Famiglia
servizio civile,non facciamolo morire A occuparsi dei 34mila giovani dovrebbe arrivare Leonzio Borea, avvocato, ex senatore Udc, fedelissimo di Giovanardi di Sara De Carli
Passaggi Diego Cipriani lascia l'Ufficio nazionale
di Redazione
Diego Cipriani lascia l’Ufficio nazionale per il Servizio civile chiedendo al governo di «non far morire il servizio civile». Nei 23 mesi passati alla guida dell’Ufficio nazionale, Cipriani ha visto calare i giovani in servizio civile da 53mila a 34mila: una diminuzione imputabile soprattutto al calo delle risorse. «Questa mia esperienza si è collocata temporalmente in un periodo particolare, perché di fatto da due anni il servizio civile si trova in una impasse», ammette Cipriani. «Per questo dico: ripartiamo da qui. Servono più risorse ma è anche importante rimettere mano a tutte le norme che lo regolamentano, a partire dalla legge per arrivare a tutte le circolari». Un lavoro che Cipriani e il suo team avevano avviato: «Abbiamo fatto le audizioni con vari soggetti, gli enti, la consulta, mancavano solo le Regioni. È un discorso che sarebbe opportuno riprendere e portare a termine». Anche da un governo diverso? «Soprattutto da parte di un governo che il servizio civile l’ha visto nascere, nel 2001. Credo abbiano tutto l’interesse a non farlo morire».
Come ultimo atto pubblico, Cipriani scrive al Corriere della Sera per affossare l’idea di un “esercito del lavoro” rilanciata da Salvatore Bragantini. «Non dico che un servizio civile obbligatorio non sarebbe una cosa buona, dico però che non condivido l’idea di farlo organizzare alle Forze armate, come dice Bragantini». Soprattutto per Cipriani «non ha senso parlare di un “nuovo servizio civile”, che dovrebbe riguardare 400-500mila giovani e dimenticarsi intanto che il servizio civile già c’è e gli si potrebbero destinare maggiori risorse».
Che poi il servizio civile sia già un potente “collante” per accrescere il capitale sociale e una «concreta scuola di cittadinanza attiva e responsabile», Cipriani ci mette la mano sul fuoco: «Ho trovato tanti giovani veramente motivati e soddisfatti, è stata la parte più bella di questa esperienza, quello che mi ha più colpito. Credo che questo sia un messaggio di speranza molto utile per noi adulti», dice. E i giovani, nella sua esperienza, hanno anche compreso molto meglio degli enti la differenza tra servizio civile e lavoro: «La figura del volontario in servizio civile è certamente una figura atipica, che viene paragonata al lavoratore più che altro per comodità degli enti. I giovani sono molto più coscienti della differenza tra le due cose».
Cipriani tornerà ora a lavorare presso la Caritas italiana, da cui proviene. Fin dagli anni 90, infatti, è stato responsabile del settore Obiezione di coscienza e servizio civile della Caritas, mentre prima di arrivare all’Ufficio nazionale è stato presidente della Cnesc e consulente dell’Ufficio nazionale per il Servizio civile. Al suo posto dovrebbe arrivare Leonzio Borea, avvocato salernitano fedelissimo di Giovanardi.
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