Il successo della serie Netlix, L’Eternauta, con Ricardo Darín, ha riacceso i riflettori sull’opera di Héctor German Oesterheld, prima celebrato, poi marginalizzato, infine perseguitato nel suo paese, l’Argentina. Scomparso lui e le sue quattro figlie, due delle quali incinte. VITA ne ha parlato con il professore di letteratura Horacio Moreno, rettore dell’Università nazionale di Jose Carlos Paz, città di 300mila abitanti della provincia di Buenos Aires ma, soprattutto, autore di uno tra i più importanti studi sull’autore argentino desaparecido.
Dottor Moreno, lei ha curato un volume molto noto sul pensiero di Héctor Germán Oesterheld, autore dell’Eternauta, oggi tornato in auge grazie alla serie Netflix con Ricardo Darín. Qual era, secondo lei, il cuore del pensiero di Oesterheld?
Héctor Germán Oesterheld è stato un autore prolifico, ma L’Eternauta resta senz’altro la sua opera più emblematica. In Argentina lo consideriamo uno dei massimi esponenti della nostra letteratura nazionale, anche se ha sempre scritto fumetti e mai romanzi.
L’Eternauta, un classico con tante interpretazioni
Il pensiero di Oesterheld è fondamentale perché riflette e anticipa molte delle tensioni sociali e politiche dell’Argentina e l’’Eternauta è un classico che, come tutti i classici, ha tante letture quanti sono i lettori.
Nel libro che lei ha curato, pubblicato dall’Università Nazionale di Jose Carlos Paz, ha raccolto 15 di visioni diverse di autori argentini che analizzano l’opera lungo un arco di quasi mezzo secolo, dagli anni Ottanta a oggi.
Sì, sono contributi alcuni dei quali scritti appositamente per questo volume anche se sto continuando questa ricerca in un altro volume, più personale.
Quale fu l’accoglienza iniziale dell’Eternauta quando fu pubblicato nel 1957?
In modo molto diverso da oggi. L’attuale interpretazione dominante nasce dalla rilettura fatta dallo stesso Oesterheld negli anni ’70, in un’Argentina molto diversa in cui anche la sua visione era cambiata drasticamente. Ma quando l’opera uscì alla fine nel 1957, lui era ancora parte della classe media anti-peronista.
L’attuale interpretazione dominante nasce dalla rilettura fatta dallo stesso Oesterheld negli anni ’70, in un’Argentina molto diversa in cui anche la sua visione era cambiata drasticamente
Horacio Moreno
La prima edizione dell’Eternauta, che iniziò a scrivere nel 1956 nasce in un altro contesto e la metafora che proponeva era chiara: l’invasione aliena con gli scarafaggi giganti e molti altri personaggi che nella serie Netflix non si sono visti. Rappresentavano per l’autore il timore della classe media di un ritorno del peronismo, dopo la cosiddetta “rivoluzione liberatrice” del 1955. Inoltre nella casa editrice Abril, fondata dai Civita, una famiglia di origine italiana, ebraica, anticomunista, fuggita dal fascismo di Mussolini e in cui ha iniziato a lavorare da giovane, era circondato da intellettuali espulsi dall’università dal regime peronista. Tutto ciò contribuì al clima in cui nacque l’opera.
Ci sta dicendo che, nella prima versione del fumetto, gli invasori erano metaforicamente i peronisti?
Era ciò che la classe media argentina sentiva nei confronti del peronismo in quel momento. Era una premonizione, forse non consapevole ed Oesterheld propone un’utopia: quella di un eroe collettivo della classe media, che si colloca nel contesto dello “sviluppismo”, una visione modernizzante del governo dell’epoca, quello di Arturo Frondizi. Un’utopia che, se falliva, avrebbe riportato quel senso di assedio che l’”invasione” peronista rappresentava.

Quindi L’Eternauta pubblicato a puntate su Hora Cero Semanal dal 1957 al 1959 è figlio del bombardamento del ’55 su Plaza de Mayo, quando furono uccisi centinaia di civili per cacciare Juan Domingo Perón e proscrivere per quasi 20 anni il peronismo in Argentina?
