Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Sognando una casa,il presepe nelle tende

Una stella cometa di lampadine issata sulle macerie della torre campanaria, un abete di tubi e torce nel campo degli sfollati. Segni di una speranza ritrovata.

di Gabriella Meroni

Mario è arrivato stamattina da Orte, accompagnato dalla figlia Daniela. Sosta un po? imbarazzato nell?atrio della canonica di Casebasse di Nocera Umbra, ora trasformata in centro Caritas per i terremotati. Si guarda attorno: tra le mani coperte dai guanti di pelle ha ancora la borsa da viaggio. Nella stanza accanto, una delle mamme del paese sta preparando la pasta con la salsiccia per i ragazzi che torneranno dal ?giro? mattutino. Sono tutti volontari e vengono da ogni parte d?Italia. Mangiano qui, poi tornano nei campi ad aiutare i contadini a raccogliere le olive, o nelle tendopoli a preparare il presepe, tirare su staccionate o riparare container. Mario esita a sedersi in mezzo a loro, prima vuole dire a qualcuno perché è arrivato fin lì. Mario è uno dei tanti che ha deciso di passare il Natale in Umbria, a dare una mano. «Sono un dipendente del Coni, venivo sempre qui a osservare le partite di calcio e questa terra mi è rimasta nel cuore» spiega. «Adesso che è Natale mi sono detto: non posso stare in casa con i soliti amici a fare le solite cose. Ho chiesto a mia figlia se voleva venire, lei ha accettato ed eccoci qua». Mancano pochi giorni a Natale tra Umbria e Marche, dove è ?passato? il terremoto, come dicono da queste parti. Sotto il monte Subasio, tra Assisi e Foligno, oltre alle luci degli abeti addobbati e dei presepi la sera brillano anche i lampioni delle piazzole gremite di container. A Nocera, invece, uno dei comuni più colpiti dalle scosse, hanno issato una stella cometa di lampadine proprio sulla torre campanaria crollata su tre lati, in bilico sull?ultimo tronco di muro rimasto in piedi. Nonostante quello che dice la tv, e le promesse dei signori del terremoto, qui l?emergenza non è finita. Ma neppure è finito lo slancio dei tanti che in questi tre mesi si sono succeduti a prestare il proprio lavoro nei campi di tende e roulotte. Anzi, dopo avere speso tempo ed energie da settembre a oggi, ora sono in tanti a chiedere di tornare. Come Federica, Francesca, Mariangela, Marilù e Laura, cent?anni in cinque, allieve infermiere di Roma, venute come volontarie a imparare la medicina d?emergenza nell?ospedale da campo degli Alpini, «il più bel reparto che abbiamo mai visto», come dichiarano in coro. Il 25, genitori permettendo, saranno di nuovo sotto la stessa tenda. Il miracolo della vendemmia Natale è qui. È Natale a Isola di Nocera, l?unica frazione del comune in cui sia sorto un vero e proprio villaggio di prefabbricati, con tanto di vialetti, tendone-chiesa, lavanderia comune, cisterna per l?acqua e presepe di roccia e muschio. Ci sono anche le targhe con le vie, tra le file di container: il comune ha voluto intitolarle a personaggi famosi, come al solito, gli abitanti le hanno girate e hanno scritto dall?altra parte i personaggi che per loro contano davvero. Sono nate così le anti-vie di Isola: via degli Scout, via dell?Anpas, delle Misericordie, dei Francescani, e, naturalmente, via dei Volontari, per non dimenticarne nessuno. «Questo paese ha visto capitare un vero miracolo», dice fra? Pasqualino del convento di Farneto, eletto a furor di popolo parroco virtuale della comunità. «Era ottobre, c?era la vendemmia da fare, ma nessuna cantina dove ricoverare le botti. Come distinguere di chi sarebbe stato il vino? Allora abbiamo deciso di vendemmiare tutti insieme, giovani e vecchi, poveri e ricchi, tutti nella stessa vigna. Adesso il frutto di questa annata è alla cantina sociale: così a Natale nascerà un nuovo vino, l?Isola ?97, e scommetto che sarà eccezionale». A Nocera capoluogo, invece, i tappi di spumante salteranno sotto tetti diversi da quelli di lamiera dei prefabbricati. La tendopoli sotto la rocca antica, infatti, è ancora tutta lì, e la gente la sera, col vento che soffia vicino allo zero, se ne sta rintanata sotto i teloni di plastica posti a protezione delle tende azzurre. Nel tendone-mensa, intanto, i volontari dell?Anpas distribuiscono la cena. Una donna fa asciugare i panni davanti all?immensa stufa che sputa aria calda, e nello stesso