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Sudan, quasi 500 bambini morti per fame e malattie da malnutrizione

L’allarme lanciato da Save the Children. Dall'inizio del conflitto, decine di magazzini umanitari sono stati razziati e le scorte di alimenti terapeutici si stanno esaurendo. L’organizzazione chiede alla comunità internazionale di aumentare i finanziamenti e trovare soluzioni collettive per garantire che il cibo e l'assistenza possano arrivare in sicurezza ai bambini e alle loro famiglie in tutto il Paese

di Antonietta Nembri

Sono almeno 498 e probabilmente altre centinaia le bambine e i bambini che in Sudan sono morti per fame, tra cui oltre 20 bambini in un orfanotrofio statale, a causa dell’esaurimento delle scorte di cibo o della chiusura di servizi di assistenza critici. Questo l’allarme lanciato da Save the Children.

Le scorte di alimenti terapeutici si stanno esaurendo

Dallo scoppio delle violenze in aprile, l’organizzazione segnala in una nota di essere stata costretta a chiudere 57 delle sue strutture nutrizionali  in tutto il Paese, con 31mila bambini che non hanno potuto ricevere cure per la malnutrizione e le malattie correlate. Nelle 108 strutture di Save the Children ancora attive, le scorte di alimenti terapeutici si stanno esaurendo, e le scorte tampone, o di emergenza, vengono ora utilizzate nei casi più estremi.

La situazione

Nello stato di Gedaref, nel Sudan orientale, almeno 132 bambini sono morti a causa della malnutrizione tra aprile e luglio, e il 36% di tutti i casi di bambini ricoverati in un ospedale statale con questa condizione sono morti a causa della malnutrizione o di malattie correlate. L’ospedale – continua la nota di Save the Children – ha anche riportato un aumento significativo dei casi di malnutrizione, in particolare tra i bambini recentemente sfollati da Khartoum e che vivono nei campi profughi in condizioni di privazione. 

Nello Stato del Nilo Bianco, almeno 316 bambini, per lo più sotto i cinque anni, sono morti a causa della malnutrizione o di malattie associate tra maggio e luglio e oltre 2.400 casi di bambini con malnutrizione acuta grave – la forma più letale di malnutrizione – sono stati ricoverati in strutture nutrizionali dall’inizio dell’anno.

A Khartoum, almeno 50 bambini, tra cui oltre 20 neonati, sono morti di fame o di malattie correlate in un orfanotrofio statale dopo che i combattimenti hanno impedito al personale di accedere all’edificio per poter prendersi cura di loro.

Distrutta la fabbrica di Plumpy’Nut

Anche prima dell’inizio del conflitto – ricorda la nota – la carenza di fondi aveva portato il Sudan a esaurire quasi completamente le scorte di pasta di arachidi ad alto contenuto calorico e di micronutrienti, essenziali per il trattamento della malnutrizione, tra cui “Plumpy’Nut” e “Plumpy’Sup”.

A maggio l’unica fabbrica del Sudan per la produzione di “Plumpy’Nut” è stata rasa al suolo. La fabbrica, che riforniva agenzie umanitarie come Save the Children e il Programma Alimentare Mondiale-Pam, produceva circa 10mila tonnellate di pasta all’anno.

Non avremmo mai pensato di vedere così tanti bambini morire di fame in Sudan, ma questo oggi è diventato realtà

Arif Noor, direttore di Save the Children in Sudan

Razzie nei magazzini

Dall’inizio del conflitto, decine di magazzini che conservavano cibo per il Pam e per organizzazioni umanitarie come Save the Children sono stati razziati; a maggio il Pam ha dichiarato che almeno 14 milioni di dollari di scorte alimentari erano stati saccheggiati, e decine di camion dell’agenzia Onu sono rimasti bloccati ai punti di frontiera, con ritardi che stanno aggravando ulteriormente la crisi.

Gli appelli cadono nel vuoto

«Non avremmo mai pensato di vedere così tanti bambini morire di fame in Sudan, ma questo oggi è diventato realtà. I bambini gravemente malati arrivano tra le braccia di madri e padri disperati nei centri di nutrizione di tutto il Paese e il nostro personale ha poche opzioni a disposizione per curarli. Vediamo bambini che muoiono a causa di una fame del tutto evitabile», ha dichiarato Arif Noor, direttore di Save the Children in Sudan.

«Il saccheggio dei magazzini delle Nazioni Unite, l’incendio della fabbrica di alimenti terapeutici e la mancanza di fondi hanno messo a dura prova le forniture di prodotti nutrizionali terapeutici in tutto il Paese» continua Arif Noor. «I nostri appelli sembrano cadere nel vuoto. Gli appelli di finanziamento per il Sudan rimangono finanziati solo al 27%, e i partner in Sudan non sono ancora in grado di accedere ai fondi tanto necessari. Con l’accesso umanitario che si deteriora quotidianamente, la comunità internazionale deve farsi avanti e lavorare non solo per aumentare i finanziamenti, ma anche per trovare soluzioni collettive per garantire che il cibo e l’assistenza tanto necessari possano essere consegnati in sicurezza ai bambini e alle loro famiglie in tutto il Sudan, compresi quelli intrappolati dai combattimenti».

In apertura foto di Mohamed Khalil – Save the Children


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