Sì, credo sia una chiave di lettura coerente, anche dal punto di vista cronologico. Iniziò a scrivere l’opera nel 1956, l’anno successivo alla cosiddetta “Rivoluzione Liberatrice”, che causò oltre 500 morti. Questa interpretazione oggi è anche la mia, anche se molti anni fa ero più vicino alla lettura dominante di oggi ma sia chiaro: come ricercatore costruisco ipotesi, non affermo verità assolute.
Dopo oltre dieci anni, con la seconda versione del fumetto illustrata da Alberto Breccia, cosa cambia?
Cambia l’Argentina e cambia l’autore. Quando uscì la seconda versione illustrata da Breccia sulla rivista Gente, nel 1969, era l’anno del Cordobazo, una grande protesta popolare contro la dittatura di allora, quella del generale ed ex capo dell’esercito, Juan Carlos Onganía.
L’evoluzione tra la prima e la seconda edizione
Quella nuova edizione rispecchiava una società in fermento con lo stesso autore che era cambiato profondamente rispetto al 1956, quando aveva iniziato a scrivere la prima. Oesterheld aveva ormai abbracciato una posizione politica diversa, vicina al peronismo rivoluzionario. E la rilettura dell’opera avviene anche pensando al pubblico giovane. Negli anni ’50, il fumetto non era considerato un genere “alto”, ma dopo è stato rivalutato anche dalla critica, basti pensare a Umberto Eco e al suo saggio del 1964, “Apocalittici e integrati”.
La serie Netflix riflette queste dinamiche?
Sì, e lo fa brillantemente. Non si limita a riproporre l’opera ma la adatta alla realtà argentina contemporanea. I primi episodi mostrano una classe media profondamente individualista, dove ogni personaggio ha un suo obiettivo privato. Favalli pensa solo a proteggere la moglie, Omar – una new entry interpretata da Ariel Staltari – vuole andarsene, la venezuelana cerca solo la propria salvezza e Juan Salvo vuole ritrovare sua figlia. Ma a partire dal quarto episodio qualcosa cambia: entra in scena il primo gruppo realmente solidale, poveri che si rifugiano in chiesa, senzatetto organizzati da una suora, scout legati alla tradizione cristiana. È lì che emerge finalmente la figura dell’eroe collettivo.
Qualcuno ha fatto paragoni tra il Juan Salvo della serie e l’individualismo incarnato dal presidente Milei. Condivide questa analogia?
No, non mi sembra una lettura valida. Io stesso sono peronista, ma il peronismo come l’opera di Oesterheld si presta a molte interpretazioni. Non tutto è riducibile allo scontro tra peronismo e anti-peronismo.
C’è un passaggio della serie – la morte del panettiere – che riprende il fumetto originale.
Sì, ma con una differenza sociale interessante. Nell’originale il personaggio era un ferroviere, figura centrale dell’Argentina industriale di allora. Nella serie è un panettiere, forse un segno del cambiamento del mio paese e della classe lavoratrice.
Nel suo libro sul pensiero di Oesterheld lei parla del ruolo dell’“immaginazione scientifica popolare”, ci spiega meglio?
Sì. L’Eternauta è un’opera di fantascienza classica, costruita attorno a un archetipo del genere, ovvero l’invasione aliena. Ma ciò che la rende unica è il contesto argentino. Negli anni del primo peronismo, la scienza e la tecnologia erano strumenti centrali della visione nazionale. Pensiamo all’energia atomica, al progetto aeronautico del Pulqui II. Tutto questo fu poi cancellato dalla narrazione imposta dalla proscrizione peronista ma quella spinta scientifica è visibile nei personaggi. Juan Salvo costruisce trasformatori e fa aeromodellismo, Favalli è un fisico, Lucas è un appassionato di elettronica. È un’idea di scienza popolare, adattata alla periferia, ma che rappresenta una vocazione collettiva alla modernità. Anche la scena in cui Favalli mostra come ha infilato una barchetta in una bottiglia è emblematica: fare scienza con quello che si ha.
