Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Strade killer

Nelle scuole, per Francesco. E per gli altri 3.158

di Ilaria Dioguardi

Francesco Valdiserri
Foto, famiglia Valdiserri-Di Caro
In aumento il numero di morti per incidente stradale. Lo scorso anno sono stati 3.159. Uno era il figlio del giornalista Luca Valdiserri, ucciso da un'auto pirata a 18 anni, il 20 ottobre scorso, mentre camminava su un marciapiede a Roma. Da allora l'uomo incontra i giovani per far capire l'importanza della sicurezza al volante ma soprattutto il valore della vita. «Anche a nome di mio figlio», dice, «chiedo alla politica di considerare questi dati come un'emergenza da affrontare urgentemente»

Nel 2022 sono stati 3.159 i morti in incidenti stradali in Italia (+9,9% rispetto all’anno precedente), 223.475 i feriti (+9,2%) e 165.889 gli incidenti stradali (+9,2%), valori tutti in crescita rispetto al 2021. Numeri del Rapporto Istat-Aci di stamane.

«I numeri non sono discutibili. Moltissime nazioni riescono a diminuire l’incidentalità stradale, ad Oslo sono praticamente arrivati a quota zero, in Italia continuiamo a non migliorare. In Svezia il tasso di mortalità stradale è di 21,7 per milione di abitanti, in Italia è di 53,6. Ogni milione di abitanti si contano 46 morti per incidente stradale nella Ue27 e 54 nel nostro paese. Se fosse la classifica di un campionato di calcio, saremmo poco sopra la zona retrocessione: peggio di noi troviamo paesi come l’Ungheria e la Romania. È un disastro di proporzioni colossali». A parlare è Luca Valdiserri, giornalista, romano, papà di Francesco, una delle 3.159 vittime di incidenti stradali dell’anno scorso, travolto e ucciso da un’auto il 20 ottobre, a 18 anni, mentre camminava su un marciapiede di Roma insieme ad un amico.

Luca Valdiserri, al centro, con la moglie Paola Di Caro, al Festival di Giffoni dove hanno parlato di educazione stradale

«Teniamo conto che i dati Istat sono più “buoni” della realtà: solo se una persona muore entro i 30 giorni da un incidente stradale è considerata nel conteggio. Quindi 3.159 è un dato per difetto, sono di più. Sono tante le persone che, dopo un incidente stradale, rimangono in coma o hanno ferite gravissime e muoiono a distanza di tempo. Poi dobbiamo prendere in considerazione, se vogliamo essere una società civile, anche le persone che rimangono paralizzate», continua Valdiserri, «che non possono più lavorare, la cui vita anche sentimentale viene completamente stravolta. Anche se noi avessimo un segno uguale rispetto all’anno precedente non andrebbe comunque bene, figuriamoci con il segno positivo».
Anche nell’insieme della Ue27, il numero delle vittime di incidenti stradali riprende ad aumentare nel 2022 (+3,7% rispetto al 2022). Ogni milione di abitanti si contano 46 morti per incidente stradale nella Ue27 e 54 in Italia, che passa dal 13° al 19° posto della graduatoria europea.
«Per ora, si registra il fallimento delle politiche che sono state messe in azione per contenere la violenza stradale», continua Valdiserri. «Il ministro Matteo Salvini dichiara di voler rimettere mano al Codice della Strada perché è superato, domani verrà presentata una proposta di legge della sinistra per ampliare a livello nazionale l’idea delle “città a 30” (chilometri orari, ndr). Forse, a furia di piangere morti sulla strada, la politica si sta muovendo, con i suoi tempi e le sue difficoltà. Almeno si sta cercando di non mettere la polvere sotto al tappeto».

Ai giovani è difficile far capire quanto è pericoloso lo smartphone alla guida e che due secondi per leggere un messaggio possono fare la differenza tra una vita e una morte.

