Yong Di Wang

Non ci vedo, ma il teatro mi ha regalato tutti i colori dell’arcobaleno

di Gilda Sciortino

Yong Di Wang è il perfetto esempio di come una disabilità possa essere superata avendo il coraggio di guardarsi dentro. Il suo è il racconto di un giovane ventenne di origini cinesi, nato non vedente in Sicilia, dove ha costruito la sua vita e la sua personalità. Ed è grazie all'incontro con l'associazione "Raizes Teatro", fondata dal regista Alessandro Ienzi, che oggi sul palcoscenico porta se stesso, libero e senza limiti

L’appuntamento è davanti al Teatro Massimo, nella cui piazza ci si ritrova in occasione delle più importanti manifestazioni per la pace, i diritti, ma anche per trascorrere una serata tra amici. Il luogo dal quale nessuno può fare a meno di passare quando viene a visitare la città di Palermo.

A destra la colorata e chiassosa via Maqueda, da tempo madre del tanto amato street food, a sinistra il salotto cittadino, al centro i tanti bambini che corrono festosi, schivando gruppi di turisti che immortalano la maestosa scalinata di uno dei più grandi teatri d’Europa. Un piccolo servizio fotografico e poi via, a visitare il centro storico, magari a bordo di una delle carrozze trainate da cavalli che sostano lì davanti.

Un contesto nel quale solitamente è già molto difficile riconoscere chiaramente una voce, anche se amica, quasi impossibile pensare di sentire il ticchettio del bastone che aiuta Yong ad attraversare la città, schivando ostacoli spesso insormontabili anche per chi non ha difficoltà di sorta. E lui ne ha qualcuna in più degli altri, dal momento che è nato senza il dono della vista. Nonostante tutto, arriva all’appuntamento con passo veloce, un sorriso che gli illumina il volto.

Il desiderio, prima di cominciare a chiacchierare, però,  è quello di scusarmi per avere preso l’appuntamento, chiedendogli: “Dove ci vediamo?”. Un esordio poco felice, che porta a riflettere su quanto, troppo spesso, non ci mettiamo nei panni degli altri.

«Non ti preoccupare», mi tranquillizza, «sono frasi che sfuggono a tutti. Non mi offendo mica, sono altre le cose che possono far male. Per esempio, a scuola, quando non capiscono che hai una diversa velocità di apprendimento degli altri».

Ha venti anni, Yong Di Wang, si capisce anche dal nome che ha origini cinesi, ma è nato a Catania e la Sicilia l’ha girata tutta per seguire la famiglia. Oggi vive a Palermo, sostenuto nel suo percorso di crescita personale e umana dall’Istituto dei Ciechi “Florio Salamone”.

Yong Di Wang

Quanto è stato difficile studiare e avere la vita sociale di un adolescente con il tipo di disabilità come la tua?

Ho avuto la fortuna di avere una maestra delle elementari, la prima, molto competente. Mi ha fornito le basi, a partire dall’italiano perchè i miei parlavano solo in dialetto cinese. Mi ha dato anche la forza per relazionarmi con le persone. Per esempio, alle medie, io ancora un po’ timido, ero stato preso di mira dall’insegnante d’italiano che mi rimproverava di non volere fare i compiti. Non capiva che studiare i libri in braille non è semplicissimo. Diciamo che, per mia fortuna, sono stato sempre una persona intraprendente, quindi mi sono ogni volta lanciato nelle sfide che la vita mi proponeva. Al liceo musicale, il Regina Margherita, è cambiato tutto perchè ho avuto modo di tirare fuori la mia vena artistica. Amo, infatti, suonare la batteria e cantare.

Ma è l’incontro con il teatro che ti cambia del tutto la vita. Come succede?

Ero proprio qui, il 27 dicembre del 2024, davanti il Teatro Massimo con Marco Guttilla, uno degli operatori responsabili di “Casa San Francesco”, una struttura che accoglie le fragilità. Per caso incontriamo Alessandro Ienzi, fondatore e regista dell’associazione “Raizes Teatro”, per me in quel momento uno sconosciuto. Me lo presenta ed è come se fosse scattata una scintilla da parte sua. “Ma tu, vuoi fare teatro?”, mi chiede in maniera inaspettata. Rimasi un po’ perplesso, ma gli dissi subito si, anche se ero certo che non si sarebbe fatto nulla o che sarebbe stata una di quelle attività che cominci e interrompi dopo poco. Invece, il giorno dopo mi chiama e, da lì, cominciammo a farlo veramente il teatro. Un’esperienza nuova, ma subito bellissima, che ho percepito mi stava facendo crescere. Abbiamo fatto tanti spettacoli in numerose parti del mondo, in Italia, ma anche in Armenia, a Vienna. Ho girato il mondo e stiamo continuando a farlo.

