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solo fondi da privati:così l’indipendenzatutela i diritti umani

onlus sotto la lente Amnesty International Italia

di Redazione

Il progresso nella diffusione dei diritti umani è al palo. Per Amnesty International l’unica risposta a questa battuta d’arresto è continuare a informare e sensibilizzare i cittadini in maniera libera e indipendente. «I metodi utilizzati nella guerra contro il terrorismo: ammissibilità della tortura, arresti arbitrari, detenzioni senza limite e senza accusa formale e processo, extraordinary renditions, non soltanto hanno segnato un grave stop in un percorso di implementazione dei diritti umani, ma hanno drammaticamente abbassato gli standard anche per altri Paesi». È questo il verdetto di Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International, riassumendo lo scenario che Amnesty si trova ad affrontare per assolvere il proprio compito di difesa dei diritti fondamentali. Una mission condivisa dai 2.500 attivisti volontari sul territorio italiano.
Secondo Pobbiati, l’autorevolezza di cui gode oggi Amnesty si fonda su due fattori chiave: affidabilità delle denunce e indipendenza. «La principale fonte di entrata sono le donazioni e le quote dei soci; per garantire la nostra indipendenza ed equidistanza abbiamo scelto di non accettare finanziamenti governativi o istituzionali, unica eccezione il cofinanziamento di progetti di educazione ai diritti umani. Ulteriori entrate, il 10% del totale, derivano da altre attività di raccolta fondi. Altrettanta è la stima del 5 per mille». A tale fiducia da parte di attivisti e volontari, Amnesty risponde rilanciando policy di massima trasparenza. «Il 30% del bilancio nazionale finanzia il movimento internazionale per le sue attività, un 15% circa viene speso per le stesse attività a livello nazionale. Il 15% circa è speso per costi di struttura, il 30% per promozione, ricerca, mantenimento dei soci e raccolta fondi», spiega Pobbiati. Investire il 30% in promozione, secondo il presidente è un elemento strutturale dell’opera di informazione indipendente di Amnesty.
Un intervento necessario, l’informazione, soprattutto in un paese come il nostro che, afferma Pobbiati, «sembra sempre più preda di una sorta di circolo vizioso, attraverso dichiarazioni aggressive e xenofobe da parte di nostri rappresentanti istituzionali, un approccio dei media che evidenzia nessi tra appartenenza a un’etnia e l’attitudine a delinquere o tra immigrazione e criminalità o terrorismo sta sprofondando in un clima di ostilità verso il diverso e lo straniero. Chiunque abbia in sé un qualche senso della giustizia e la coscienza che i diritti di tutte le persone devono essere sempre e comunque tutelati non può accettare che questa tendenza vada a caratterizzare il nostro Paese nelle politiche future».

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