Piage il telefono
Nelle carceri degli Usa, della Francia e di tanti altri Paesi si può telefonare “liberamente”, con una scheda, in Italia è tutto più complicato: dieci minuti a settimana, a numeri autorizzati, e ogni volta devi fare la “domandina” e, se non trovi nessuno perché magari non sono riusciti a correre a casa dal lavoro in tempo, ti salta la telefonata. Tutte queste difficoltà sono una inutile tortura, come spiega Tony N. , detenuto, dalle pagine del giornale del carcere di Chieti, Voci di dentro : «In carcere si deve vivere con continue privazioni anche delle cose più banali, come il poter telefonare almeno ai propri cari quando vogliamo e quanto vogliamo. Cosa c’entri questo con la sicurezza ancora non lo capisco bene».
In ricerca di piccoli spazi di intimità
Si torna a parlare di “stanze dell’affettività” per i detenuti: Maria Pia Giuffrida, provveditore alle carceri della Toscana, accenna alla possibilità di una sperimentazione a Pianosa, e già in carcere ci si aspetta che i media si scatenino contro le “celle a luci rosse”. Eppure le testimonianze dei detenuti, come quella di Elvin Pupi , dimostrano che il problema riguarda, più che il sesso, il bisogno di piccoli spazi di intimità: «Io non faccio colloqui perché la mia famiglia si trova in Albania, ma se dovessi incontrare mia moglie in una sala colloqui, sono sicuro che, senza un vero e proprio contatto fisico, non potrei avere da lei il calore di cui un rapporto ha bisogno per rimanere in vita. Nelle sale colloqui infatti si è in troppi e non si può far altro che parlare. E alla fine spesso si finisce per dirsi che la storia così non può andare avanti».
La signora della cella accanto
«La signora della cella accanto» è il titolo di un servizio dedicato dal giornale del carcere di Bollate alle difficoltà della convivenza in un carcere femminile, descritte con lucidità da una detenuta, Nadia Capaldo : «Ogni tanto avrei bisogno di stare sola con i miei pensieri, riflettere o magari riposare, ma questo è impossibile, chi grida per i corridoi, chi piange, chi sbatte i blindi, per non parlare di quando vai in doccia e trovi chi ti squadra dalla testa ai piedi. La differenza è che in libertà puoi scegliere chi frequentare, qui invece non puoi prendere e andartene».
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