— Luca Valdiserri

Valdiserri, dopo la morte del figlio Francesco, ha iniziato a dedicarsi all’educazione stradale nelle scuole, e non solo. «Sono anche andato al carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, a parlare ai ragazzi. Quando loro usciranno, con la fedina penale già sporcata, un eventuale reato stradale sarebbe pagato in maniera anche più cara. Io sono una pedina di un lavoro molto più ampio che è stato iniziato da Stefano Guarnieri (anche lui genitore di una vittima della strada, Lorenzo, ndr) con l’associazione “VaLoreVita” che ha portato alla legge sull’omicidio stradale, e dalla facoltà di Psicologia de La Sapienza di Roma, con la professoressa Anna Maria Giannini.

Da parte del ministero della Pubblica Istruzione c’è un interessamento per cercare di lavorare su un progetto di educazione stradale incisivo. Avere un tavolo di lavoro è già un risultato, prima l’educazione stradale era uno degli argomenti da proporre nelle scuole, insieme a cyberbullismo, sport, giusta alimentazione ed altri. Ma nel momento in cui, nella fascia di età 15-29 anni, la violenza stradale è la prima causa di morte, mi sento di dire, anche a nome di Francesco, che questa è un’emergenza che va affrontata con un’urgenza superiore ad altre».

Francesco Valdiserri con gli amici della band in cui suonava

Una corretta educazione stradale è anche un investimento importante per la società. «I morti e i feriti hanno costi per il Servizio Sanitario Nazionale», continua Valdiserri, «e sono perdite di giorni di lavoro».

Secondo l’indagine Istat, le vittime risultano concentrate nelle classi 45-59 anni e 20-29 anni per gli uomini, tra i 75 e gli 84 anni e 20-24 anni per le donne. Aumentano i morti tra i giovanissimi di 15-19 anni (+21,2%) e 25-29enni (+10,4%) e tra i bambini da 0 a 14 anni: sono 39 nel 2022, dei quali 27 tra 5 e 14 anni, in aumento rispetto agli anni precedenti.
«Quando racconto la storia di Francesco ai ragazzi, mi ascoltano tutti. È emozionante sentire che un ragazzo di 18 anni è stato colpito mortalmente da un’auto, mentre a mezzanotte andava a prendere l’autobus con il suo amico del cuore per tornare a casa. Mi gioco un po’ il mio asso nella manica, per alzare l’attenzione faccio vedere un filmato di Francesco che cantava nella band Origami Smiles con i suoi amici», racconta Valdiserri. «Finita la parte emotiva, inizia la parte fattiva: alle istituzioni chiediamo che le norme vengano applicate anche sulla strada (non basta una legge repressiva se non ci sono controlli sufficienti) e ai ragazzi di non guidare ubriachi e dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Ai giovani è difficile far capire quanto è pericoloso lo smartphone alla guida e che due secondi per leggere un messaggio possono fare la differenza tra una vita e una morte. Questo è un concetto oggettivamente difficile da far passare, per questo credo sia fondamentale l’aiuto delle scuole, sin dalle primarie, in modo che sia un messaggio martellante e non uno spot che passa in tv una volta al giorno. «Se di 100 ragazzi ne convinco anche solo uno, per me è un buon risultato e sono sicuro che Francesco mi batte le mani».

Se di 100 ragazzi ne convinco anche solo uno, per me è un buon risultato e sono sicuro che Francesco mi batte le mani

