“Io non viaggio solo” questo il nome del progetto che Sos Villaggi dei Bambini ha messo in campo da pochi mesi. I beneficiari dell’iniziativa sono proprio dei piccoli che invece un lunghissimo viaggio lo hanno fatto da soli: i minori stranieri non accompagnati. E dal 1 gennaio ne sono sbarcati ben 12.656 (dati del Cruscotto statistico del ministero dell’Interno al 31 luglio).
Avviato a giugno il progetto è a favore di bambini e ragazzi ospitati nei centri di accoglienza del crotonese, la Calabria del resto ospita oltre il 40% di tutti i Msna presenti in Italia. Per conoscere la nuova iniziativa di Sos Villaggi dei Bambini Italia, abbiamo interpellato Orso Muneghina, Head of Emergency Response Unit per l’organizzazione (nella foto a destra). Alle spalle una lunga esperienza nello sviluppo e nel coordinamento di programmi di assistenza mentale e psicosociale in favore di comunità vulnerabili in zone conflittuali, in cui ha lavorato con una grande varietà di persone e come sottolinea «purtroppo anche con molti bambini. Questa è però la prima volta che lavoro specificamente con i minori stranieri non accompagnati per un periodo di tempo così lungo, qualcosa che amo fare e che è stata una sorta di sintesi naturale delle mie esperienze pregresse».
Muneghina spiega come al momento stiano lavorando con i Msna nei centri di prima accoglienza nell’area di Crotone e «offriamo formazione al personale di questi centri, con l’obiettivo di rafforzare il sistema di assistenza e di cure a loro disposizione. Prevediamo inoltre di lavorare con i giovani vulnerabili dell’area del crotonese, per facilitare l’integrazione tra queste due realtà».
Quali gli obiettivi dell’iniziativa?
Sos Villaggi dei Bambini è presente con un ruolo tecnico, non siamo coinvolti nella gestione di questi centri. Quello che offriamo è la nostra competenza in materia di assistenza e supporto psicologico, oltre che la lunga esperienza dell’Organizzazione nel lavoro quotidiano con bambini colpiti da avversità».
Nello specifico?
Noi lavoriamo con lo staff per aumentare la loro capacità di fornire supporto sociale ed emotivo agli adolescenti presenti nei centri e lavoriamo con i Msna aiutandoli a sviluppare competenze fondamentali per affrontare la vita quotidiana. Infine, vogliamo che siano riconosciuti come bambini, adolescenti, persone. Non sono solamente rifugiati.
Quali le maggiori difficoltà incontrate nella realizzazione di questo progetto?
Una delle sfide più grandi è la condizione in cui questi bambini sono costretti a vivere. Molti di loro hanno a che fare con una situazione di stress, non solo legato al viaggio ma anche alla vita quotidiana, fatta di spostamenti e di difficile transizione verso una nuova società e nuovi ruoli. Il clima generale di diffidenza e di opposizione verso i migranti rende questa transizione sempre più impegnativa.
Un’altra sfida impegnativa che viviamo è quella dei Msna che lasciano i centri. Quello che non è chiaro alle autorità e di conseguenza a noi, è se lasciano i centri per continuare il proprio viaggio verso un altro Paese europeo o perché vengono reclutati per attività criminali. Entrambe le opzioni potrebbero essere vere. Sfortunatamente, vista l’assenza di rotte legali e sicure che permettano alle persone di muoversi liberamente tra i vari stati europei, può accadere anche questo.
Ciò che sappiamo sulla carta è naturalmente molto diverso da quello che accade nella realtà. Avere la mappa di una terra ti permette di navigare, ma conoscerai solo un posto quando viaggerai
È possibile fare un primo bilancio di questi primi mesi?
Direi che questi primi mesi ci hanno dato una conferma che ciò che avevamo in mente era significativo e pertinente per la vita di questi bambini. È tuttavia importante sottolineare che ciò che sappiamo sulla carta è naturalmente molto diverso da quello che accade nella realtà. Avere la mappa di una terra ti permette di navigare, ma conoscerai solo un posto quando viaggerai. Questo è ciò che sta accadendo a noi e stiamo quindi costantemente adattando e contestualizzando il programma che abbiamo sviluppato alle vere esigenze e ai punti di forza di questi bambini.
Quale è il risultato che vi attendete?
Il nostro intervento è una goccia nell’oceano, ne siamo consapevoli. Ma pensiamo che focalizzare l’attenzione sulle life skills e il supporto psicologico può fare molto. Le life skills, come la costruzione di autostima, la gestione di emozioni, la promozione di un'immagine positiva, le capacità di negoziazione, la risoluzione dei problemi, il pensiero critico e il processo decisionale, determinano se le conoscenze e le esperienze di un giovane vengono usate in modo costruttivo sia per l'individuo che per la società, aiutando ad affrontare con successo le molteplici sfide della vita.
