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STRANIERI. I maghi di internet, telefonia e skype

Un convegno all'università di Udine ha indagato il rapporto tra immigrati e nuove tecnologie.

di Redazione

Un cordone ombelicale che collega con il Paese d’origine: questo rappresentano le nuove tecnologie della comunicazione per gli immigrati. E’ la conclusione alla quale sono giunti Leopoldina Fortunati, docente di sociologia dei processi comunicativi all’università di Udide e molti suoi colleghi italiani e stranieri nel corso di un convegno, Migration, diasporas and Ict, che si è svolto ieri a Udine.
Internet, i telefoni, la televisione satellitare ora piu’ che mai sono strumenti utili a mantenere vivi i legami e il senso di appartenenza a una patria. Attraverso il web si possono, ad esempio, ascoltare le trasmissioni delle radio nella propria lingua, leggere un giornale locale, conversare attraverso le webcam, abbattere le distanze, insomma. E le migrazioni, dal canto loro, hanno molto contribuito allo sviluppo negli anni passati: Einstein, Fermi, Marconi, Von Neumann furono tutti migranti e lontani dai loro Paesi d’origine diedero vita a idee geniali.
“I migranti possono usare queste tecnologie per mitigare il trauma della migrazione stessa o per integrarsi piu’ facilmente nelle nuove terre e comunita’ che li hanno adottati- spiega la Fortunati, promotrice del convegno-. Forum, giornali online, telefono fisso e quello cellulare sono tutti mezzi attraverso i quali gli immigrati possono comunicare tra loro, con i loro cari lontani e con i loro nuovi amici e colleghi”.

Skype soprattutto e’ molto usato- aggiunge – ed e’ una risorsa fondamentale perche’, a differenza del telefono, non costa molto e non mette limiti di tempo, quindi la conversazione puo’ durare piu’ a lungo ed eventualmente consente anche la videochiamata. L’impatto dei nuovi media tra gli immigrati e’ fondamentale ed evidente, ma se ne parla pochissimo”. E non e’ vero che e’ difficile avere accesso a queste tecnologie nei Paesi in via di sviluppo: “Le capitali perlopiù sono cablate esattamente come da noi”.

L’utilizzo di questi media, se da un lato migliora le competenze tecnologiche degli immigrati, dall’altro li isola da un nuovo contesto sociale, spiega la prof: “Alcune ricerche presentate al convegno dimostrano come gli immigrati passano tutto il loro tempo libero a dialogare con i Paesi d’origine. E questo rallenta molto il processo di costruzione di una nuova socialità e non favorisce l’apprendimento della lingua”. Luci ed ombre di un potenziamento delle competenze tecnologiche degli stranieri

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