Mondo

Tibet, esuli in India chiedono intervento comunità internazionale

Cinque ong in una conferenza stampa congiunta hanno condannato la violenta repressione cinese

di Redazione

A poche ore dallo scadere dell’ultimatum di Pechino ai dimostranti di Lhasa, decine di tibetani in esilio sono scesi in piazza a Delhi e in altre citta’ indiane per chiedere un intervento della comunita’ internazionale. Almeno un migliaio di esuli tibetano si sono riuniti al monumento Jantar Mantar nel centro di Delhi per esprimere solidarieta’ alle proteste in patria. Con una lettera consegnata alla sede locale dell’Onu e indirizzata al segretario generale Ban ki-Moon hanno chiesto di intervenire presso il governo di Pechino per fermare “l’inumana oppressione dei tibetani in Tibet”. Piccoli gruppi si sono dati appuntamento davanti all’ambasciata cinese di Delhi gridando slogan di protesta, ma sono stati dispersi dalla polizia. In serata e’ organizzata una fiaccolata a Mumbai, la capitale finanziaria indiana. Nel nord del Paese, nella sede del governo tibetano in esilio di Dharamsala, cinque ong in una conferenza stampa congiunta hanno condannato la “violenta repressione” cinese. “Temiamo il peggio per i nostri fratelli e sorelle dopo il dispiegamento di polizia ed esercito in tutto il Paese”, ha detto Ngawang Woebar, leader del movimento di ex prigionieri politici tibetani GuChuSum, che ha denunciato la possibilita’ di centinaia di persone uccise, di raid casa per casa, di pestaggi e di arresti indiscriminati. Le 5 ong hanno anche chiesto alle autorita’ indiane il rilascio dei 101 tibetani arrestati giovedi’ scorso mentre prendevano parte alla marcia di protesta da Dharamsala a Lhasa. Secondo le stime, in India vivono oggi circa 100 mila esuli tibetani suddivisi in 35 insediamenti e numerose altre piccole comunita’.

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