Un incontro con il teatro e con Raizes che hanno trasformato la voce di Yong in quella di un giovane leader capace di tracciare nuove vie

Recente, infatti, l’esperienza al Parlamento europeo di Bruxelles dove hai rappresentato Raizes, ospite del “Comitato 3 Ottobre

Un’esperienza bellissina, anche perchè ho incontrato tantissimi studenti di scuole italiane ed europee. Ho portato la mia esperienza personale, ma anche la consapevolezza che il cammino verso l’inclusione e l’incontro è lungo e ricco di avversità. Personalmente ritengo che mescolare le diverse comunità e creare occasioni di incontro sia il miglior rimedio al bullismo, all’aggressività e all’incomprensione. Il teatro mi ha cambiato la vita e mi ha guidato nell’esplorazione del mio mondo emotivo e interiore. Certo, l’offerta formativa delle scuole potrebbe essere arricchita da percorsi di educazione non formali capaci di far esplorare le emozioni, le angosce, le paure e le aspirazioni, ma realtà come Raizes stanno facendo tanto in tal senso.

Parlando di inclusione, tu sei stato protagonista di OPEN!, un’ opera teatrale che è stata ospite di importanti eventi internazionali e che ha mostrato la capacità dell’arte di superare le barriere della multiculturalità e della disabilità

Una grande esperienza che porto con me nel cuore perchè ha mostrato la capacità dell’arte di superare le barriere della multiculturalità e della disabilità. Nello spettacolo ero in scena insieme a un performer sordo, con il quale ha avuto modo di esplorare le capacità di resilienza e di comunicazione umana al di là della più comune comunicazione verbale.

Il teatro ti ha aiutato senza dubbio a superare i tuoi limiti, quelli quotidiani che affronta un giovane non vedente, ma anche quelli più intimi che attengono alla sfera emotiva

Oggi ci sono tante difficoltà nel vivere le emozioni e si scappa quando se ne vivono di forti. Il teatro mi ha insegnato che ogni emozione va vissuta, anche se non sai cosa può arrivare dopo. Con questo atteggiamento, ho imparato a lanciarmi nel vuoto. Credo che, se vuoi, puoi superare ogni cosa. Grazie al teatro ho imparato tante altre cose, molto pratiche. Anche a muovermi in città. Prima mi perdevo, poi ho capito cosa fare e come farlo. Oggi mi sposto anche attraverso i due navigatori che ho sul telefonino, mentre con l’Intelligenza artificiale traduco a parole testi e immagini. Sono, quindi, abbastanza autonomo.

Yong Di Wang, Alessandro Ienzi e Papa Francesco

È anche con questo atteggiamento che sei andato a incontrare il Papa

Un’esperienza particolare, molto forte. Non sono credente ma, quando Alessandro Ienzi mi ha detto chi avremmo incontrato, sono stato felicissimo di farlo. In pratica, siamo andati lì e Alessandro gli dice: “Francesco, lui e Yong, non vedente, e fa teatro con la compagnia”. Quando mi ha visto mi ha benedetto e mi ha tenuto la mano per qualche minuto. Una dolcezza immensa, che mi ha toccato il cuore.

Quale messaggio lanceresti a chi ha una disabilità o anche solo ai giovani che non riescono a prendere in mano la loro vita?

Lo dicevo prima, certe volte bisogna non pensarci troppo, ma agire, fare le cose. Certo, potrebbe andare bene, ma anche male. Io non sono un veggente, non ho la palla di vetro, quindi non so cosa mi riservi il futuro, ma non intendo stare a guardare. L’unica, per me, è andare avanti. Affrontare la vita, viverla. Il coraggio, alla fine, arriva, salta fuori. Credetemi.

Le foto sono state fornite dall’associazione “Raizes Teatro”

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