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Solidarietà & Volontariato

Tutti uguali tutti diversi

Claudio Imprudente, scrittore disabile, gira le scuole d’Italia e educa i ragazzi alla diversità. Ma senza rinunciare all’ironia. Oggi racconta la sua esperienza in un libro.

di Gabriella Meroni

Handicap e scuola, una convivenza ancora difficile. Dopo anni e anni di discorsi su integrazione dei disabili nelle classi ?normali?, chiusura delle ghettizzanti scuole speciali, introduzione degli insegnanti di sostegno, il problema dell?inserimento dei disabili nelle aule resta attuale. Ciclicamente lo riportano alla ribalta alcuni casi clamorosi di emarginazione: a Rovereto, i compagni di classe di una bambina Down ?dimenticano? di invitarla alla pizza di fine anno; a Manfredonia, il preside di un istituto tecnico impedisce a una ragazza cieca di partecipare alla recita degli studenti «perché non era assicurata e le poteva capitare qualcosa di spiacevole», visto che nell?istituto talvolta «qualcuno lancia pietre». Storie di emarginazione e di ignoranza. Ma al di là della cronaca atroce e della politica indifferente, restano le iniziative di chi fa qualcosa di concreto per l?integrazione degli handicappati. E forse non è un caso che una delle iniziative più riuscite per abbattere le barriere arrivi proprio da un gruppo di disabili, promotori di un progetto che da dieci anni viaggia con successo nelle scuole italiane. Progetto Calamaio accomuna una serie di attività di animazione e formazione che ha proprio lo scopo di creare una ?cultura dell?handicap? tra i compagni di una stessa classe. Claudio Imprudente, giornalista, 37 anni e una vita densa di impegni su e giù per l?Italia, è il fondatore di Progetto Calamaio e il presidente del Centro documentazione handicap di Bologna, che del Progetto è l?ente promotore. Autore di un libro (Progetto Calamaio, appunto) uscito da poco, in cui descrive la propria esperienza tra i ragazzi, Claudio è una vera forza della natura: scrive canzoni e racconti per bambini, tiene conferenze, dirige il periodico del Centro documentazione handicap (Accaparlante), gli piace fare tardi con i suoi amici Dalla e Morandi. Ma lui stesso racconta che quando entra in una classe il brusìo degli studenti si ghiaccia di colpo in un silenzio irreale. Claudio ci è abituato, al punto che l?ha battezzato ?effetto Calamaio?, e ci ride sopra. Ma avverte: è il segnale di un imbarazzo, di una incapacità di relazione che scatta di fronte al diverso da noi. Claudio, infatti, è handicappato. Sta su una sedia e rotelle e non parla. Per comunicare con gli altri usa un pannello trasparente, di sua invenzione, su cui sono riprodotte le lettere dell?alfabeto. Di fronte, al di là del pannello, ci deve essere qualcuno che segua il suo sguardo, che di volta in volta punta le lettere, e poi ripeta a voce alta le sue parole. Secondo Claudio, allontanato dal liceo dopo il terzo anno perché considerato ?di intralcio? per i compagni, gli episodi di Rovereto e Manfredonia sono uno specchio dei tempi: «Il problema è la mancanza di cultura. La gente ha paura della diversità e per questo sfugge, evita l?handicappato. Ma questi fatti sono ancora più gravi, perché accaduti in un contesto festoso, cioè in momenti in cui si tende a non pensare. Evidentemente chi li ha compiuti ha preferito escludere persone che con la loro diversità potevano suscitare dolore o fastidio. Dimenticando che diversità e divertimento hanno la stessa radice, il latino di-vertere, che significa ?rivolgere lo sguardo altrove?». Proprio sul divertimento e sul gioco, tra l?altro, si basano Progetto Calamaio e l?attività di Claudio e dei suoi amici (chi volesse invitarli nella propria scuola può chiamare lo 051/6415005) . «Lavoriamo per ribaltare la cultura e l?immagine dell?handicap», precisano, «modificandola e migliorandola: da agglomerato di tristezze a normalità comprensiva di tutto ciò che è umano». Gioco compreso. Claudio, ad esempio, propone spesso ai ragazzi il gioco del quiz: due squadre si sfidano a chi capisce prima le frasi pronunciate da Alberto, un disabile con difficoltà di parola. Oppure racconta storielle divertenti con protagonisti i disabili, come quando un ragazzo spastico suo amico convinse un negoziante disonesto a rilasciare lo scontrino fingendosi un ex finanziere che aveva avuto un incidente… «Quello che pochi capiscono è la fondamentale distinzione tra deficit e handicap», continua Claudio. «Il deficit è una mancanza, un difetto che può avere chiunque, in modo più o meno serio. L?handicap è la conseguenza di quel difetto, e può essere più o meno grave anche a seconda dell?atteggiamento che gli altri dimostrano nei confronti di esso». Chi è miope, ad esempio, ha un deficit oggettivo, ma non è handicappato perché gli occhiali lo aiutano a superare quella difficoltà e lo pongono allo stesso livello degli altri. Così il pannello alfabetico aiuta Claudio a comunicare. E così l?accorciare le distanze, il superare la diffidenza che il diverso suscita aiuta il disabile e noi a superare le barriere, ciascuno la sua. Perché, in fondo, la diversità non può mai stare da una parte sola. Niente pietismo, dunque, e niente retorica, ma tanta allegria e un messaggio semplice: accettiamoci reciprocamente, così come siamo fatti, senza la pretesa di fare gli eroi. L?ha capito bene Alessandro, un alunno di seconda media che un giorno, a termine di un incontro, ha detto a Claudio: «Su una cosa non sono tanto d?accordo. Secondo me, le gambe servono…». OK, il re è giusto Claudio Imprudente, scrittore e giornalista disabile, ha scritto ?Re 33 e i suoi 33 bottoni d?oro?, un racconto-gioco interattivo per spiegare ai bambini la diversità. Re 33, monarca di un regno popolato da animali parlanti, riceve un compito dal Sovrano dei Sovrani: governare con giustizia i suoi sudditi. Re 33 decide allora di trattare allo stesso modo tutti gli animali. Ma combina solo guai: libera un canarino in gabbia, ma poi, per trattarlo allo stesso modo, getta dalla finestra un pesce che stava nell?acquario. Finché il buffone gli spiega la vera giustizia: non stravolgere la natura in nome di un?astratta idea di bene, ma lasciare che ?ciascuno viva la vita che è nato per vivere?. Per ricevere il libro o contattare l?Autore si può chiamare il Centro documentazione handicap di Bologna allo 051/6415005; e-mail: asshp1@iperbole.bologna.it


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