cono di calore stanno seduti due anziani, con le mani protese in avanti. Le vere vittime di questo terremoto sono loro, i vecchi, perché a loro la terra che trema ha sottratto le antiche case di tufo. Erano loro a guardia di Nocera alta, dove l?80% delle abitazioni è da abbattere, e sempre loro presidiavano le 70 frazioni di montagna, collegate da curve che le frane hanno a lungo interrotto, e dove da qualche giorno i lavori di insediamento dei container sono stati accelerati con ordini d?ufficio. Ma in molti casi sarà tardi lo stesso. «Casa mia si è piegata come un ulivo» dice la signora Elia Boldrini, che invece sta nella gola di Serravalle di Chienti, dove hanno appena consegnato altri 50 container, ma senza riuscire a dare sistemazione a tutti. «C?ho la roulotte, sto fresca», scherza, «ma il giorno di Natale lo passerò a Roma, da mia figlia». Tornerà? «A primavera spero di sì», dice. «Ma la casa no, come faccio a ricostruirla? Ho settantacinque anni…». Gli auguri degli alpini Eppure è Natale anche qui. È Natale al campo base di Nocera, dove i vigili del fuoco hanno costruito un abete di tubi e torce, e gli alpini dipingono con grazia insospettabile un cartello di auguri bordato di vischio. Tutte le strutture che hanno fornito alla popolazione (circa 2600 sfollati) i punti di riferimento indispensabili per vivere rimarranno qui fino al 10 gennaio. Poi, il distacco. Cesare Villa, bergamasco di 54 anni, ex bancario e ora responsabile della logistica dell?ospedale da campo dell?Ana, sorto in sole 6 ore dal niente all?alba del 27 settembre, vorrebbe e insieme non vorrebbe andare via. Sulle spalle ha 100 giorni di terremoto. Però… Indica orgoglioso uno dei ?suoi? volontari, Lucio De Cecchi da Città di Castello, un giovane chirurgo che ha scelto di venire qui a fare il medico ben sapendo che nessuno gli riconoscerà mai un giorno di pensione in più per aver passato un mese con i terremotati. E certo non ha pensato alla pensione Federico, che ha 21 anni e il 26 settembre dopo la prima scossa ha lasciato a Livorno un lavoro da carpentiere in ferro (ma il contratto sarebbe scaduto di lì a un mese) per precipitarsi a Nocera come volontario dell?Anpas. «Quando finisce torno a casa e mi cerco un altro lavoro», dice. «Ma non come carpentiere. Qui mi hanno insegnato a usare il computer, adesso ne so più di prima». Ma ci penserà dopo Natale. Sottoscrizione ?Vita? consegna 10 milioni ?Costretti? a raccogliere fondi. Così avevamo annunciato, sul numero 42 di ?Vita?, l?apertura del nostro conto corrente postale per chi ci aveva manifestato, con fax e telefonate, l?intenzione di far arrivare, tramite noi,e solo tramite noi, degli aiuti ai terremotati. Bene: in pochi giorni sul nostro conto sono arrivati 10 milioni, tutti generosamente donati da voi lettori, o gruppi di lettori come i dipendenti della Sony, e domenica 14 dicembre, siamo andati a Nocera Umbra a recapitare la somma a una famiglia in difficoltà segnalataci dalla Caritas di Assisi. Così i 10 milioni serviranno per l?acquisto di un modulo abitativo per la famiglia Aloisi di Casebasse, frazione di Nocera. L?abitazione degli Aloisi, che il signor Rinaldo, ex muratore (oggi invalido) aveva costruito personalmente con notevoli sacrifici, è stata gravemente lesionata dal terremoto e ora è inagibile e puntellata dall?esterno con grandi travi di legno. Almeno la metà, precisa il signor Rinaldo, è ormai perduta; si spera di poter recuperare il resto, ma sarà un lavoro lungo e costoso. Intanto la famiglia, che è composta anche dalla signora Luciana e dal figlio Roberto, di 27 anni, si è ?trasferita? in cortile, nel garage di lamiera che ospitava la moto del ragazzo; nello stesso cortile, ma in una roulotte, hanno invece trovato posto i cognati della coppia. La situazione era quanto mai disagevole, anche perché la famiglia viveva senza servizi igienici, in una zona molto umida, proprio alle sorgenti del fiume Topino. Grazie al vostro contributo, invece, trascorreranno tutti e tre il Natale in un container adatto alle loro esigenze, di nuova costruzione e dotato di tutti i servizi necessari. Inutile dire che con questa fotografia, che li ritrae al momento della consegna della somma, Luciana e Rinaldo inviano i loro ringraziamenti a tutti i lettori.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA