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Inclusione

Il sogno di Stanley dalla Nigeria resta in campo in Calabria

di Gilda Sciortino

Un bazar multietnico nel quale le culture creano connessioni può essere considerato un progetto di vita? Si, se a desiderarlo è un giovane nigeriano in Italia nel 2014 che, attraverso il progetto “Resto in campo”, capofila una realtà calabrese come Comunità Progetto Sud, sta già pensando ad ampliarsi in altre regioni del Paese

In Calabria ho imparato che fare comunità aiuta a costruire il futuro

— StanleyAiya Aizobua

Un incontro di saperi e sapori, una fusione di culture che passa attraverso la creazione di reti di buone relazioni. Come quelle che ha avuto l’abilità di costruire Stanley Aiya Aizobua, giovane nigeriano in Italia da circa 10 anni. Padre di due figli e marito della dolcissima Patricia, è uno di quegli esempi virtuosi che, attraverso la determinazione nel realizzare il proprio sogno, ha creato una piccola impresa nella quale la multiculturalità non si declina solo attraverso la nazionalità di provenienza.

Stanley Aiya Aizobua e l’animatrice Elvira Pelle (foto: ufficio stampa)

Si chiama Chrispatri African Market il bazar multietnico che Stanley ha aperto a Lamezia Terme, in provincia di Cosenza,  e nel quale lavora anche la moglie. Non a caso il nome scelto per l’impresa, ChrisPatri, è frutto dell’unione dei loro due nomi, quasi a sottolineare la forza che può avere una famiglia unita.

Una storia di vita, la sua, che si intreccia con la comunità e che disegna destini fatti di volontà, studio e opportunità, tutte ragioni che si legano a un intenso lavoro sociale svolto sul campo da gruppi di animazione sociale.

Stanley è, infatti, destinatario dell’azione “Concessione contributi e agevolazione allo start- up” del progetto “Resto in Campo – Percorsi di Diritti per Migranti” – di P.I.U. Su.Pr.Eme. – Percorsi individualizzati di uscita dallo sfruttamento. Capofila la “Comunità Progetto Sud” che, accompagnata da una rete regionale ampia, lavora per l’emersione e lo sviluppo di imprese etiche. Percorso condiviso con Goel Gruppo cooperativo e con il Progetto Policoro Lamezia Terme.

L’inaugurazione del bazar (foto: ufficio stampa)

Altra caratteristica di questa neonata impresa la possibilità di trovare alimenti e bevande etniche, di origine africana, mediorientale ed europea.

«Non crediate che tutto nasce nel giro di pochi mesi» – spiega lo stesso Stanley – «perché qui dentro c’è il sudore di tante persone, tutte quelle che mi hanno aiutato a dare corpo al mio sogno. Parlo degli aspetti burocratici con i quali ho dovuto prendere confidenza, ma anche delle logiche del marketing e della comunicazione. Pure mia moglie Patricia ha avuto un grande ruolo, infatti, mi affiancherà nella conduzione dell’attività».

Tante le tappe di un percorso che, per Stanley, parte con un diploma in “business education”.

 «Mi sono sperimentato in tante attività prima di arrivare a raggiungere questo obiettivo». – prosegue il giovane imprenditore – «Ho fatto il bracciante agricolo, a sono stato anche mediatore culturale, operatore per lo smaltimento dei rifiuti, operaio, panettiere, cameriere e barista. Mi è servito tutto».

Azioni virtuose che generano buone prassi, quelle attivate da “Resto in campo”, che tra i suoi obiettivi ha quello di promuovere condizioni di regolarità lavorativa attraverso l’attuazione di servizi che favoriscano l’emersione, la presa incarico delle vittime e/o potenziali di sfruttamento e al loro inserimento/reinserimento socio lavorativo.

Fondamentali, insieme alla  Comunità Progetto Sud che sostenuto economicamente l’ idea e messo in rete tutti gli attori,  le relazioni e il continuo confronto con Frate Unile della Comunità religiosa di Santa Chiara, così come Adriana Raso di Goel e il Progetto Policoro che hanno curato la formazione.

Attivo sulle tre piane calabresi di Sibari, Gioia Tauro e Lamezia Terme, estende la sua attenzione anche a quelli che sono definiti “nuovi territori di sfruttamento” – la costa jonica reggina, quella catanzarese e altre aree come Crotone, Cutro, la Sila e la Valle del Crati – realizzando azioni di sistema interregionale capaci di mettere in atto misure indirizzate all’integrazione socio lavorativa di persone migranti come prevenzione e contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato.

«So anche che non voglio fermarmi qui» – conclude Aiya Aizobua – «perché vorrei aprire altri bazar in diverse regioni italiane. Non penso a un franchising, ma a imprese con la mia presenza e direzione. Ho sognato ed eccoci qui. Questo è il progetto di vita della mia famiglia, il futuro dei miei figli in Italia».

Nella foto di apertura: Stanley e la famiglia allargata del bazar ChrisPatri (foto: ufficio stampa)


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