Quando nel 1990 all’età di nove anni Francesco Scoppola ha iniziato il suo cammino come Lupetto nell’Agesci, non poteva sapere che quell’esperienza nello scoutismo lo avrebbe portato a ricoprire la carica di presidente del Comitato nazionale della stessa associazione. Scoppola, 41 anni la cui professione è quella di essere il capo del cerimoniale della Regione Lazio, da sempre nel gruppo Roma 26 dell’Agesci, è stato infatti eletto alla presidenza in occasione dell’ultimo Consiglio generale (qui la news), carica che ricoprirà insieme a Roberta Vincini (nell’Agesci le cariche sono sempre ricoperte da una figura maschile e una femminile). Con lui abbiamo parlato di quello che sarà il programma della sua presidenza «un programma che in realtà sono le indicazioni emerse dal Consiglio generale a cui come presidenti, Robert Vincini ed io, abbiamo il compito di dare gambe. In Agesci ognuno ci mette del suo in un quadro collegiale».
A proposito di collegialità, quest’anno per la prima volta al Consiglio generale hanno partecipato anche una rappresentanza di Rover e scolte…
Il focus era proprio un avvicinamento a una forma di partecipazione più diretta da parte dei ragazzi tra i 18 e i 21 anni alla vita dell’associazione ed è stato un segnale importante per tutti
da sx i presidenti in carica Francesco Scoppola, Roberta Vicini e Vincenzo Piccolo, ex presidente Comitato Agesci – foto Giacomo Bindi
Quali sono le prossime sfide e impegni che come associazione dovrete affrontare?
La nostra come tutte le associazioni è chiamata a leggere il mondo circostante, ma non è una lettura decontestualizzata. Per questo credo che in questo momento una delle sfide principali sia la pace. Non basta dire “No alle guerre”, ma quello che dobbiamo proporre è una pace concreta, anche la pace è un’urgenza educativa. È dallo scorso anno che proponiamo azioni a favore di questa pace concreta. E poi all’orizzonte abbiamo il 2024, sarà l’anno della Route Nazionale dei 50 anni Agesci. Un anniversario che ci sfida a celebrare, ma non ad autocelebrarci.
Che cosa significa per un’associazione come la vostra arrivare al traguardo del mezzo secolo?
Diciamo che quello che faremo è il “tagliando” dei 50 anni. A oggi abbiamo poco più di 180mila soci censiti ed è una responsabilità. Avere cinquant’anni di storia ci deve anche interrogare su quello che è il “ruolo politico” dell’associazione, nel senso di ragionare sul fatto che non basta solo fare bene il nostro, ma guardare anche al contesto italiano in cui ci muoviamo. Guardare quindi alla nostra presenza nella cura dei territori e dei luoghi…
Quindi anche l’ambiente e la sostenibilità?
La sostenibilità ambientale potrà essere uno dei temi della Route nazionale anche perché noi abbiamo una capacità di interazione con la natura che è uno dei pilastri educativi dello scautismo e i giovani in questo sono più avanti ed è anche per questo che dobbiamo investire sui ragazzi. La cura del creato e l’idea di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato del resto è uno dei nostri leit motiv.
In alto la delegazione rover e scolte all'ultimo consiglio generale (foto m. Bergamini) – in basso il presidente Scoppola (foto Giacomo Bindi)
Quindi al centro della Route ci sarà l’ambiente?
Siamo ancora in fase programmatoria. Tra settembre e ottobre metteremo a terra il modo in cui vivere il biennio che ci porterà a questo appuntamento sia da un punto di vista organizzativo sia per i contenuti.
Uno dei primi incontri del neo presidente della Cei è stato proprio con l’Agesci…
Il fatto che sia stato uno dei primi incontri del cardinal Zuppi per noi rappresenta un mandato forte per il nostro cammino con la Chiesa italiana. L’interlocuzione è costante e sinergica in questo cammino nuovo da calibrare
Come affrontate la presenza di ragazzi di altre religioni nei vostri gruppi?
Abbiamo istituito un Osservatorio sui ragazzi di altre religioni per leggere l’esperienza di bambini e ragazzi che fanno l’esperienza scout con noi. Il nostro modello di formazione è cristiano-cattolica, l’Agesci è l’associazione guide e scout cattolici italiani e non è solo un nome lo siamo di fatto. Ma non ci nascondiamo che in molte realtà la presenza dello scoutismo è uno dei pochi presidi educativi presenti e il fatto di essere un’associazione cattolica non è ostativa alla presenza di bambini di altre religioni. Noi ci poniamo in un’ottica di accoglienza. Entro la fine dell’anno il lavoro dell’Osservatorio che ha riguardato tutta Italia produrrà un documento che ci aiuterà a capire queste esperienze e come metterle a sistema.
In apertura Francesco Scoppola – Foto Claudio Masetta
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