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Medio Oriente

Tagli ai finanziamenti Unrwa: una decisione dalle conseguenze tragiche

Alcuni Paesi, tra cui l'Italia, tagliano i fondi all'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi. La scelta è stata criticata da molte delle organizzazioni della società civile italiana perché questa decisione rappresenta una condanna per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione circostante, intensificando una crisi umanitaria già catastrofica

di Anna Spena

Stati Uniti, Canada, Australia, Italia, Regno Unito, Finlandia, Paesi Bassi, Giappone e Austria hanno sospeso i fondi all’Unrwa – agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. La decisione è arrivata dopo le accuse di Israele di un coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’Agenzia nel feroce attacco di Hamas dello scorso sette ottobre.

La dichiarazione dell’Unrwa

«L’Unrwa», ha spiegato l’Agenzia in una dichiarazione pubblica, «applica una politica di tolleranza zero nei confronti di tali azioni. In risposta, l’Agenzia ha rescisso i contratti delle persone coinvolte e ha predisposto un’indagine trasparente e indipendente condotta dall’Ufficio dei servizi di supervisione interna delle Nazioni Unite (Oios), la più alta autorità investigativa del sistema Onu. A seguito di queste accuse – e nonostante la nostra rapida risposta – diversi Paesi donatori hanno temporaneamente sospeso i loro finanziamenti all’Unrwa.  Ciò avviene in un momento in cui i bisogni umanitari nella Striscia di Gaza sono al massimo. La maggior parte della popolazione di Gaza dipende dall’Unrwa per la sopravvivenza. Negli ultimi 115 giorni, l’Unrwa ha fornito riparo, assistenza alimentare e cure mediche di base a coloro che ne hanno più bisogno. La mancanza di fondi rappresenta una grave minaccia per le nostre operazioni umanitarie. I civili di Gaza, compresi i 13mila operatori umanitari dell’agenzia che lavorano instancabilmente in condizioni inimmaginabili per fornire aiuti, devono ora pagare il prezzo delle presunte azioni di 12 dipendenti. I bisogni urgenti delle comunità che serviamo non devono essere trascurati. In questo momento cruciale, vi chiediamo di non allontanarvi dalla popolazione di Gaza. Molti sono affamati e il tempo scorre verso una carestia incombente. In condizioni invernali difficili, le famiglie dormono al freddo e sotto la pioggia. La realtà che devono affrontare è completamente disumana». 

Sospendere i fondi è una tragedia

Insieme a quella dell’Unrwa, le reazioni della società civile italiana non si sono fatte attendere. Sono infatti diverse le organizzazione che lavorano in Medio Oriente per supportare i profughi palestinesi, non solo nella Striscia di Gaza o nel resto della Cisgiordania occupata, ma anche in Giordania, Libano e Siria. L’Unrwa, dal 1949, anno in cui è nata, fornisce assistenza umanitaria ai palestinesi che hanno lasciato le proprie case o vivono nei campi profughi e fornisce aiuti vitali come cibo, acqua, assistenza medica, istruzione e protezione.  «Sospendere i fondi all’Unrwa», spiega Giuseppe Russo, head of operations dell’organizzazione umanitaria WeWorld, «è una tragedia. L’Agenzia è in prima linea per rispondere all’emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza».

«Tra l’altro», aggiunge Russo, «la decisione di sospendere i finanziamenti va nella direzione opposta rispetto alla richiesta, invece, di aumentarli per rispondere all’aumento dei bisogni umanitari. Come WeWorld riteniamo che sia una decisione completamente sbagliata che porta nella direzione di una punizione collettiva della popolazione palestinese». Da oltre 30 anni WeWorld lavora nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. «Parte del nostro staff è ancora nella Striscia, il nostro vecchio ufficio, che si trovava a Nord, è stato colpito dagli attacchi. Ci siamo spostati verso Sud per continuare ad offrire assistenza alla popolazione e abbiamo aperto un hub a Rafah, per stoccare gli aiuti umanitari». I progetti della ong continuano anche nei territori occupati: «Ma abbiamo», spiega Russo, «difficoltà negli spostamenti soprattutto per i nostri team palestinesi. Ci sono scontri continui, è difficile superare i checkpoint israeliani. Noi lavoriamo nell’area C, e qui la violenza dei coloni a danno dei palestinesi è aumentata in maniera considerevole». 