Queste abilità possono aiutare i giovani ad integrarsi nella società e ad avere un futuro. La conoscenza per i giovani è fondamentale anche per proteggersi da abusi e sfruttamento, molto importante soprattutto per le persone costrette a muoversi in un ambiente sconosciuto.
Il nostro intervento è una goccia nell’oceano, ne siamo consapevoli.
Cosa state facendo in questa fase del progetto?
Attualmente stiamo implementando una serie di workshop strutturati sulla vita in tre temi chiave: identità, relazioni tra pari e futuro.
Il primo tema è incentrato sulla domanda “chi sono io?”. Una domanda importante sia per gli adolescenti che per i migranti in generale, fondamentale per capire meglio come aiutarli.
Per quanto riguarda il tema delle relazioni tra pari, questi bambini sono costretti a vivere in prossimità di altre persone, forse in situazioni di sovraffollamento, con persone provenienti da gruppi etnici diversi e spesso già vittime di diverse problematiche. Lavoriamo per far comprendere cosa significa vivere con altre persone, come si può comunicare in modo efficace, come ci si può affermare ma allo stesso tempo rispettare l'altro, come riconoscere e gestire le proprie emozioni.
La terza serie di workshop riguarda il futuro. Dal punto di vista psicologico, l'incertezza sul futuro può essere una delle principali cause dello stress. “Dove andrò? Cosa mi succederà?”. Vogliamo aiutare i bambini a capire l'importanza di prendere decisioni per sé stessi.
Inoltre, utilizziamo questi workshop per individuare non solo le vulnerabilità, ma anche i punti di forza e le aree in cui un bambino potrebbe richiedere un'attenzione particolare, come il supporto psicologico, l'assistenza legale per riunirsi con la propria famiglia o semplicemente per scoprire quali sono le attività che più amano cercando di fornirgliele.
I minori seguiti dal progetto sono ospitati nei centri?
Quando un Msna arriva in Italia, dopo essere stato registrato dalle autorità, viene inviato in un centro di prima accoglienza che dovrebbe garantire sicurezza e alloggi per un massimo di 30/60 giorni (30 secondo una nuova legge), fornendo loro principalmente cibo e alloggio. I bambini dovrebbero poi essere ricollocati in un contesto più permanente in cui verrà fornito un supporto a lungo termine, compresi servizi di educazione e integrazione più completi. Il problema è che in Italia non ci sono posti sufficienti per questi bambini. Stiamo lavorando con i minori che in alcuni casi sono stati in questi centri di prima accoglienza per oltre un anno. Ciò, naturalmente, ha gravi implicazioni in termini di benessere, poiché tali luoghi dovrebbero essere solo una soluzione temporanea e non a lungo termine. I centri semplicemente non hanno tutti i servizi necessari per una permanenza così lunga.
Al momento quanti sono i Msna seguiti? Quanti ne seguirete in totale?
Al momento lavoriamo con circa 63 Msna e 28 persone dello staff (dato al 29 giugno 2017). Abbiamo l'obiettivo di offrire i nostri servizi ad almeno 215 Msna, 30 giovani locali e 120 dipendenti dei centri di prima accoglienza entro fine marzo 2018.
Quante persone sono coinvolte?
Abbiamo un team di circa 10 persone, di cui 2 psicologi, 4 educatori (di cui 3 del Centro Sociale della Comunità Sociale dell'Università di Torino che sta collaborando con noi in questa iniziativa), un consulente legale, un mediatore culturale (che presto verrà affiancato da un secondo) e un coordinatore sul campo.
Vi siete dati un obiettivo temporale?
Per noi di Sos Villaggi dei Bambini in Italia questa è una nuova esperienza, perciò la rivaluteremo alla fine di marzo 2018, dopo un anno dal suo inizio ufficiale. La nostra intenzione tuttavia sarebbe quella di rimanere fino a quando ci sarà necessità.
Quale è il suo sogno per questi ragazzi?
Spero che possano realizzare i propri sogni. Ma per farlo, devi prima poter sognare. Questi bambini meritano di potersi realizzare, ma per farlo devono prendere decisioni che sono difficili già in circostanze normali.
Per questo motivo penso che l'attenzione sul potenziamento delle life skills sia fondamentale in questi tipi di contesti. Il pensiero critico aiuta a rafforzare la capacità dei bambini di essere consapevoli dei loro limiti, delle possibilità e delle scelte. E questo, supportato dalle informazioni giuste e dall'accesso ai servizi, può aiutarli a prendere la decisione migliore per il loro futuro.
Nelle immagini alcune attività con i minori stranieri non accompagnati e inseriti nel progetto
"Io non viaggio solo"
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