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La Basilicata è al buio. Ed è un’opportunità

di Luca Iacovone

È tra le regioni con il più basso inquinamento luminoso, complice la bassa densità di popolazione. Così l’intraprendenza di alcuni giovani trasforma il cielo sulla Basilicata in un’inattesa occasione di sviluppo per le aree interne. E ora anche la volta stellata diventa accessibile agli ipovedenti

Alcuni anni fa ha fatto molto discutere uno spot dell’agenzia di promozione territoriale regionale: mostrava alcune immagini della Basilicata che – però – a prima vista rievocavano paesaggi ben più noti in altre parti mondo. Ad ogni foto lo spot chiedeva «Cappadocia? Scozia? Portogallo? Giappone?» ma la risposta era sempre «No, Basilicata». Se potessimo farne una versione aggiornata aggiungeremmo una foto del cielo stellato e chiederemmo: «foto satellitare? No, è il cielo sulla Basilicata».

Tra le viste più belle che si possono godere in Basilicata, infatti, non siamo abituati a menzionare la volta celeste, eppure – quando il sole cala – è forse la più suggestiva. In Basilicata il cielo appare incredibilmente vicino, tanto che è ancora possibile ammirare la Via Lattea per quasi tutto l’anno (in Italia accade lo stesso solo in Valle d’Aosta e Trentino). È la regione con la maggiore superficie con cielo “molto buono”, cioè con magnitudine superiore a 5,5.

Lo sanno bene all’Agenzia Spaziale Italiana, che proprio in Basilicata ha il suo principale centro operativo. Nel centro spaziale materano vengono acquisiti e processati i dati rilevati dai satelliti del Cosmo-SkyMed, che consentono la copertura globale del pianeta. Dalla geodesia spaziale allo studio delle telecomunicazioni quantistiche “free space”, fino al tracciamento della “spazzatura spaziale”: nella piccola Basilicata batte il cuore degli appassionati dello Spazio.

Così, diversi anni prima che la Musk Mania facesse esplodere nel mondo la passione per lo Spazio, in un piccolissimo comune lucano si gettavano le basi per rendere l’astronomia accessibile a tutti. È la storia della cooperativa Einca e di Anzi, paesino in provincia di Potenza: circa 1500 abitanti sulla seconda vetta abitata più alta della Basilicata. Che ora, grazie ad un progetto della Nasa, punta a rendere accessibile la bellezza della volta celeste anche agli ipovedenti.

Ma procediamo con ordine, perché ancor prima che esempio di accessibilità e divulgazione scientifica «l’osservatorio astronomico di Anzi rappresenta un modello vincente di partnership pubblico-privato per il rilancio delle aree interne»: a sostenerlo con convinzione è Giuseppe Bruno, presidente di Confcooperative Basilicata. «In questa esperienza sono riassunti gli ingredienti essenziali di una ricetta che può essere d’esempio per tanti altri comuni – prosegue Bruno – l’idea dell’osservatorio astronomico parte dal Comune, la Regione individua i fondi per finanziare la realizzazione della struttura, un gruppo di giovani del posto sceglie di tornare a vivere in Basilicata per investire qui competenze ed energie, creando una cooperativa. Oggi parliamo tanto di coprogettazione, questo ne è certamente un esempio di successo tutto lucano».

Un successo, quindi, anche se all’inizio il finale appariva tutt’altro che scontato. «È stato un salto nel buio per tutti» lo ricorda bene Mariano Marcogiuseppe, presidente della cooperativa Einca che ha in gestione il centro di divulgazione astronomica «frequentavo l’università a Bologna quando venni a sapere che nel mio paese stavano per costruire un planetario e un osservatorio astronomico, fu l’occasione per risentire alcuni amici di Anzi: se non ci fossimo dati da fare noi, quella sarebbe rimasta l’ennesima cattedrale nel deserto». Ma il buio è amico dei lucani, così anche il salto di Mariano e dei suoi amici è stato quantomai azzeccato. Hanno infatti deciso di rientrare in Basilicata per presentare al sindaco un piano di sviluppo turistico integrato, che coinvolgeva la gestione della nuova struttura. «Non si era mai parlato di turismo ad Anzi fino ad allora, ma oggi – se nel resto della Basilicata si contano gli esercizi commerciali che chiudono – qui abbiamo triplicato l’offerta ristorativa e stanno sorgendo diversi b&b. Arriviamo a contare oltre 15mila presenze l’anno e tutto ruota attorno al planetario». 