— Luca Valdiserri

Più durezza nel ritiro della patente

Tra i comportamenti errati alla guida (escluso il gruppo residuale delle cause di natura imprecisata), si confermano come più frequenti la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. «Sono pericolosi al volante sia l’uso di alcol e droghe, sia l’uso del telefonino, con gradi di pericolosità diversi. È un lavoro lungo da fare, non risolveremo in poco tempo il problema degli incidenti stradali. I dati Istat ci confermano che, per come lo stiamo affrontando adesso, sta peggiorando, quindi le nostre soluzioni sono sbagliate e dobbiamo cambiarle. Solo a Roma e provincia, dall’inizio di quest’anno, sono state 90 le vittime della strada».
La legge sull’omicidio stradale è «a mio avviso, una buona legge. Forse ha una forbice troppo ampia tra le pene minime e massime. Bisogna creare nella società l’idea che l’omicidio stradale sia un caso particolare, e non un caso come tanti di omicidio colposo. Non è la caduta di un vaso di gerani da un balcone, non penso mai di uccidere qualcuno se metto un vaso su un balcone. Mentre quando si va in giro con un’auto, è arrivato il momento di essere coscienti del fatto che io posso uccidere una persona, che ho qualcosa di molto pericoloso in mano. È chiaro che la ragazza che ha investito e ucciso Francesco non lo voleva investire e uccidere, però si è messa ubriaca al volante di una macchina che pesava una tonnellata. Ovvio che non si può dare l’ergastolo per omicidio stradale, per quanto possa essere straziato per la morte di mio figlio non potrei mai chiedere per chi l’ha ucciso la pena di 30 anni di galera: non sono così pazzo da confondere il dolore personale con quello che deve essere l’amministrazione della giustizia. Ma credo che una norma più rigida sul ritiro della patente sarebbe un grave deterrente. Potremmo fare dei passi avanti, se si ritirasse la patente per tre mesi la prima volta e per tre anni la seconda, ad una persona che usa lo smartphone mentre guida. Ma andrebbero fatti tanti controlli».

Quel murales al liceo

Valdiserri e sua moglie Paola Di Caro, anche lei giornalista, subito dopo la morte del figlio hanno avuto dai suoi amici una spinta a provare a fare qualcosa.

Murales dedicato a Francesco Valdiserri presso il Liceo Socrate di Roma, che era frequentato dal ragazzo

«Il 1 novembre 2022 sarebbe stato il giorno del diciannovesimo compleanno di Francesco. Erano passati solo 12 giorni dalla sua morte e abbiamo acconsentito che gli amici della band, di cui era la voce, organizzassero un grande concerto per lui». Il campo sportivo comunale, a due passi dal luogo dell’incidente, è stato intitolato a Francesco. «Vedere che queste iniziative avevano un riscontro, che c’era la voglia di tenere viva la memoria di Francesco, ci ha dato la forza di continuare». All’ingresso del Liceo Socrate di Roma, frequentato da Francesco, è stato realizzato un murales. «Tutti quelli che lo conoscevano, lo hanno ritrovato, tutti quelli che non lo conoscono, chiedono chi sia e Francesco continua ad “esserci”».
Luca Valdiserri ha appena partecipato con sua moglie al Giffoni Film Festival, dove hanno parlato di educazione stradale e di divertimento consapevole. Ci confida che non avrebbe mai pensato di riuscire a parlare di Francesco in pubblico. «Spesso il feedback che ricevo dai ragazzi mi fa stare meglio, alla fine è utile per me, per mia figlia. Parlare loro di educazione stradale è un modo anche per far sì che il nome di Francesco non venga dimenticato e per dare un significato ad una vita che è stata tolta ad un ragazzo che, oggettivamente, non solo non aveva fatto niente di male ma cercava di fare sempre il bene delle persone. Tendenzialmente dava molta fiducia, aveva sempre una parola buona per tutti ed era una persona positiva. Troviamo spesso dei bigliettini sulla sua tomba di ragazzi che lo ringraziano perché non credevano nel proprio talento, grazie all’incoraggiamento di Francesco ci hanno provato ed è andata bene. Non stiamo parlando di Francesco perché è stato l’unico morto in Italia, magari fosse così, saremmo molto sfortunati ma oltre a lui sono morte altre 3.158 persone e questo numero va moltiplicato per 10, per 100 persone che sono rimaste traumatizzate, devastate. Quando incontro il pizzaiolo, ancora si mette a piangere tutte le volte. Quando ammazzi un ragazzo, ammazzi una comunità intera».


Scegli la rivista
dell’innovazione sociale



Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione



Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA