Politica

Terzo settore, cucù. Il Governo con una mano dà ma con l’altra leva

di Riccardo Bonacina

Davvero sono senza parole. I nostri lettori avranno seguito la polemica di questi giorni, dopo che il Dl Aiuti bis aveva, giustamente deciso di aiutare tutti i settori, dimenticando una volta di più il Terzo settore come succede dal primo Dpcm nel marzo 2020. Per i nostri politici il Terzo settore non è un settore in Italia contribuisce per il 5% al Pil, da lavoro a 900 mila persone, conta circa 6milioni di volontari, offre servizi in diversi campi, educazione, beni culturali, tempo libero, cura delle persone più fragili, inclusione lavorativa, ect raggiungendo circa 7 milioni di cittadini che nei servizi del Terzo settore trovano risposte. No, è una accolita di anime belle!

Al pari delle imprese profit, anche le realtà non profit subiscono pesantemente le conseguenze della crisi energetica ma, diversamente dalle prime, non possono però ‘scaricare’ l’aumento dei costi sui clienti. In assenza di aiuti dallo Stato, dunque, le alternative per chi porta avanti un modello economico non incentrato sul lucro ma sul perseguimento del bene comune (come da regole statutarie) sulla cura della persona e sulla tutela del bene comune, sono solo due: riuscire a farcela con le proprie forze sfidando le condizioni sempre più sfavorevoli del momento storico oppure chiudere i battenti. Le strutture residenziali dedicate alla cura e al recupero delle fragilità già sfiancate da due anni di pandemia e con risorse già esigue, rischiano davvero una sofferenza ingente, inflitta alle persone in cura, non tenere in considerazione questo settore significa non avere la percezione del grande vuoto che si può lasciare a chi è già in condizioni di svantaggio.

In questi giorni si è chiesto di riparare all’ennesima dimenticanza di un settore tanto importante e vitale per la tenuta sociale e per il soccorso ai più deboli è una questione di equità, giustizia sociale e sostegno alle fragilità, altrimenti sarebbe una vera condanna a morte.

Questa mattina l'annuncio che al Condiglio dei ministri la bozza di Decreto Aiuti Ter prevedeva il rimedio: 120 milioni di euro per sostenere "gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti che gestiscono servizi sociosanitari e sociali svolti in regime residenziale, semiresidenziale e domiciliare rivolti a persone con disabilità, che in conseguenza all'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica hanno subito un incremento dei costi dell'energia superiore al 30 per cento relativamente al medesimo periodo nell'anno 2019. Non un grande sforzo, per decine di migliaia di enti, ma un segno.

Pochi minuti fa ecco il foglio che potete leggere qui (Bozza di Decreto): “Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 120 milioni di euro per l'anno 2022, si provvede, per la quota parte di 100 milioni di euro, mediante corrispondente riduzione del Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità…”

Davvero pietoso, come le giustificazioni della ministra Erika Stefani (nella foto). Spero ora che qualcuno che già ringraziava, si incazzi davvero e spero di sentire le voci forti e chiare di tanti parlamentari e di membri del governo, delle associazioni di persone con disabilità, le voci di Lisa Noja e di Giusy Versace. Insomma, basta.

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