Quello di Anzi è l’unico centro di divulgazione astronomica in Italia a poter vantare sia un planetario che un osservatorio, che consentono un’esperienza totalmente immersiva ai visitatori. Viene inaugurato nel 2010 e da quel momento si consolidano partnership di primissima importanza con l’Agenzia Spaziale Italiana, con la European Space Agency e – addirittura – con la National Aeronautics and Space Administration, più nota con la sigla Nasa. Proprio grazie a quest’ultima – e all’intraprendenza dei giovani cooperatori – ad Anzi sembra di toccare la luna un dito: nel 2017 arriva infatti nel piccolo comune lucano un frammento lunare di oltre 3 milioni di anni, raccolto nella spedizione Apollo 15. Mentre la partnership con l’Asi consente al Planetario di ospitare diversi astronauti, tra cui Umberto GuidoniLuca Parmitano e Paolo Nespoli. «Sembrva impensabile che tutto questo potesse avvenire in cima ad una montagna del profondo entroterra lucano – racconta Mariano – E invece continuiamo a inventare nuove iniziative: quest’estate abbiamo realizzato ad Anzi “AstroMia”, il primo festival italiano della divulgazione astronomica, portando qui ricercatori e ingegneri delle agenzie spaziali internazionali». Con Mariano in squadra, sin dai primi passi della cooperativa, ci sono anche Antonio Marino e Antonio Cafarella

Ancor più interessante è constatare che la partita inaugurata con Il planetario continua ad esser giocata a pieno titolo con l’amministrazione comunale. La sindaca di Anzi, Filomena Graziadei, ci racconta infatti l’ultimo progetto che ha coinvolto tutta la comunità «per spingere lungo le vie del nostro centro storico i tantissimi visitatori del planetario, abbiamo aggiunto di recente un percorso alla scoperta del sistema solare in undici pannelli che grazie alla realtà virtuale aumentata consentono di “toccare” i pianeti, il Sole e la Luna. Così, tra un satellite e un pianeta, i visitatori restano affascinati dalla inattesa scoperta delle vedute mozzafiato che Anzi offre, sul monte Siri, e dall’imponeneza degli edifici storici che qui sorgono». Il rapporto con il Comune continua ad essere simbiotico, a oltre dieci anni dall’apertura, la sindaca ha ben chiaro come questo può continuare ad accadere: «noi contribuiamo alla valorizzazione del planetario attraverso eventi di musica e teatro, l’ultimo è stato nella Notte di San Lorenzo, ma con caparbietà chiediamo un impegno sinergico tra la cooperativa che lo gestisce e le attività commerciali, per moltiplicare l’impatto sociale ed economico che ha sulla comunità».

Posizionato in cima al Monte Siri spesso in inverno il planetario
è coperto dalla neve

«Entro la fine di novembre avviamo un’altra sperimentazione di cui siamo molto orgogliosi» al termine del nostro appuntamento, Mariano ci regala l’ultima anticipazione: «grazie ad un progetto della Nasa che sta provando a riprodurre le radiazioni luminose in suono, e a Culturdata, progetto finanziato nell’ambito del programma Ue Cosme, siamo quasi pronti a far ascoltare ad Anzi il suono delle stelle. Stiamo lavorando con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti per creare in Basilicata il primo osservatorio astronomico multisensoriale, accessibile anche agli ipovedenti. Ci sarà un dispositivo tattile e dei percorsi dedicati alla scoperta dei suoni dell’Universo». 

In copertina La volta celeste dall’osservatorio di Anzi, fotografia di Biagio Vallefuoco. Le altre foto sono della cooperativa EINCA, per gentile concessione.


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