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Sport & Disabilità

Alessia, oro paralimpico: «In vasca ho accettato la mia disabilità»

di Ilaria Dioguardi

Campionati del Mondo nuoto paralimpico Londra, 9 - 15 settembre in foto: Alessia Scortechini Foto Augusto Bizzi
Alessia Scortechini è tornata con un oro e due argenti dai Mondiali di nuoto paralimpico di Manchester. «Ho accettato tardi la mia disabilità, il nuoto è la mia sicurezza e la mia libertà»

Romana di 26 anni, Alessia Scortechini è tornata due giorni fa da Manchester, dove si sono svolti i Mondiali di nuoto paralimpico dal 31 luglio al 6 agosto. Nata con una malformazione della mano destra, è felicissima e soddisfatta delle sue vittorie e della straordinaria impresa della squadra italiana.

Prima di questo mondiale, aveva sensazioni positive?

L’anno scorso ho cambiato allenatore, mi sono dovuta adattare a metodi di allenamento diversi e quest’anno ho raccolto i frutti della fatica e dell’impegno, sono molto migliorata sulla velocità e la frequenza di bracciata. Ho deciso di perdere qualche chilo, con una dieta abbastanza ferrea. Non era affatto scontato ottenere dei buoni risultati, a questi Mondiali. Sono tornata a casa felice, sono arrivata seconda nei 50 stile e nella 4×100 mista mista (ogni atleta nuota uno stile diverso) e ho vinto la 4×100 stile mista insieme ai miei compagni Xenia Francesca Palazzo, Federico Bicelli e Simone Barlaam.

Alessia Scortechini ha vinto una medaglia d’oro e due di argento ai Mondiali di nuoto paralimpico di Manchester (31 luglio-6 agosto 2023).

Quando si è avvicinata al nuoto?

Io nuoto da quando ho quattro anni, ho iniziato il nuoto agonistico quando ne avevo otto. Nel 2017 sono entrata a far parte del mondo paralimpico, il mio esordio non è andato affatto male: al Mondiale a Città del Messico ho conquistato due ori e un argento. Gli stili per cui gareggio sono 50 stile, 100 stile e 100 delfino.

Allenarmi con atleti normodotati mi aiuta a non sentirmi da meno, faccio esattamente quello che fanno loro, senza “scuse”.
Non sento di avere nulla in meno degli altri.
Può capitare che non riesca a raggiungere un obiettivo durante gli allenamenti, ma sono stimolata
a dare il massimo.

— Alessia Scortechini

Che differenza c’è, per lei, tra l’affrontare una gara individuale e una staffetta?

Quest’anno ho partecipato ad entrambe le staffette miste. La staffetta è la cosa più bella che c’è nel nuoto. Anche se c’è il supporto della squadra, il nuoto è uno sport individuale e il confronto è sempre con te stesso.  
Nelle staffette do più di quello che posso, ho la responsabilità di altre tre persone e cerco sempre di esprimermi al meglio. Sento l’appoggio di tutti compagni, quando otteniamo un risultato importante, all’arrivo si festeggia tutti insieme. Sono emozioni bellissime, mi sento soddisfatta più per gli altri che per me stessa. È una felicità condivisa. Nella gara individuale la felicità mi ha appagato di tutti i sacrifici fatti durante l’anno, sia miei sia del mio allenatore. Ho sempre nuotato con un gruppo di atleti normodotati all’Aquaniene di Roma.

È uno stimolo in più allenarsi con atleti normodotati?

Allenarmi con atleti normodotati mi aiuta a non sentirmi da meno, faccio esattamente quello che fanno loro, senza “scuse”. Non sento di avere nulla in meno degli altri. Può capitare che non riesca a raggiungere un obiettivo durante gli allenamenti, ma sono stimolata a dare il massimo.

Durante i Mondiali paralimpici, siete uniti anche nell’aiuto reciproco?

La condivisione, nel team del nuoto paralimpico, è totale. La verità è che non ci facciamo neanche caso alle disabilità (motorie, visive, intellettive) delle altre compagne e degli altri compagni di squadra. Ci diamo una mano, senza pensare, in modo spontaneo. Siamo un gruppo che scherza molto sulla disabilità, a me chiedono spesso “Ti serve una mano?”.

Quanto l’ha aiutata lo sport?

A me lo sport ha dato tanto. Al di fuori dell’acqua, non ero affatto una ragazza sicura, a causa della mia disabilità, della quale mi vergognavo. In acqua riuscivo e riesco ad esprimermi al 100 per cento. Il nuoto mi ha fatto accettare la mia disabilità. Lo sport mi permette di stare insieme ad altre atlete e altri atleti, mi aiuta a non pensare, mi fa sentire libera e nessuno mi giudica. Ho accettato la mia disabilità da grande, avevo 22 anni.

Per la terza volta consecutiva l’Italia ha conquistato il primo posto assoluto nel medagliere dei Mondiali di nuoto paralimpico, con 52 medaglie, di cui 26 ori.

Come vede il suo futuro?

Sicuramente l’anno prossimo parteciperò alle Olimpiadi a Parigi. I miei obiettivi li vedo anno per anno, finché ho forti stimoli continuerò a gareggiare. Non riesco a stare molto ferma, mi piace variare. Lavoro come assistente alla poltrona in uno studio dentistico. Il mondo del nuoto mi piace, vedremo se sarà questo mondo il mio futuro.

Tutte le foto sono di Bizzi/FINP.


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