Giustizia

Tutti i numeri dell’estate nera delle carceri italiane

Tra sovraffollamento, caldo estremo, suicidi e disordini i mesi estivi negli istituti di pena italiani sono insopportabili. Sono presenti quasi 16mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili. Dall’inizio dell’anno sono 55 i detenuti che hanno deciso di togliersi la vita e 103 le morti per “altre cause”. Tre i casi tragici solo il giorno di Ferragosto, tra cui un tentato suicidio a Regina Coeli, a cui è seguito una protesta. La garante di Roma Valentina Calderone: «Nel carcere romano, sovraffollato al 200%, celle senz'acque e temperatura proibitiva»

di Ilaria Dioguardi

Sono 62.569 i detenuti nelle carceri italiane, al 31 luglio 2025 secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria-Dap, a fronte di 46.706 posti disponibili (analisi dei dati del Dap da parte del Garante delle persone private della libertà personale). Sono, quindi, quasi 16mila i detenuti in più rispetto alla disponibilità degli istituti di pena.

Nei primi sette mesi e mezzo di questo 2025 sono stati 55 i suicidi tra i detenuti e 103 le morti per “altre cause” (malattia, overdose, omicidio, cause “da accertare”, dati del dossier Morire di carcere di Ristretti Orizzonti). Tre i casi tragici nella sola giornata di Ferragosto: il quinto suicidio in Campania (un uomo di 53 anni), un decesso a Civitavecchia (in circostanze da accertare) e un tentato suicidio a Roma, a Regina Coeli, di un ragazzo di origini egiziane di 19 anni, appena entrato in carcere. Sono alcuni dei numeri di questa estate nera e rovente delle carceri italiane.

Regina Coeli, sovraffollamento del 200%

«Come era prevedibile, questa estate si conferma veramente complicata all’interno degli istituti penitenziari. Le temperature, il sovraffollamento, la turnazione per le ferie di tutto il personale non fanno che aggravare una situazione già molto grave», dice Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà personale di Roma capitale. «In istituti come Regina Coeli in cui si sfiora il 200% di sovraffollamento, è tutto più difficile». Il carcere romano, a fronte di una disponibilità di 572 posti, ospita 1.116 detenuti.

Le temperature, il sovraffollamento, la turnazione per le ferie di tutto il personale non fanno che aggravare una situazione già molto grave. In istituti come Regina Coeli, in cui si sfiora il 200% di sovraffollamento, è tutto più difficile

Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà personale di Roma capitale

«Stanze senz’acqua e temperatura proibitiva»

«Nell’istituto, neanche un mese fa, un giovane uomo è stato trovato morto nella sua cella, tre giorni fa un ragazzo appena entrato ha provato ad impiccarsi all’interno della settima sezione, che è quella in cui avvengono il maggior numero di suicidi e tentati suicidi», prosegue. Il ragazzo che ha tentato di uccidersi ed è stato trasportato in ospedale in condizioni molto critiche, «sembra fuori pericolo di vita ma questo non diminuisce la gravità di quello che è successo. Tre notti fa ci sono stati disordini, una protesta molto violenta, e incendi. Il clima all’interno del carcere romano è di esasperazione. Penso che, ogni volta che succedono eventi del genere, sono tragedie sfiorate e che, con un governo più razionale del sistema penitenziario, potrebbero essere evitate. Nella mia ultima visita a Regina Coeli del 12 agosto», continua Calderone, «c’erano stanze senz’acqua e una temperatura proibitiva».

Tra disperazione individuale e protesta collettiva

«Non c’è nulla di sorprendente in questa estate nera delle carceri. Ci sono i problemi che abbiamo sempre evidenziato, anche all’inizio dell’estate, per cui sarebbe stato necessario un intervento che riconducesse a condizioni di vivibilità le nostre carceri. Purtroppo questo intervento non c’è stato e quindi accade quello che temevamo che potesse accadere», dice Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà personale per la regione Lazio.

Ora d’aria tra le ore 13 e le 15

«C’è, da una parte, la disperazione individuale di chi decide di farla finita per motivi diversi. Dall’altra, ci sono forme di protesta collettiva, che abbiamo visto a Regina Coeli. Una protesta che è nata dalla sesta sezione, che a me aveva indirizzato nel mese di giugno un reclamo collettivo firmato da tutti i detenuti, in cui si lamentavano del caldo, delle ore d’aria che non riescono a fare per quanto previsto dalla legge. Dovrebbero fare quattro ore d’aria e ne fanno solo una testa e in orari impossibili d’estate, dalle ore 13 alle 15. In tutte le regioni hanno disposto l’interruzione dei lavori in strada per il caldo eccessivo, dalle 12 alle 16, e in quegli orari vengono mandati i detenuti all’ora d’aria in cortile. È chiaramente un controsenso», sottolinea Anastasia.

«I detenuti di quella sezione avevano fatto tutte le loro rimostranze, che avevo girate alla divisione del carcere. Quando succede, per di più, un caso di tentativo di suicidio particolarmente impressionante, come quello de giovane senza fissa dimora a Ferragosto, è scoppiata la protesta. Non ci si può sorprendere di quello che accade, purtroppo è il risultato di una condizione di degrado e di sovraffollamento della nostra istituzione penitenziaria che non ha risposte da parte dell’autorità politica».

I detenuti sono autorizzati ad acquistare i ventilatori, ma spesso non se li possono permettere e devono aspettare una donazione

Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà personale per la regione Lazio

Chi non può comprare un ventilatore spera in una donazione

Per fortuna ogni estate c’è una gara di solidarietà per la fornitura agli istituti di pena di ventilatori, in qualche caso anche di frigoriferi o congelatori. «I detenuti di cui parlavo, della sesta sezione di Regina Coeli che hanno fatto la protesta l’altro giorno, tra le altre cose lamentavano il fatto di non avere ventilatori, frigoriferi e congelatori. La direttrice mi ha risposto, in una lettera di pochi giorni prima di Ferragosto, che i ventilatori che i detenuti avevano quando stavano in un’altra sezione sono andati bruciati nella protesta che hanno fatto a settembre l’anno scorso, che sono in acquisizione, in attesa di una nuova fornitura. Il fatto è che i detenuti sono autorizzati ad acquistare i ventilatori, ma spesso non se li possono permettere e devono aspettare una donazione», prosegue Anastasia.

Impianti elettrici a volte inadeguati per l’aria condizionata

Alcuni istituti penitenziari hanno impianti elettrici inadeguati, che non reggono l’area condizionata. «Ad esempio, nel carcere di Frosinone, c’è questo problema. Forse bisognava pensarci un po’ meglio, quando è stata fatta la programmazione del Pnrr sulla giustizia, piuttosto che finanziare otto padiglioni che erano già finanziati dalle risorse statuali, si poteva fare un intervento sull’innovazione di approvvigionamento elettrico di tutti gli istituti penitenziari. Che ci vuole a coprire le carceri di pannelli fotovoltaici, in modo da diventare indipendenti e avere tutte l’area condizionata? Altro che ventilatori! Però servono soldi, che non ci sono perché vengono usati per costruire i nuovi istituti, che chissà se e quando verranno aperti. Intanto in quelli che ci sono si vive come si vive…»

Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

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