Il rapporto
Tumori del sangue: troppe diseguaglianze nell’accesso alle terapie
Cresciuto del 14% in due anni il numero di pazienti trattati con Car-T nei 51 centri autorizzati all'erogazione della terapia ma oltre la metà nel Nord d'Italia. Una disparità di accesso che pesa. «Eliminare gli ostacoli di programmazione» dice Felice Bombaci di Ail. «Superare i divari territoriali» dice il Ministero. Sì, ma come?

Le terapie più innovative per i tumori del sangue, come le Car-T e gli anticorpi bispecifici, hanno aperto nuove prospettive di remissione duratura e, in alcuni casi, di guarigione. Tuttavia, in Italia l’accesso a queste cure salvavita è ancora fortemente disomogeneo. È quanto emerge dal Report sulle disparità regionali: Advanced Therapy & Car-T, presentato oggi a Roma da Iqvia per All.Can Italia, coalizione che unisce associazioni di pazienti, clinici, università e Industria. Il rapporto, presentato nel corso dell’evento “Terapie innovative nei tumori ematologici. Verso un accesso equo e sostenibile“, ha messo in luce l’aumento dei pazienti trattati con Car-T che, tra il 2024 e il 2026, cresce del 14% con 51 centri autorizzati all’erogazione della terapia, di cui più della metà concentrati nel nord del Paese. Questa la mappa tratta dal rapporto:

In Italia le Cart-T sono disponibili in 6 indicazioni terapeutiche, a cui si aggiungono ulteriori 5 attualmente solo approvate dall’Ema. «Allo stato attuale, anche per via della complessità delle procedure di selezione di pazienti eleggibili, si sta attualmente trattando un numero di persone inferiore alle aspettative, ma le prospettive per il futuro sembrano indicare un ampliamento della popolazione trattata» spiega il Rapporto. «L’assenza di un’efficace governance delle terapie non permette infatti di gestire in maniera omnicomprensiva e strategica la complessità clinica ed organizzativa delle stesse».
Disparità di accesso, ma sono salvavita
Felice Bombaci, coordinatore nazionale Gruppo Pazienti dell’Associazione italiana leucemie Ail e membro All.Can Italia, ha affermato: «Oggi l’accesso alle terapie innovative in ambito onco-ematologico è ancora profondamente iniquo: dipende troppo dal territorio in cui si vive e non dalla condizione clinica. Questa disparità è inaccettabile. Le Car-T e gli anticorpi bispecifici sono terapie salvavita che possono offrire una chance concreta di guarigione, restituendo la persona alla propria vita e socialità. È per questo che devono essere considerate un investimento, non una spesa: anche nella rendicontazione economica del Servizio Sanitario, serve un cambio di paradigma. Per rendere realmente accessibili queste terapie, dobbiamo partire dall’eliminazione degli ostacoli di programmazione che ancora rallentano l’accesso ai farmaci salvavita. I pazienti non possono permettersi di aspettare. È necessario, ad esempio, superare il sistema dei prontuari terapeutici regionali che, oggi, rappresenta una barriera all’uniformità di cura. Non possiamo più tollerare che la sopravvivenza sia determinata dal codice di avviamento postale».
Bisogna superare il sistema dei prontuari terapeutici regionali che, oggi, rappresenta una barriera all’uniformità di cura
Felice Bombaci
Da corrente a spesa in conto capitale
Le difficoltà economiche sono notevoli e al costo dei farmaci innovativi si aggiunge una domanda in progressiva crescita. «Una soluzione – si legge nel Rapporto – potrebbe essere la creazione di un fondo dedicato a livello regionale (o nazionale), che assicuri un accesso equo e sostenibile a queste terapie rivoluzionarie». E, ancora, «vi sarebbe la necessità di adottare un approccio organizzativo più equo e organico fra le diverse realtà regionali».
Per Francesco Zaffini, Presidente della X Commissione Salute, Lavoro, Previdenza e Affari Sociali di Palazzo Madama, «un diffuso accesso a terapie avanzate e innovative per poter rappresentare una soluzione equa e sostenibile nella cura dei tumori ematologici e più in generale nelle diverse patologie associate, deve passare necessariamente attraverso l’idea di riclassificare le risorse impegnate da spesa corrente a spesa d’investimento, o spese in conto capitale. Ciò in quanto queste terapie, pur realizzate spesso con tecnologie dai costi esorbitanti e quindi di difficile accesso per il paziente, hanno la capacità di garantire risultati negli anni anche con una sola somministrazione; sono infatti spesso terapie one-shot con risparmi importanti e consistenti nella spesa di presa in carico da parte del nostro Ssn dei pazienti. La X Commissione che presiedo a Palazzo Madama sta lavorando proprio in questa direzione, nella considerazione generale di inserimento della spesa in terapie avanzate e in prevenzione come spesa di investimento».
Il Ministero: superare i divari territoriali
«Come Ministero della Salute, abbiamo posto la promozione dell’innovazione e l’equità nell’accesso alle cure al centro delle nostre politiche, sostenendo la ricerca anche finalizzata allo sviluppo dell’oncologia di precisione» ha detto Graziano Lardo, Direttore Generale Ricerca e Innovazione in Sanità del Ministero della Salute. «Per rendere davvero strutturale e fruibile l’innovazione, serve un approccio sistemico che valorizzi la ricerca, superi i divari territoriali, rafforzi i meccanismi di valutazione e accesso, coinvolgendo attivamente le Società Scientifiche e le Associazioni dei Pazienti per ascoltare la voce di chi ogni giorno affronta la malattia. Solo così potremo costruire un Servizio Sanitario sempre più capace di accogliere il futuro».
Foto di Anirudh su Unsplash
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