Cinquantotto anni di vita, 2.519 progetti avviati in tutto il mondo, 73 Paesi raggiunti con i propri aiuti, 110 milioni di persone aiutate sinora, 300 collaboratori in Italia e all’estero, circa 6mila persone che lavorano grazie alle sue iniziative umanitarie. Questi dati aiutano a fare una fotografia abbastanza chiara dell’impegno di Coopi – Cooperazione Internazionale, un’organizzazione umanitaria laica e indipendente fondata da padre Vincenzo Barbieri nell’aprile del 1965, che dal 2011 è divenuta Fondazione. Le cifre dicono tanto, ma non tutto: perché alla fine contano il cuore, la passione, la competenza, l’empatia e tutto il bagaglio esperienzale che accompagna gli operatori di Coopi.
«In questo momento diamo lavoro a più di 5mila operatori locali nei vari progetti e lo facciamo con continuità», spiega il direttore Ennio Miccoli. «Si tratta di persone che hanno costruito la loro vita grazie anche a questo rapporto continuativo, che riusciamo a garantire in virtù della nostra presenza nei loro Paesi. Questo crea stabilità e ricchezza in quei territori. È un effetto collaterale, certo, ma è un effetto importante. Prendo l’esempio del Niger, uno dei Paesi in assoluto più poveri del mondo: molti migranti passano da lì prima di spostarsi in Libia e poi tentare di raggiungere l’Europa. Ebbene, in Niger lavorano con noi circa 400 persone: siamo una delle realtà lavorative più importanti del Paese. Ci sono persone che lavorano con Coopi da vent’anni e che ci aiutano ad affrontare le tante complessità di quella realtà».
Tutto questo è possibile grazie anche ai fondi del 5 per mille. «I primi anni destinavamo buona parte di queste somme a interventi di cooperazione all’estero, poi abbiamo deciso di destinarli alle attività di contrasto alla povertà in Italia», ricorda Miccoli. «Le prime erano iniziative locali di sviluppo o di emergenza, portate avanti dove ci sono guerre, fame, malattie, povertà diffusa. Progetti riferiti, in particolare, a bambini o donne in grave difficoltà. Ricordo soprattutto alcuni interventi che abbiamo realizzato nella Repubblica Democratica del Congo, dove abbiamo aperto un centro e salvato dalla persecuzione numerose bambine accusate di stregoneria. Abbiamo finanziato centri per bambini con disabilità varie: piccole realtà che però riuscivano a dare risposte immediate in Paesi dove non esistevano strutture sanitarie adeguate. Abbiamo pure dato sostegno ad un certo numero di associazioni locali che promuovono lo sviluppo sociale, sostengono contadini e artigiani, creano opportunità di lavoro per persone in stato di bisogno», dice Miccoli.
I primi anni destinavamo buona parte di queste somme a interventi di cooperazione all’estero, poi abbiamo deciso di destinarli alle attività di contrasto alla povertà in Italia
Ennio Miccoli, direttore di Coopi
Il direttore di Coopi ricorda poi «i percorsi educativi condotti da 30 anni a favore di rifugiati, sfollati e popolazione locale, anche per quei genitori che poi provvedono alla scolarizzazione dei propri figli là dove non ci sono strutture pubbliche. Lo abbiamo fatto in Niger, Repubblica Centrafricana, Ciad, Iraq, Nigeria, Etiopia, Palestina e Libano. Come si può intuire, le nostre iniziative partono sempre dalla base e guardano alle fasce più disagiate della popolazione. Promuoviamo poi l’accesso e l’utilizzo più consapevole e sicuro dell’acqua e delle risorse ambientali, fattori essenziali per lo sviluppo di qualunque comunità: i nostri progetti consentono di costruire pozzi, installare sistemi di captazione, stoccaggio e approvvigionamento idrico. Ancora: li aiutiamo a fronteggiare l’insorgere di eventi estremi prodotto da inondazioni, tsunami, terremoti, frane, siccità, uragani, eruzioni vulcaniche».
La pandemia e la conseguente crisi economica dell’ultimo periodo hanno portato la Fondazione a decidere di destinare i fondi del 5 per mille alle nostre attività in Italia. «Negli ultimi cinque anni è risultato evidente che a Milano, dove abbiamo la nostra sede centrale, la povertà aumentava in maniera preoccupante. È stato del tutto naturale rafforzare la nostra campagna di aiuto per i più indigenti. Tra il 2021 e il 2022, i numeri sono raddoppiati: oggi sono 1.200 le persone che aiutiamo ogni mese, circa 500 nuclei familiari. Parliamo soprattutto di anziani che non riescono più ad andare avanti con la sola pensione. Li sosteniamo con la distribuzione di borse di generi alimentari. Senza il 5 per mille non potremmo raggiungere così tanti beneficiari. Era necessario dare una risposta importante a ciò che accadeva in casa nostra! Già da vent’anni in realtà aiutavamo persone in difficoltà a Milano, ma è certamente cambiata la tipologia dei nostri beneficiari rispetto al passato: prima erano in prevalenza famiglie con bambini piccoli, oggi anziani che vivono da soli e ai quali non si può chiedere di cercare un lavoro. Hanno fame e bisogna dare loro una risposta nell’immediato».
Negli ultimi cinque anni è risultato evidente che a Milano, dove abbiamo la nostra sede centrale, la povertà aumentava in maniera preoccupante. È stato del tutto naturale rafforzare la nostra campagna di aiuto per i più indigenti
Ennio Miccoli, direttore di Coopi
Perché aiutare Coopi, destinando il proprio 5 per mille? «Per noi parlano i quasi sessant’anni di attività, la presenza concreta nei Paesi dove operiamo e soprattutto le migliaia di persone che stiamo sostenendo. Al momento siamo presenti in 34 Paesi con 200 progetti negli scenari più difficili, dove interveniamo con i coordinamenti nazionali: dal terremoto in Siria all’emergenza in Sudan: il recente colpo di Stato ci ha costretti ad evacuare ma continuiamo ad assistere la popolazione con gli operatori locali. Non dimentico poi la Somalia, un altro Paese molto povero», risponde Miccoli. «In tutti questi luoghi cerchiamo di offrire prospettive di sviluppo e di creare, allo stesso tempo, le condizioni affinché le persone diventino autonome».
Per destinare il 5 per mille a Fondazione Coopi, metti la tua firma nel riquadro "sostegno degli Enti del Terzo Settore" e inserisci il codice fiscale 80118750159.
In apertura un intervento di formazione professionale di Coopi in Niger (foto di Simone Durante), nella seconda immagine un Intervento di sicurezza nutrizionale in Repubblica Democratica del Congo (foto di Trinidad Bronte).
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