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Politica & Istituzioni

Soli a lottare tra due fuochi

Non sono soltanto gli incendi a mandare in fumo le speranze di riscatto di una Regione fanalino di coda in tutte le classifiche. Inefficienza pubblica e criminalità sono gli ostacoli più grandi.

di Francesco Verri

La Calabria è regione di contraddizioni, ovunque si volga lo sguardo. Dalla politica all?economia a quel denominatore comune, un nucleo di valori e di obiettivi minimi condivisi che talvolta si trova, ma che più spesso manca all?una e all?altra. Prendiamo la politica. La svolta impressa a una piccola cittadina, Soverato, da un movimento politico locale chiamato ?Pedalando Volare? e subito voluto dai cittadini al governo della città, è bilanciato dalla lunghissima crisi di una Regione ostaggio dei soliti mali e soprattutto dell?incapacità a programmare. Il business degli incendi Una Regione che proprio in queste ore è paradossalmente costretta a chiedere a se stessa, come ha fatto il presidente senza maggioranza Giuseppe Nisticò, un governo per l?emergenza per far fronte ai roghi che in Calabria si sono mangiati 26 mila ettari di bosco e macchia mediterranea. Assenza di bilancio significa infatti mancanza di fondi per provvedere a questa e alle altre urgenze. Come assenza di stabilità significa poche certezze (ed ecco, infatti, i ritardi negli interventi) ed enormi vuoti colmati, neanche a dirlo, da chi – clan dei pastori o aspiranti lavoratori stagionali per le opere di rimboschimento – ha fatto del fuoco un business imponente. Ma le luci non si limitano a illuminare a scacchi e a fasce solo la politica. In Calabria luci e ombre si alternano più che altrove anche nell?economia. Così, le buone notizie che vengono da Gioia Tauro, dove il porto decolla, fattura e, di conseguenza, assume, e da Crotone, dove si firma il primo contratto d?area destinato a creare un ambiente economico favorevole all?attivazione di nuove iniziative imprenditoriali (e quindi a creare occupazione), sono pareggiate dalle statistiche che collocano la Calabria agli ultimi posti della classifica per capacità di spesa dei fondi sociali messi a disposizione dall?Europa. La solidarietà guadagna terreno Sicché logico, inevitabile quasi, è che i chiaroscuri siano caratteristica pure del volontariato. Che in quel contesto economico è inserito, con quella politica si deve rapportare. E perciò stringe i denti, colma lacune, guadagna terreno alla solidarietà, interviene, e con forza, a valle, anche se, a monte, da sette anni si attende la legge regionale che deve dare sviluppo alle direttive contenute nella 381/91. Anche se le Aziende sanitarie locali sperperano fiumi di denaro pubblico perché non investono quattro soldi quando è il momento. Prendiamo l?Aido (Associazione italiana donatori organi) di Crotone. Dice Laura Caccavari, la presidente: «La nostra associazione ha 1200 donatori che, però, donatori in realtà forse non lo saranno mai perché manca in città la commissione che deve accertare la morte e autorizzare l?espianto. Che cosa aspetta la Asl a risolvere questo problema?». Né è diversa la situazione dell?Avis: la Calabria, quanto a fabbisogno di sangue, non è autosufficiente. Le Asl, però, anziché acquistare il centro mobile di raccolta in grado di raggiungere le località in cui non ci sono ospedali attrezzati, preferisce acquistare il sangue da altre regioni d?Italia e destinare a questa voce ogni anno centinaia di milioni. Soldi che potrebbero essere, nel giro di pochi anni, dirottati efficacemente su altri servizi. Tasto che tocchi, problema che trovi. Dall?ormai lontano 1991 la Regione Calabria avrebbe dovuto istituire l?albo regionale delle cooperative sociali di tipo B (quelle che si occupano del reinserimento dei soggetti svantaggiati nel tessuto economico e sociale), in cui la legge 381 permette alle amministrazioni di pescare liberamente per l?assegnazione diretta di lavori e incarichi. Ma non l?ha fatto, mentre grazie a questa legge, un migliaio di chilometri più a nord, ci sono enti ausiliari che fanno del bene e, contemporaneamente, danno lavoro a centinaia di persone. Fin qui i problemi, tanti anche se nemmeno troppo difficili da risolvere. Basterebbe un pizzico di buona volontà. Quella per intenderci che, sull?altro versante, il versante dell?impegno gratuito, dell?altruismo organizzato, del volontariato insomma, produce risultati importanti. Fra minacce e ritorsioni A Crotone, la cooperativa sociale ?Agorà Kroton?, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti e nell?assistenza a una serie di altri soggetti deboli, ha appena compiuto dieci anni della sua attività. Ma già da tempo Pino De Lucia, il presidente, e i suoi ragazzi hanno deciso che non è sufficiente intervenire dopo, a rottura avvenuta. Meglio andare nei quartieri a combattere le cause del consumo di droga che in città è altissimo, si son detti. E il giorno dopo erano a Fondo Gesù, quartiere ai margini della vita politica ed economica, ma non di quella della criminalità organizzata, alla quale l??Agorà Kroton?, fra minacce e ritorsioni, ha strappato prima il dominio della parrocchia e ora alcuni altri spazi. Spazi in cui sono nate una biblioteca, una sala computer, una dinamica animazione musicale e sportiva. E quando, il 14 ottobre del 1996, è arrivata una terribile alluvione a spazzare via ogni cosa, ecco i ragazzi della comunità (compresi cinque giovani malati di Aids) a scavare tra le macerie e spalare il fango. E a lavorare per ricominciare, per ricostruire, cosa che è poi puntualmente avvenuta. Intanto, a Lamezia Terme, attorno alla comunità ?Progetto Sud? di Giacomo Panizza è nata una rete, un coordinamento delle cooperative sociali calabresi che sta realizzando, secondo uno schema innovativo, un grosso progetto di attuazione del decreto Ronchi (la Regione Calabria è molto in ritardo anche su queste scadenze) e di raccolta differenziata dei rifiuti ?porta a porta?. Inseguire le istituzioni Comunque vada, dicono a Lamezia, le cooperative sociali si parlano, dialogano, comunicano, continuano a relazionarsi positivamente con le istituzioni locali. E questo è certamente fondamentale. Dice Enrico Morrone, assessore alle Politiche sociali del Comune di Cosenza, vittima giovedì 9 luglio di un attentato a causa, pare, della coraggiosa scelta di trovare una sistemazione dignitosa al campo nomadi: «La cultura del servizio e la gratuità dell?azione fanno del volontariato il soggetto ideale per la promozione di comportamenti altruistici e per lo sviluppo di una cultura della reciprocità». «Guai però», continua l?assessore, «a non creare integrazione con gli altri sistemi di società civile e con gli enti pubblici. Che a volte ci sono: è il caso dei comuni – Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone – dove si sta lavorando in modo nuovo ed efficace. Mentre altre volte», conclude l?assessore Morrone, «latitano, inafferrabili come il più scaltro dei fuggitivi». I numeri dell’impegno Associazioni presenti     113 Cosenza          16 Crotone          24 Catanzaro          25 Vibo Valentia        16 Reggio Calabria       32 Volontari         3112 Con meni di 18 anni       6% Da 18 a 29 anni        39% Da 30 a 45 anni        40% Da 46 a 65 anni        13% Oltre i 65 anni        2%


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