Una condanna per i palestinesi

«Siamo profondamente preoccupati dalla decisione di alcune delle nazioni più ricche del mondo di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi», dice ActionAid. «Questa scelta rappresenta una condanna per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione circostante, intensificando una crisi umanitaria già catastrofica. I tagli ai fondi per l’Unrwa avranno anche conseguenze regionali più ampie per i rifugiati palestinesi presenti in Siria, Giordania e Libano.  Come organizzazione accogliamo con favore l’indagine dell’Unrwa relativa alle accuse che coinvolgono un ristretto gruppo di membri dello staff negli attacchi del 7 ottobre, ma denunciamo con forza la scelta insensibile di punire un’intera popolazione da parte di alcune delle nazioni che in precedenza avevano chiesto un aumento degli aiuti e protezione per gli operatori umanitari a Gaza».

Come riportato dalle Nazioni Unite, tutti i bambini sotto i cinque anni di Gaza – 335mila – sono ad alto rischio di grave malnutrizione, mentre il rischio di carestia aumenta di giorno in giorno. Nonostante gli oltre 152 membri dello staff rimasti uccisi e più di 141 strutture ridotte in macerie o irrimediabilmente danneggiate, l’Unrwa è ancora una salvezza per i palestinesi della Striscia di Gaza.

«L’Unrwa è la più grande organizzazione umanitaria della regione e svolge un ruolo indispensabile, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, nel fornire aiuti vitali come cibo, acqua, assistenza medica, istruzione e protezione», aggiunge ActionAid.  Esortiamo gli Stati donatori a revocare questa decisione e a onorare i loro impegni nei confronti del popolo palestinese. Se ritirano ora il loro sostegno, la già terribile crisi umanitaria si aggraverà in una catastrofe di proporzioni inimmaginabili». 

L’Unrwa svolge un ruolo insostituibile per l’accesso ai beni essenziali

«Di fronte alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza e all’urgenza, sottolineata anche dalla recente sentenza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja, di garantire l’accesso e l’implementazione degli aiuti umanitari nell’area della Striscia, la sospensione dei finanziamenti all’Unrwa, annunciata da diversi governi donatori, tra cui l’Italia, rischia di avere un impatto durissimo sulla popolazione già allo stremo», spiega Link 2007 – cooperazione in rete, associazione di coordinamento consortile che raggruppa 16 tra le più importanti e storiche organizzazioni non governative italiane, tra cui Intersos, Cesvi, Coopi.

«Con circa un milione di persone sfollate e accolte all’interno o nei pressi dei 154 centri protetti allestiti dall’Unrwa, l’agenzia svolge un ruolo insostituibile nel garantire accesso a beni essenziali a partire da cibo e acqua potabile».

«Rivolgiamo», continua la nota di Link 2007, «il nostro appello al Governo italiano e ai Governi donatori, chiedendo di non chiudere gli occhi sul dramma della popolazione di Gaza e di premere perché sia garantito il pieno rispetto dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale. Senza in alcun modo minimizzare l’assoluta gravità delle accuse nei confronti di alcuni dipendenti dell’Unrwa, su cui le Nazioni Unite hanno immediatamente avviato una indagine adottando giustamente misure severe, invitiamo ad un ripensamento rispetto alla decisione della sospensione dei fondi, che appare sproporzionata e sbagliata, perché colpisce chi attende aiuti umanitari in una situazione che la cui gravità richiede interventi urgenti per la stessa sopravvivenza delle persone, a partire dalle molte estremamente vulnerabili».

Credit foto AP Photo/Fatima Shbair


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