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Cooperazione & Relazioni internazionali

Spagna, la disperazione dei minatori

La manifestazione di Madrid finisce nel sangue. Ecco il video che spopola in rete

di Emanuela Borzacchiello

18 persone arrestate e più di 75 ferite. Questo il bilancio dei violenti scontri a Madrid durante le manifestazioni di mercoledì in appoggio alla protesta dei minatori.

Cariche violente, spari con proiettili di gomma sui manifestanti, persone che correvano dovunque per cercare di uscire da Plaza del Sol e rifugiarsi in un negozio o in un edificio della zona. Ad aumentare la confusione e la sensazione di panico, il rumore incessante degli elicotteri, che ad oggi continuano a presidiare la città.

Gli scontri sono iniziati al mattino davanti la sede del Ministero dell’Industria dove i minatori si sono recati per chiedere un incontro con il ministro.  I manifestanti hanno iniziato a lanciare peterdi e pietre contro le forze dell’ordine e la polizia ha risposto sparando proiettili di gomma.

Ecco uno dei video che sta spopolando sul web che documenta il contato tra forze dell'ordine e manifestanti

«Quello che ho visto», ci racconta Teresa, arrivata da Leon in appoggio ai minatori, «è che quando sono arrivati nei pressi del Ministero dell’industria i circa 500 pulman delle famiglie dei minatori, dato che non c’era nessun servizio d’ordine o un posto dove potessero sostare per parcheggiare e scendere, sono iniziate le proteste e da li i manifestanti hanno iniziato a lanciare i primi petardi».

Le ragioni della Merea Negra
In 200 sono arrivati a piedi nella capitale da Asturias, Castilla e León, Castilla La Mancha, Andalucía e Aragón. Con un manifesto denunciano il tagli del 60% delle sovvenzioni già negoziate con il governo centrale, che porterà alla chiusura di tutte le miniere di carbone.

L’intera economia di queste zone è basata prevalentemente sull’estrazione del carbone. Sono piccoli villaggio, con una densità abitativa molto bassa, le cui famiglie lavorano in miniera. Non solo uomini minatori, ma anche le donne minatrici scendono “giù nel pozzo” come dicono gli abitanti di quelle zone.

«Se una miniera chiude tutte le famiglie della nostra terra rimarranno senza lavoro. L’intero tessuto sociale sarà duramente compromesso. Se il panettiere o la drogheria esistono, riescono a vendere grazie alle famiglie delle miniere», sottolinea Yolanda, giunta a Madrid dall’Andalusia.

Una marcia silenziosa
Dopo 400 km la Marea Negra, com’è stata soprannominata, è arrivata lunedì notte a Madrid. Uno scenario di altri tempi sembrava invadere la capitale. Dei minatori, simbolo di un mondo del lavoro sconosciuto alle generazioni ipertecnologizzate, con le loro faccie, i loro elmetti con le luci accese, sono diventati il simbolo di tutte le proteste contro i tagli della politica dell’austerità.

La loro modalità di protesta è stata la marcia silenziosa. Ognuno dal proprio villaggio ha usato solo i piedi per raggiungere Madrid. E poi applausi e tutti i “cittadini” che cantavano l’inno dei minatori: Santa Bárbara bendita (Patrona de los mineros).

I numeri dell’economia
Le miniere in Spagna chiudono prorpio quando, affermano alcuni economisti, Africa, parte dell’Asia e América latina vivono un periodo di boom estrattivo. La miniera sta attraversando un periodo di ripresa. La prima ragione è l’innovazione tecnologiva in questo campo, che oggi permette tutti i minerali concentrati in aree molto ampie e superare i limiti estrattivi che caratterizzavano ilm settore solo di qualche ano fa. La seconda è la forte richiesta di paesi emergenti, come la Cina, che oggi consume il 50% del carbone che si produce nel mondo. In più la crisi dei mercati finanziari ha portato molti speculatori a investire in materie prime.


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