Mondo

Sri Lanka, ancora tensione nel nordest del Paese

Mentre Governo e Tigri Tamil si preparano a nuove trattative a Ginevra, continuano le violenze e le fughe di civili

di Redazione

Da quando, la scorsa settimana, il governo dello Sri Lanka e i rappresentanti delle Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam (LTTE) si sono accordati per intavolare nuove trattative a Ginevra, la violenza nel nord est del paese sembra essere sensibilmente diminuita. Tuttavia, mentre la situazione della sicurezza da segni di miglioramento, gli operatori dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) presenti in loco riferiscono che in molte aree la tensione rimane alta e le violenze perpetrate dalle forze di sicurezza nei confronti di civili persistono con conseguente fuga di civili.

Nel corso dell’ultima settimana, infatti, numerosi tamil hanno continuato ad attraversare lo stretto di Palk che separa lo Sri Lanka dall’India, anche dopo la proclamazione della ripresa del dialogo fra governo e LTTE. Complessivamente dal 12 al 30 gennaio 304 rifugiati dello Sri Lanka sono arrivati nel Tamil Nadu, in India meridionale. Il 26 gennaio scorso sono arrivate 32 famiglie (un totale di 105 persone), mentre altre sette (15 persone) sono arrivate ieri.

Gli operatori dell’Agenzia presenti in Sri Lanka, inoltre, riferiscono che all’annuncio delle trattative a Ginevra gli sfollati non hanno deciso di rientrare nelle loro aree di origine. Fra le comunità sfollate recentemente nel nord est dell’isola sembra prevalere il desiderio di attendere per vedere come si evolverà la situazione. Il numero delle famiglie sfollate nel nord est ammonta attualmente a 5.900, contro le 3.500 riportate una settimana fa. Questo significativo aumento è comunque solo in parte dovuto agli arrivi successivi all’annuncio dei nuovi negoziati, in quanto comprende anche la registrazione delle persone arrivate prima di quel momento. Nel corso dell’ultima settimana nuovi arrivi di sfollati sono stati registrati in particolare nelle località di Vanni e Mannar, entrambe controllate dall’LTTE.

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