È crisi per tutti ma non per le donazioni. Un controsenso? «Proprio no. È una dinamica positiva che si ripete nella storia. Per questo il dato positivo delle donazioni in tempi di recessione non mi stupisce», spiega a Vita Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le onlus.
Vita: Perché i cittadini semplici donano anche in tempi difficili?
Stefano Zamagni: Per due ragioni. La prima è di natura storica. Lo dicono i dati statistici: le donazioni della gente non solo continuano nei periodi di crisi, ma spesso aumentano. In Italia è successo, per esempio, durante tutte le guerre, compresa la seconda guerra mondiale, e avviene anche all’estero, come in Iraq. In tempi difficili aumenta il senso di solidarietà, e la tendenza della popolazione è a unirsi, non a dividersi. Per questo, chi ha un minimo di possibilità economica, reagisce e dona.
Vita: La seconda ragione?
Zamagni: È legata a un’altra circostanza: nella situazione attuale, l’area del bisogno è in aumento, crescono i bisogni, ma diminuiscono le risorse pubbliche. In questo quadro, nella gente cresce una fondamentale fiducia nella società civile e nelle sue organizzazioni, nonostante alcuni pensino il contrario. In tempi critici, chi ha disponibilità finanziarie tende a preferire la donazione, perché è certo che quel denaro finirà bene, non verrà destinato ad altri scopi. Questo vale soprattutto per chi si occupa di solidarietà sociale, un po’ meno per la cultura e per la ricerca. E la fiducia dimostrata quest’anno verso l’operato degli enti non profit fa ben sperare anche per il 2009.
Vita: Ne è sicuro?
Zamagni: Certo, e sa perché? Per il boom del 5 per mille, che continuerà. Un grande successo dovuto, lo ribadisco, alla fiducia della gente nei confronti dei soggetti della società civile. Dati alla mano, è seconda solo a quella verso i carabinieri.
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