Non profit
tutti volontari,tante aziende amiche:e le spese sono a zero
sotto la lente Associazione Italia Uganda onlus
di Redazione
Associazione Italia Uganda onlus è nata nel 2000 a Pavia, ha sostenitori in tutta Italia e opera su progetti di cooperazione in Uganda, in collaborazione con la Emmaus Foundation di Kampala, fondata da padre Giovanni “John” Scalabrini, missionario italiano in Africa dal 1964. Gli interventi sono concentrati a Kampala e a Gulu, nel nord del Paese, zona martoriata da 20 anni di guerra fratricida.
«Aiuef è un’associazione laica», racconta il presidente Fabio Salvatore, «che ha scelto di collaborare con un padre missionario cattolico per la validità del suo modo di operare, vicino ai bisogni sia materiali che spirituali della gente. La nostra associazione è quindi eterogenea: abbiamo volontari e sostenitori di tutti i tipi, dal ciellino all’anarchico bakuniniano».
Le attività che l’associazione realizza sul territorio sono circoscrivibili a due ambiti: da una parte la realizzazione di progetti di scolarizzazione in Uganda (costruzione di scuole, sostegno a distanza, borse di studio per universitari), dall’altra la sensibilizzazione e l’informazione in Italia, tramite corsi di formazione con le scuole, attività di comunicazione e seminari. L’aspetto interessante del modello di gestione di Aiuef è la scelta di basarsi sull’apporto di soli volontari, che svolgono nella vita altri mestieri e che si autotassano per supportare finanziariamente le attività. «Sino al 2006 tutte le attività venivano svolte esclusivamente da volontari. Con il crescere dei risultati è diventato necessario strutturarsi meglio, anche per adempiere a tutti gli obblighi che prima l’onestà e poi la legge impongono a chi dirige una onlus. Nel 2007 abbiamo lanciato un appello ai nostri sostenitori, specialmente alle aziende private da cui Aiuef riceve la maggior parte dei contributi, spiegando i nostri problemi. Alcune di queste ci hanno aiutato ad assumere personale dal 2008: infatti da gennaio avremo dipendenti assunti a tempo indeterminato».
L’obiettivo del miglioramento strutturale è trovare soluzioni concrete per ridurre i costi e destinare le proprie spese quanto più possibile alla mission: un traguardo già di fatto raggiunto, visto che in pratica, grazie all’autotassazione e ad alcuni sponsor, anche il 2,12% di entrate destinate alle spese di gestione «viene abbattuto, e i costi gestionali non incidono sui fondi raccolti per gli aiuti umanitari. Si può dire quindi che il 100% delle entrate viene destinato alla mission e lo 0% alla struttura», come spiega lo stesso Salvatore. «Abbiamo mezzi e attrezzature messe gratuitamente a disposizione da varie aziende, e grazie allo strumento del “prestito del personale dipendente”, previsto dalla legge, abbiamo figure part time provenienti da aziende che affiancano i volontari, garantendo continuità».
Questo approccio costituisce la forza di Aiuef rispetto alla “concorrenza” delle grandi ong, più presenti sui media e quindi più capaci di fundraising ad ampio raggio. «Le grandi ong riescono in progetti più ambiziosi, che coinvolgono intere nazioni, ma a volte i grandi numeri sacrificano le esigenze del singolo individuo. I nostri progetti sono a misura d’uomo», afferma con sicurezza Salvatore. «Anzi», conclude, «bisognerebbe aprire un’associazione con il principale scopo di chiuderla al più presto, perché vorrebbe dire che si è riusciti nel traguardo che ci si era posti. Certo, sappiamo tutti che è un ragionamento utopico, ma non è forse tutto questo basato sul sogno di poter creare un mondo migliore?».
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