Trovare la pace e l’inizio di una possibile nuova vita in un’altra città che ti accoglie come se fosse la tua, dandoti modo di mettere al servizio degli altri le tue competenze. Questo è stato e sta continuando a essere ESC (European Solidarity Corps) per Sasha, una ragazza ucraina di 29 anni fuggita dalla guerra a Kiev, accolta a Palermo per fare volontariato con l’Onlus “Per Esempio”.
Un percorso importante prima di tutto per la sua formazione umanistica, quello che sta facendo attraverso il programma dell’Unione Europea che offre ai giovani tra i 18 e i 30 anni opportunità di volontariato nell'ambito di progetti che hanno l'obiettivo di costruire società più inclusive e rispondere ai problemi sociali.
A Kiev Sasha lavorava come social media & community manager per diverse aziende ma, quando a febbraio il suo paese è entrato in guerra, una volta sfollata ha dovuto pensare a un futuro lontano, almeno temporaneamente, dalla sua terra. Così, durante il primo mese di conflitto in cui ha vissuto in Moldova con i suoi familiari, ha cominciato a cercare e ricercare qualcosa che avesse il sapore del riscatto e, come per incanto, ecco online la possibilità offerta dall’associazione che ha sede nel cuore del centro storico di Palermo di raggiungere l’Italia per una delle opportunità di volontariato, offerte dal programma dell’Unione Europea per giovani dai 18 ai 30 anni da impegnare in progetti che hanno l'obiettivo di costruire società più inclusive e rispondere ai problemi sociali..
. «L’opportunità di fare questa esperienza è arrivata nel momento giusto – racconta Sasha – perché non avevo davvero un posto dove andare. A Palermo ero già stata altre volte, ma non come volontaria e con un impegno sociale. Mi ero già innamorata della Sicilia, ma da quando abito a Palermo l’amore è cresciuto perché è una città festosa, multiculturale e diversificata. La gente, poi, è accogliente e ti fa sentire come se fossi nata qui. L’unica mia preoccupazione era l’età perché gli europei di solito fanno volontariato tra i 18 e i 20 anni. Pensavo che la differenza di età sarebbe stato un problema, invece mi sono ricreduta. Anche la lingua non è stato un problema perché l’associazione mi ha dato il giusto supporto linguistico. Sta andando tutto molto bene e ne sono felice».
Intense le giornate di Sasha a Palermo dove si sposta tra il Centro Penc, spazio dedicato alle donne e ragazze soprattutto migranti in condizioni di marginalità, l’associazione “Santa Chiara” e il Parco del Sole. Realtà, queste ultime due, che operano nel cuore dell’Albergheria, sempre nel centro storico del capoluogo siciliano, e si prendono cura dei bambini del quartiere in condizioni di povertà educativa. La sua presenza è costante e significativa a Ubuntu, asilo nido e ludoteca interculturale, nella cooperativa turistica “Terradamare” e nei vari progetti che “Per Esempio Onlus” ha in corso sul territorio.
Al Centro Penc, poi, non è l’unica ucraina. Insieme a Maryana, anche volontaria, una volta alla settimana organizzano un corso di danza ucraina per le donne che il centro sostiene.
“Sono strutture importanti per le donne e i loro bambini che vivono situazioni di disagio sociale. È uno spazio sicuro, un luogo sicuro – prosegue Sasha – dove parlarsi e condividere paure, difficoltà e sfide per trovare insieme soluzioni pratiche e supporto emotivo. Al Centro Penc, per esempio, stiamo con i bambini, facciamo social network con le loro madri e partecipiamo a diverse iniziative del loro progetto. Proporre e fare con le donne il corso di danza ucraina diventa una grande opportunità per condividere con loro la nostra cultura. Diciamo che fare volontariato a Palermo è la mia piccola sfida personale perchè non avevo mai lavorato con i bambini. Con il tempo ho imparato a gestirli e ho quasi del tutto superato questo ostacolo che credevo insormontabile. Sono diventata una professionista migliore e sicuramente ho aggiunto una nuova abilità alla mia vita».
Una grande soddisfazione avere raggiunto questi obiettivi per Sasha, ma anche per l’associazione che mette a segno un altro bel risultato prima di tutto dal punto di vista umano.
«Quella di Sasha è una delle tante storie capaci di dimostrare l’impatto concreto che i programmi di mobilità del mondo Erasmus + possono avere sulla vita delle persone – afferma Claudio Arestivo, presidente di “Per Esempio Onlus” -. Il progetto Be Present 2.0 – è stato approvato alla nostra organizzazione quasi in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina. Con il pensiero a questo terribile evento ci siamo chiesti come poter dare il nostro contributo e cosi abbiamo deciso di dedicare questa ottima opportunità a youth worker, membri di associazioni, volontari che in quei mesi tentavano di mettersi in salvo e scappare dall’Ucraina. Oltre la felicità dei percorsi di successo, la nostra preoccupazione oggi è capire come dar proseguo a progetti come quello di Sasha, impedendo che la prossima chiusura delle attività possa determinare l’interruzione di un processo di accoglienza, ma anche di inserimento e inclusione nella comunità locale. Sappiamo che questa è una di tante altre storie di volontari provenienti da contesti di conflitto e deprivazione, accolti dalle tante organizzazioni attive in Italia con le quali insieme all’ANG e al programma Erasmus + vorremmo interrogarci per individuare azioni e strategie capaci di supportare gli stessi soggetti nei percorsi di autonomia e fuoriuscita dai progetti».
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