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Cooperazione & Relazioni internazionali

Spagna, tutti i giorni in piazza

Da fine maggio sono scese in strada tutte le categorie, anche quelle che mai lo avrebbero pensato. E continueranno a farlo senza lasciar passare l’estate. Ecco le manifestazioni e proteste che in Italia non racconta nessuno

di Emanuela Borzacchiello

Un taglio al giorno è uguale a una mobilitazione al giorno. Queste sembrano le proporzioni secondo cui si organizza la vita quotidiana oggi in Spagna.

Da maggio sono scesi in piazza tutti, anche quelli che mai lo avrebbero pensato. E continueranno a farlo senza lasciar passare l’estate. Manifestazioni e proteste non aspettano l’autunno, non si interrompe il fermento di idee e indignazione.

Due sono i “No” da cui parte la manifestazione di giovedì 19 luglio: “No a tagli indiscriminati, no alla salita dell’Iva”. Convocata dai pricipali sindacati, ha visto l’adesione di tutti i vari gruppi, comitati, assemblee di quartiere. Ciascuno parte da esperienze e posizioni diverse, in questo periodo la priorità non è porre etichette alle iniziative, ma unirsi per avere più forza e più voce.

Si scende in campo al calar del sole, dalle 20 in poi, camminando tutta la notte per piazze e strade. Per ricordare che, da questa crisi economica in poi, gli esodi di agosto non saranno più solo quelli delle vacanze di ferragosto, ma che l’esodo è prima di tutto quello delle 40.000 persone spagnole che sono emigrate quest’anno verso un altro paese europeo o americano. E per la prima volta dopo decenni, la percentuale dell’emigrazione supera quella dell’immigrazione (Fonte Ine).

 

Lo schema che riassume i movimenti migratori spagnoli. Fonte Ine

Ogni manifestazione è accompagnata da uno sciopero dei consumi. Se il governo decide di aumentare l’Iva dal 18 al 21%, anche chi non scende in piazza, decide di scioperare non consumando, non comprando nulla durante tutta la giornata.

Funzionari in nero
Allo sciopero dei minatori è seguito quello dei funzionari pubblici, a cui è stata cancellata la paga extra di natale, ridotti i giorni di ferie e quelli maturati durante gli anni di sercvizio. Si sono riversati compostamente per strada. “Non avrei mai immaginato di protestare in piazza, sono un funzionario pubblico da 15 anni e i colpi di testa non mi piacciono. Le misure del governo sono rivolte contro i nostri contratti, che si sono trasformati in merce da tassare” Bernardo Sanchez Garcia, comune di Madrid, sintetizza lo stato d’animo di quella che è stata soprannominata la Marea Negra dei funzionari. Hanno iniziato a protestare da metà giugno inventandosi il “venerdì nero”: tutti i venerdì vanno al lavoro con una t-schirt nera e uno slogan: Yo tuve derechos, io avevo diritti. Nei 15 minuti che gli spettano di pausa, prima o dopo pranzo, scendono in strada e, per quei 15 minuti, bloccano il traffico (qui il video), poi ritornano silenziosamente davanti al loro computer. “Non riusciremo a cambiare provvedimenti già varati, ma almeno non staremo in silenzio, non saremo spettatori passivi”, spiega Sanchez Garcia.

Gli insospettabili
L’Asociación Unificada de Militares Españoles (AUME) lancia al governo il primo avvertimento, durante una conferenza stampa convocata ad hoc per l’occasione: “la nostra capacità di sopportazione ha un limite”, e aggiungono davanti ad una platea quasi incredula di giornalisti: “se non ci ascolteranno appogeremo tutte le manifestazioni convocate legalmente attraverso le organizzazioni dei funzionari o della cittadinanza”. A dargli man forte, intervengono i Militares por la Democracia, che chiedono ufficialmente al Ministero della difesa di non includere nei tagli previsti i militari in missione all’estero.
Non solo manifestazioni, ma esercizi di cittadinanza
Ogni manifestazione da visibilità nelle piazze ad un’opera costante portata avanti da singoli comitati, ciascuno specializzato in una problematica specifica: riforma sanitaria, del lavoro, giustizia, informazione, istruzione. Un lavoro di studio e analisi comunitario, capace di collettivizzare le varie competenze, per informare la cittadinanza, per capire l’esistente e proporre delle alternative valide. La piazza si trasforma in un mix di proposte e proteste. Non solo si ribadisce nelle piazze che la sanità deve essere pubblica e universale, ma nel quotidiano le varie associazioni dei medici di famiglia si strutturano in rete e decidono di raccogliere firme, preparare moduli, sensibilizzare gli altri colleghi e dichiararsi obiettori di coscienza rispetto alle norme della nuova riforma sanitaria (vedi numero di Vita magazine – agosto).

A piedi si arriva lontano
E poi ci sono quelli che marciano (qui il video). Sabato 21 luglio arriva nella capitale la marcia delle persone disoccupate o con lavoro precario. Lxs caminantes partono dal nord del paese. Tappa dopo tappa accolgono sempre più caminantes nelle loro fila e continuano la marcia. Fra i tagli del governo è prevista anche una riduzione del sussidio di disoccupazione dal 60 al 50%.
Camminano durante il giorno, quando arrivano in un paese o in una città organizzano un’assemblea improvvisata nella piazza principale e cercano di spiegare le ragioni per cui attraversano il paese a piedi: "la cosa che mi sta arricchendo di più” ci racconta Clara, una delle caminantes, “è l’incontro con la gente, il racconto delle loro necessità e lo sforzo che fanno per aiutarci”.
Madrid li aspetta sabato con i loro racconti raccolti per strada.
 


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