Ponticelli, periferia densa del napoletano. Ci vivono circa 70mila persone. Situato in prossimità delle autostrade per il Nord e per il Sud, al raccordo della tangenziale di Corso Malta e alla superstrada per i cosiddetti paesi vesuviani. Criminalità, disoccupazione, dispersione scolastica e di disagio socio-culturale.
«Aprire con una struttura permanente a Napoli grazie al progetto “Varcare La Soglia” è sempre stato tra i nostri obiettivi», dice Giuseppe di Rienzo, responsabile area povertà di Fondazione l’Albero della Vita. «Obiettivi, che quando fai un lavoro come il nostro si possono chiamare desideri». La sede della fondazione è stata aperta nei locali della stazione circumvesuviana di Vesuvio De Meis, proprietà regionale in gestione a EAV, grazie anche al sostegno economico del Rotary Club Napoli Est.
La povertà e i minori. Qual è la situazione in Italia?
Sono 1 milione e 208mila i minori che in Italia si trovano in condizioni di povertà assoluta, con una incidenza pari al 12,1%. Un bambino su otto vive, al nord quanto al sud, in condizioni di deprivazione, senza aver il diritto di vivere un’infanzia felice. Gli ultimi dati Istat (pubblicati il 26 giugno 2018) testimoniano che le condizioni dei minori in Italia restano critiche.
Quante famiglie e quanti minori saranno coinvolti nel primo anno del progetto a Ponticelli?
80 famiglie e 160 minori
Quanti protocolli avete avviato con le realtà locali?
Per adesso 12. Inoltre abbiamo scelto tre educatori locali che presidieranno la struttura.
Come intercetterete le famiglie e i minori?
Tramite le segnalazioni dei servizi sociali, delle associazioni presenti sul territorio che lavoreranno in sinergia con noi.
Quali sono i punti focali del progetto varcare la soglia?
Sostegno materiale, che consente alle famiglie di ottenere mensilmente sia beni alimentari sia, in caso di necessità, anche pannolini, prodotti igienici e materiale scolastico, per provvedere ai propri bisogni; sostegno socio-educativo, che attraverso colloqui individuali e home visiting offre alle famiglie un percorso di orientamento e tutoraggio da parte di figure educative professionali. Questo percorso ha lo scopo di supportarle nel processo di riacquisizione delle proprie competenze e del successivo empowerment e di conseguenza affrontare in modo più efficace il proprio stato di difficoltà; rete di prossimità, ovvero il rafforzamento delle interazioni sociali a supporto della comunità, per creare connessioni tra le stesse famiglie, permettendo loro di confrontarsi sulle problematiche comuni e gettare le basi per una rete di prossimità; orientamento alla formazione e inserimento lavoro, area incentrata sullo sviluppo o sulla riattivazione delle capacità di employability dei beneficiari del progetto (la capacità di trovare e mantenere un lavoro). I nuclei familiari sono coinvolti in un percorso complesso, articolato in una serie di attività, che punta al loro reinserimento lavorativo: dal colloquio conoscitivo individuale focalizzato sulle competenze personali, all’incontro di orientamento lavorativo; dalla scrittura dei curriculum a come affrontare i colloqui; dalla restituzione individuale e definizione del piano di azione per il reinserimento lavorativo fino a incontri di tutoring bisettimanale.
Quindi l’obiettivo finale è uscire fuori dall’assistenzialismo?
Sì, assolutamente. Noi lavoriamo su tre livelli: Individualità, Noi e Altro da Noi. All’inizio ogni membro della famiglia all’interno del percorso ha un momento dedicato. Poi si passa al dialogo con tutto il nucleo della famiglia, ci diamo insieme degli obiettivi da raggiungere e nella terza fase, che abbiamo chiamato appunto, “altro da noi” si inizia a ragionare non solo sul nucleo ma su tutto ciò che ci circonda. Perché sia chiara l’idea che la persona non può essere responsabile solo di se stessa. Ma prima di se stessa, poi di quello che accade nella sua famiglia, poi del contesto che abita. Quindi vogliamo uscire fuori dall’assistenzialismo e aiutare le persone a diventare soggetti attivi.
Il progetto Varcare la Soglia è già attivo a Milano, Roma, Genova, Palermo e Catanzaro. Le periferie sono tutte difficili, ma nessuna uguale a se stessa. La periferia di Napoli è considerata tra le più difficili d’Europa. Il progetto lavora molto sulla famiglia ma, in un contesto come questo, dove il nucleo è spesso disgregato come pensate di agire?
Noi non lavoriamo sulla “mancanza”. Ma cerchiamo di insistere su una figura che già c’è. Una nonna, una sorella, un fratello, una zia. Cosi a correre, affinché nessun tentativo rimanga vago.
L’avvio del programma Varcare La Soglia a Napoli è stato reso possibile grazie anche ai fondi raccolti con la campagna sms che ha avuto il prezioso appoggio di Rai Responsabilità Sociale, Mediaset, La7 oltre alle compagnie telefoniche Wind Tre, Tim, Vodafone, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali, TWT, Convergenze Fastweb e Iliad.
La povertà in Campania
Stando al dossier sulla Povertà in Campania il volto della povertà in questa regione ha oramai l’aspetto del disagio familiare diffuso, piuttosto che quello della singola persona che vive condizioni di totale esclusione sociale. Vivono in famiglia il 69,6% delle persone intervistate, in pratica sette su dieci. La tipologia di famiglia più diffusa è quella con coniuge e figli, che rappresenta quasi la metà del totale. I cosiddetti “nuclei spezzati” (vedovanza, separazione legale e divorzio), pesano in particolare sulle donne, molto più fragili a livello occupazionale e su cui in molti casi grava in maniera esclusiva la responsabilità dei figli. Il 29,1% degli intervistati vive in un’abitazione poco adeguata e per l’8,5% lo stato dell’abitazione è addirittura pessimo. Dall’approfondimento realizzato su povertà e famiglia emergono ancora alcuni elementi davvero significativi: i 2/3 delle famiglie intervistate vivono con meno di 500 euro al mese e non sono in grado di affrontare alcuna spesa imprevista. Le richieste principali ricevute dai CA riguardano i pacchi viveri (49,5%), sussidi economici per il pagamento bollette (31,9%), un alloggio (17,0%), l’accesso ad empori o market solidali (15,8%), un lavoro (14,2%), l’accesso alla mensa (13,3%) e vestiario (8,2%).
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