Mondo
Società civile, la grande assente del Kosovo
Ong bloccate o trasformate in movimenti indipendentisti. Astensionismo e tensioni etniche. Lanalisi (pessimistica) di un osservatore Ocse, di Francesco Staro
di Redazione
Quale exit strategy per il circo umanitario che, seppur ormai a ranghi ridotti, dalla fine della guerra del 99 ha preso stanza in Kosovo? Difficile individuare quale sia la strada migliore, certo è che il domenica 21 gennaio il voto che rinnoverà il Parlamento di Belgrado dirà una parola cruciale sul futuro di questo istmo della nazione serba a maggioranza albanese. Maria Alcidi, in qualità di osservatrice dell?ufficio dei diritti umani dell?Osce, in questi giorni è impegnata in un tour pre-elettorale proprio in Kosovo.Vita le ha chiesto di mettere il termometro sotto il braccio della società civile locale.
Vita: A giudicare dal grado di astensionismo in occasione del referendum costituzionale dello scorso novembre, non si può certo dire che i kosovari vogliano prendere in mano le redini del loro futuro…
Maria Alcidi: Le liste elettorali sono state redatte avendo riguardo esclusivamente della popolazione serba. Se anche qualche albanofono avesse voluto votare, non avrebbe potuto materialmente farlo. Ciò inficia sul nascere la valenza del risultato: un voto etnico non ha senso. Altro che astensionismo…
Vita: In molti parlano dell?indipendenza ma ci sono molti dubbi sulla praticabilità e l?efficacia di questa ipotesi.
Alcidi: Esiste tra i kosovari la percezione che l?indipendenza costituisca il rimedio a tutti i mali. La definizione del nuovo status non sarà però sufficiente a portare investitori in Kosovo e a svegliare la regione dal sonno degli ultimi anni.
Vita: Come sono i rapporti tra le minoranze nella vita quotidiana?
Alcidi: La situazione è resa drammatica dalla predominanza e dal peso politico di Belgrado sulla minoranza serba. È emblematico il caso dei doppi salari: le istituzioni provvisorie kosovare negli ultimi anni hanno infatti cercato di coinvolgere i lavoratori statali serbi residenti in Kosovo che dipendevano da Belgrado fornendo loro un secondo salario. Questa situazione è stata considerata insostenibile da Belgrado che nel giugno 2006 ha fortemente invitato tutti i serbi che lavoravano parallelamente per le istituzioni della capitale e per quelle kosovare a decidere quale stipendio percepire. La decisione, a prima vista razionale, nei fatti ha comportato un?ulteriore forma di boicottaggio delle istituzioni locali: anche le persone favorevoli all?integrazione hanno temuto per la loro pensione dopo tanti anni di lavoro per Belgrado; così a giugno i lavori serbi del Kosovo si sono licenziati in massa dai loro incarichi presso le istituzioni locali. Questo ha avuto delle ripercussioni pesanti sul raggiungimento degli standard che prevedono di favorire l?occupazione delle minoranze nelle diverse municipalità kosovare. Ed ecco perché le dimissioni non sono state accettate dal governo provvisorio kosovaro: ovviamente si è trattato una mossa politica per poter ?vendere? agli osservatori internazionali la presenza di una minoranza serba che però, di fatto, non lavora più per le istituzioni kosovare. La situazione è ancora più paradossale se si considera che ci sono tantissimi giovani serbi disoccupati e interessati a lavorare per la municipalità.
Vita: Quale ruolo può giocare la società civile locale in questo contesto?
Alcidi: La stampa internazionale ha dato molto rilievo alle azioni di Veterendosje, il movimento per l?indipendenza del Kosovo protagonista dell?attacco alla sede Onu nell?ottobre 2006, ma in realtà si tratta di un movimento che oggi riscuote pochissimi consensi. Si è trattato di un?eccezionale operazione di marketing: da piccola ong di Pristina impegnata nella promozione della società civile e attiva nella azioni di lobby, Veterendosje si è trasformata in una organizzazione pseudo-politica di stampo populista. Il suo discorso si è ridotto ad una rivendicazione dell?autonomia territoriale, minacciata dall?ingerenza di Belgrado e delle organizzazioni internazionali.
Vita: Oltre Veterendosje, qual è lo stato di salute generale?
Alcidi: Il panorama è deludente. L?attività delle ong è esclusivamente vincolata all?approvazione dei finanziamenti. Una situazione che determina fenomeni perversi. Spesso infatti i donors internazionali finanziano progetti a condizione che siano ?multietnici?. In molte aree la multietnicità non significa niente perché le minoranze non ci sono più. Capita spesso quindi che le sigle propongano iniziative in quelle poche municipalità dove ancora esistono minoranze per poi attuare un progetto diverso in un?altra zona…
Otto anni di incerto destino:
1999: Finisce la guerra. La Nato bombarda le postazioni militari serbe dopo 4 anni di scontri tra esercito di Belgrado e milizie albanesi. Il Kosovo entra in uno ?status di transizione?, supervisionato da contingenti Nato e Onu.
2004: Tornata elettorale in Kosovo: vittoria della Lega democratica di Ibrahim Rugova, artefice del ?governo parallelo? kosovaro-albanese.
2006: La Serbia indice un referendum in cui si afferma la piena sovranità di Belgrado sulKosovo, ma la bassissima affluenza alle urne tradisce le aspettative dell?élite politica. Muore Ibrahim Rugova, prende il suo posto Fatmir Sejdiu. A fine ottobre il Movimento perl?indipendenza del Kosovo attacca la sede Onu, che a breve dovrà pronunciarsi sullo statusdefinitivo della regione.
2007, 21 gennaio: Elezioni politiche in Serbia, cruciali per il futuro del Paese. Il primo incarico del nuovo esecutivo sarà la ratificazione del nuovo status del Kosovo definito dal Consiglio di Sicurezza.
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