Mondo
Somalia, Ong Italiane: «Bene il silenzio sui rapiti, ma vogliamo notizie»
Marelli: «Siamo preoccupati per i nostri operatori perché non sappiamo niente. Conosciamo il paese e possiamo contribuire»
di Redazione
Che ne è degli operatori umanitari rapiti in Somalia? È la domanda che si pone l’Associazione delle Ong italiane in un comunicato con cui ricorda che Iolanda Occhipinti, Giuliano Paganini, Abdirahman Yusuf Arale delle Ong Cins e Agrosphere e Mahamuud ‘Abdi Aaden, Faaduma Suldaan ‘Abdirahmaan, ‘Ali Mao’, Mahadey Biile dell’Ong Acqua per la Vita sono tuttora nelle mani dei rapitori. I primi tre dal 21 maggio, cioè da ormai due mesi, e gli altri dal 1° luglio.
«Abbiamo incoraggiato il silenzio, ritenuto utile alla delicata azione per il rilascio dei rapiti; ed è apprezzabile che esso sia stato osservato dai media, dalla politica, dalle organizzazioni sociali» commenta Sergio Marelli, Presidente dell’Associazione Ong Italiane «Iniziamo però ad essere preoccupati per il passare dei giorni. Ci preoccupa ancora di più, dopo le dichiarazioni riportate recentemente da un settimanale, che il rapimento di Iolanda e Giuliano possa diventare pretesto di conflitti di competenza interni alle stesse istituzioni».
L’Associazione Ong Italiane afferma di stare seguendo il sequestro con assiduità e particolare impegno. «Rimaniamo convinti che simili eventi debbano essere affrontati seguendo la via del massimo coordinamento e integrazione delle conoscenze, delle informazioni su realtà che spesso le Ong conoscono meglio di ogni altro» aggiunge Marelli «La Somalia è certamente una di queste».
Due appelli delle Ong italiane sono stati diffusi in Somalia il 10 giugno e il 3 luglio attraverso siti web, radio e TV locali, con un significativo coinvolgimento delle organizzazioni della società civile somala.
«Pur nel rispetto dell’invito al silenzio» conclude Marelli «l’Associazione Ong Italiane apprezza le iniziative che alcune Municipalità hanno avviato per dimostrare che Iolanda, Giuliano e tutti gli altri operatori rapiti non sono stati assolutamente dimenticati. Per dimostrare che si è vicini ai loro familiari e alla loro trepidazione. Per invitare le istituzioni a fare tutto il possibile per la loro rapida liberazione. Ci auguriamo che tali iniziative possano ripetersi in varie città italiane, fino al giorno del rilascio di tutti gli operatori»
Leggi anche
Che ne è degli ostaggi? di Emanuela Citterio
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.