«Non si smette mai di giocare a calcio. Lo si inventa e si ritorna giocatori anche quando le tue gambe non possono più rincorrere un pallone, sensibili solo nel sogno a un tocco di palla. Ogni partita allora si trasferisce su campi diversi. Sono quelli dove ti riporta la parola, il racconto, la storia: altri compagni di squadra, creativi e generosi nel farti immergere in una sempre nuova e sempre antica emozione. Questo libro è il mio modo di continuare a giocare a calcio». Con queste parole Marco Viani firma la prefazione del libro Calcio invenzione infinita. Le prime volte, le idee, i gesti, le tattiche, gli avvenimenti che hanno segnato il cammino del gioco più popolare del mondo scritto a quattro mani con Sandro Picchi. «Il libro giunge a conclusione di un lungo viaggio iniziato oltre tre anni fa sulle ali di un amore e sul moto di un sentimento. Non si smette mai di giocare a calcio e non si smette mai di essere innamorati del calcio. Di amarlo di un amore incontenibile. Sconfinato come conseguentemente è l’orizzonte di queste nostre pagine», scrive Viani.
Calcio invenzione infinita è il frutto di quattro anni di lavoro e ricerca, 766 pagine con oltre 650 fotografie e sezioni arricchite con QR code da un’ampia selezione di video. Il volume, edito da Conti Tipocolor, nasce dall’amore comune per il calcio dei due autori Sandro Picchi e Marco Viani, con la volontà di sostenere l’impegno dell’associazione Firenze con Te Odv (di cui è presidente), a favore delle persone più fragili, in particolare quelle povere e anche malate. In particolare, l’obiettivo prioritario è raccogliere fondi per dotare i giovani atleti dell’Asd Fiorenza Wheelchair Hockey di un pulmino per le trasferte.
Il volume è un omaggio super partes al calcio in tutto il suo insieme, nel corso della sua intera storia, ovunque si giochi e si sia giocato, attraverso i gesti e le intuizioni dei suoi tanti interpreti, non solo eccezionali e inneggiati protagonisti. Uno dei due autori del libro, Marco Viani, è un ex calciatore delle giovanili della Fiorentina, per oltre 35 anni è stato collaboratore del Settore Tecnico della Federazione Italiana Gioco Calcio, Figc. Un tuffo in mare, quando aveva 20 anni, gli provocò una lesione midollare a livello cervicale.
Viani, com’è nata l’idea di questo libro?
Questo libro, come ho scritto nella prefazione, è il mio modo di continuare a giocare a calcio. Di tornare calciatore anche quando le tue gambe non possono più rincorrere un pallone. Il libro non nasce da un’idea, bensì da un limite che diventa volo e proiezione. Un bel viaggio, con ali instancabili e felici.
Lo sport è un importante veicolo di inclusione per le persone con disabilità. Quanto c’è ancora da fare, secondo lei?
Lo sport è uno strumento privilegiato, anzi il più potente di inclusione. Il problema è eliminare le barriere: quelle di accesso alla pratica sportiva che, prima di tutto, sono banalmente economiche. Non è più possibile immaginare che lo sport, a maggior ragione dopo il riconoscimento in Costituzione con la modifica dell’art 33, possa farlo solo chi se lo può permettere. Poi eliminando le barriere fisiche, quelle architettoniche e sensoriali degli impianti sportivi in generale, ma -ancora più importante – delle palestre scolastiche. Infine, il terzo ostacolo: i costi degli ausili per la pratica sportiva per le persone disabili. Penso alla protesi per amputati, alle carrozzine per atletica leggera o basket e così via. Questi ausili sono costosissimi, oggi esiste un fondo pubblico per aiutare chi vuole avvicinarsi allo sport paralimpico che però non è assolutamente più sufficiente. Andrebbe almeno raddoppiato.
Lei si è sempre dedicato a tenere insieme lo sport e la disabilità. Qual è l’atteggiamento del mondo dello sport dei normodotati nei confronti dello sport per persone con disabilità?
Sogno un mondo dello sport dove la differenza tra sport per normodotati e per disabili non esista. Dove Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Coni e Comitato Italiano Paralimpico, Cip siano la stessa cosa, dove giochi olimpici e paralimpici siano la stessa manifestazione. Dove vengano promosse discipline sportive nelle quali, con diverse abilità, si possa gareggiare insieme. C’è strada da fare, certo. L’importante, tuttavia, è avere la stessa bussola che ci conduca in quella direzione.
Viani, lei ha detto che, con la condizione di paralizzato, ha cominciato «a sentire il male come una condizione naturale della mia esistenza, la menomazione come mezzo di congiunzione fraterna con gli altri, la sofferenza come componente buona e bella della vita»
Questo abbraccio con la sofferenza è per me uno dei mezzi più diretti e più efficaci per ascoltarsi, per mettersi in contatto con se stessi, per sondare la nostra umanità, prendere in mano il nostro cuore e armonizzarlo con quello degli altri. Dare significato alla nostra menomazione, sentirla amica e nello stesso tempo compagna di altre menomazioni, è già la maniera più diretta e leggera per imboccare la strada dell’accettazione. Accettare te stesso come persona paralizzata, in sedia a rotelle, fisicamente diversa non è facile. È una conquista che, forse, non finirà mai. Richiede un aggiornamento, un adeguamento continuo.
Qual è la sua partita in corso, iniziata tanti anni fa?
La partita in corso è la più importante da giocare. Quella che ci vede scendere tutti in campo, al fianco di coloro che hanno già fatto squadra insieme all’associazione Firenze con Te, coprendo i costi di stampa del libro, per vincere il campionato della generosità e del servizio al prossimo. Firenze con Te dalla sua nascita ha avuto in don Lorenzo Milani il suo allenatore con un pensiero, sentito come monito: “Quando si fa del bene ai poveri non si fa l’elemosina, ma si paga un debito”.
Vuole parlarci dell’associazione Firenze con Te, di cui è presidente?
Nata quasi tre anni fa, Firenze con Te è formata da soci uniti da impegno di puro volontariato. La nostra associazione finora ha risposto a richieste di sostegno a Firenze e nel nostro territorio, ma ci siamo spinti con i nostri aiuti fino a Gerusalemme, al Kenya e in Ucraina. Ha raccolto le più diverse segnalazioni: ha aiutato persone a pagare affitti e bollette, ha collaborato alle collette per la raccolta di fondi a favore di persone che richiedevano cure costose, si è mobilitata per l’acquisto di una casa mobile, ha offerto vacanze a persone svantaggiate, ha sponsorizzato l’acquisto di attrezzature sportive per sogni olimpionici, ha acquistato farmaci per le popolazioni colpite dalla guerra in Ucraina e perfino un ciuco ad un beduino del deserto di Giuda per proseguire il suo lavoro.
Foto dell’ufficio stampa dell’associazione Firenze con Te Odv.
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