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Sharm: ovvero dove si decide il futuro dell’Iraq

Ecco la ricetta della Lega Araba (parla Moussa, segretario generale) alla vigilia del vertice decisivo per l'Iraq. Per ora un'unica certezza: al voto il 30 gennaio 2005

di Paolo Manzo

”Secondo la Lega araba è molto chiaro che in Iraq le cose stanno andando nella direzione sbagliata”. Lo ha detto in un’intervista a Sky TG24, Amr Moussa, segretario generale della Lega araba, alla vigilia della conferenza internazionale di Sharm el Sheikh sull’Iraq.

Moussa ricorda che ”esiste la risoluzione dell’Onu, la 1546, l’ultima, che parla del ruolo dell’Onu, delle elezioni, della conferenza nazionale irachena e anche dei tempi e modi per porre fine alla presenza militare straniera in Iraq.

Questi 4 elementi – sottolinea- se confermati al summit internazionale di Sharm el Sheikh, indicheranno una nuova strada verso la stabilizzazione dell’Iraq”.

Sulle possibilità di un dialogo Moussa è ottimista: ”Noi della Lega araba abbiamo incontrato e parlato con molti rappresentanti iracheni: del governo, delle istituzioni, ma anche di tutte le altre fazioni. E ho potuto accertare – conferma – il desiderio di tutti loro di aprire un dialogo positivo di reciproca comprensione. Ed è per questo – continua – che il nostro impegno debba essere: primo, facilitare la riconciliazione nazionale che non escluda nessuno. Secondo: discutere i tempi della presenza militare straniera in Iraq; terzo, dobbiamo concordare i vari passi del processo di pacificazione, che deve essere guidato dall’Onu. E quarto, capire che la spartizione dell’Iraq è un rischio contro il quale tutti noi dobbiamo combattere”.

Per migliorare la situazione in Iraq secondo Moussa ”non bisogna costruire il nuovo Iraq sulle stesse basi del passato – con alcuni privilegiati e altri esclusi – questa sarebbe la ricetta per un maggiore caos, non una soluzione. La guerra civile- sottolinea – deve essere evitata a ogni costo, il processo politico di pacificazione deve coinvolgere tutte le parti e le fazioni”. Riguardo alle elezioni, il segretario della Lega araba si augura ”un cessate il fuoco, altrimenti -dice- sarà molto difficile”. Quanto alla possibilità che i paesi arabi inviino truppe in Iraq, Moussa è cauto: ”i paesi mussulmani -risponde- sarebbero pronti mandare truppe ma non possono far parte di una forza multinazionale che gli iracheni considerano una forza di occupazione”. Al contrario, Moussa considera percorribile la proposta dell’Arabia Saudita e cioè ”l’invio di truppe sotto comando separato ed in concomitanza con il ritiro delle forze di occupazione e a condizione che siano tutti gli iracheni a chiederlo. In queste condizioni – auspica – la proposta saudita sarebbe ragionevole”.

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