Che relazione aveva Oesterheld con il mondo imprenditoriale argentino?
Era figlio della media borghesia e agli inizi lavora per la casa editrice Abril argentina, fondata dai Civita, una famiglia di origine italiana, ebraica, anticomunista, fuggita da Mussolini. Pubblica molte storie per bambini sulla rivista Gatito e storie di fantascienza su Más Allá, fino a quando non inizia a creare sceneggiature per fumetti.

L’Eternauta è la storia dell’Argentina. Quando lascia la Abril fonda con l’editrice Frontera e che pubblica L’Eternauta su Hora Zero Semanal tra 1957 e 1959 ma poi l’inflazione e la crisi dei settori popolari lo colpiscono duramente. Oggi i numeri sono tutti digitalizzati su siti argentini e si vede chiaramente l’aumento dei prezzi e la riduzione delle vendite. La casa editrice chiude e Oesterheld torna a scrivere ma in condizioni molto peggiori.
E la qualità della vita della sua famiglia si deteriora.
Sì, vivevano in una bella zona del nord di Buenos Aires, le figlie frequentavano una scuola privata bilingue ma la dovettero lasciare per quella pubblica, dove entrarono in contatto con l’attivismo, con le organizzazioni di base peroniste e fu una trasformazione generazionale. Fu un passaggio condiviso da molti in quegli anni. I figli della classe media che aveva sostenuto la “rivoluzione libertadora” o come la chiamo io la “rivoluzione fucilatrice”, finirono nelle organizzazioni rivoluzionarie degli anni ’70, a cominciare dai Montoneros. Oesterheld visse tutto questo, e la sua storia personale è inseparabile da quella argentina: decadenza economica, perdita di status e, infine, l’avvicinamento alle istanze popolari.
La tragedia personale e familiare di Oesterheld riflette la tragedia collettiva dell’Argentina
Horacio Moreno
Fino alla tragica fine sua e della sua famiglia. Cosa sappiamo?
Purtroppo poco. Héctor fu arrestato nel ’77, dopo le sue figlie, e da allora è desaparecido. Quattro figlie furono sequestrate, due erano incinte. Si sospetta che i loro bambini siano stati rubati, come in molti altri casi. Solo due nipoti sono sopravvissuti, insieme alla vedova, Elsa Sánchez de Oesterheld, che ho conosciuto prima della sua morte, 10 anni fa. È una tragedia personale e familiare che riflette quella collettiva del mio Paese.
La difesa della memoria
La battaglia per la memoria e la giustizia in Argentina è ancora aperta?
La memoria e la giustizia sono conquiste recenti e fragili che vanno sempre difese. I processi ai repressori sono iniziati solo con i governi di Néstor e Cristina Kirchner, dal 2003 al 2015. Il loro successore, Mauricio Macri tentò di applicare leggi attenuanti come il “2×1”, ovvero scontare dalla pena due anni per uno trascorso in carcere, la mobilitazione popolare lo bloccò. Prima dei Kirchner, Raul Alfonsín aveva processato le giunte ma poi varò le leggi di obbedienza dovuta e punto finale, ovvero che chiudevano tutta la questione mentre Menem concesse l’indulto a tutti.
L’Eternauta è un’opera che ci obbliga a fare i conti con chi siamo e con la storia che abbiamo vissuto
Horacio Moreno
Come si colloca l’Eternauta nel percorso della memoria argentina?
È una chiave di lettura potente. Racconta la debâcle argentina, la caduta della classe media, la resistenza, la solidarietà e accompagna la parabola tragica dell’autore, prima celebrato, poi marginalizzato, infine perseguitato. È un’opera che ci obbliga a fare i conti con chi siamo e con la storia che abbiamo vissuto.
Le foto di questo servizio sono di Mariano Landet / Netflix ©2025
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