euro in più si rimetterebbe in sesto il sistema, anche senza aspettare la riforma legislativa. E le Regioni avrebbero più peso decisionale, avendo una percentuale più alta nel fondo statale», propone Licio Palazzini, presidente della Consulta Nazionale per il servizio civile e numero uno di Arci servizio civile (l’ente con più progetti approvati – 395 – nella graduatoria provvisoria del 2011). «La crisi di identità del servizio civile è duplice: dall’alto, il muro contro muro Stato-Regioni è un disastro e rischia di far calare il sipario», continua Palazzini, «dal basso, si è smarrito il senso originale del servizio, ovvero l’educazione alla pace e alla cittadinanza», sempre più di rado presente nei progetti. Problema identitario che, invece, per Giovanardi non si pone: «I ragazzi sono contenti dell’esperienza, gli enti continuano a presentare progetti interessanti. Potenzialmente questa è un’esperienza che può tornare a crescere».
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