Mondo
Ucraina, la guerra vista dalle case dei fragili
L'ong italiana Intersos è attiva nel Paese, portando soccorso a quanti sono doppiamente vittime dell'invasione russa: perché cittadini ucraini e perché vulnerabili. Il racconto della nostra inviata
di Anna Spena
Dall' Oblast di Dnipro.
Tre famiglie, tre storie diverse. La guerra ha reso tutti scoperti e fragili, ma per chi fragile lo era anche prima, il conflitto è più doloroso ancora Vasyl ha 29 anni. Dieci anni fa, dopo un tuffo, si è fratturato la colonna vertebrale, da allora non cammina più. Vive con la madre Iryna e suo padre Gennadiy al sesto piano di una casa popolare a Kamianske, un comune di periferia dell’oblast di Dnipro.
Quando l’allarme antiaereo suona c’è poco da fare, solo sperare che non colpisca li. Vasyl ripete spesse: «Mamma, basta prenderti cura di me».
Anche Maxim vive a Kamianske, ha 11 anni e con la madre Olga, il papà e un fratello minore che la mattina va a scuola. Lui no, invece. A scuola non ci va. «Capisce tutto, ascolta tutto», racconta la mamma. Maxim ha la sindrome di down. Insieme alla sua famiglia è uno sfollato interno. Nel luglio del 2022 hanno lasciato Kakhovka, nella regione di Kherson. Prima hanno trovato rifugio a Zaporizhzhia, poi a Dnipro e «ora siamo qui».
Olga, più di tutto, spera una sola cosa «che Maxim ricominci un po’ a parlare. Prima della guerra qualche progresso l’aveva fatto. Adesso invece non parla più». Sulla riva sinistra del fiume Dnipro, Yulia vive con il marito e le due figlie nel villaggio di Kurylivka, distretto di Petrykivka. Lei non ha mai potuto lavorare, neanche prima della guerra. Ha 40 e cura le sue figlie. Anastasia di 20 e Lisa di 16.
Due giovani donne incatenate nel corpo di bambine che dipendono da lei in tutto. Non si è mai capito che malattia avessero le sue figlie, genetica si suppone. Prima della guerra Yulia e il marito avevano messo i soldi da parte per andare a Kiev e fare delle analisi. Non per guarire, ma almeno per dare un nome a quel dolore quotidiano e, se è possibile, qualche farmaco per limitare gli spasmi che fanno stare ancora peggio le sue figlie.
Ma ora quei soldi non li hanno più: «Abbiamo comprato cibo e medicine».
Yulia, Maxim, Vasyl e ancora Anastasia, Lisa, Olga sono alcune delle persone aiutate dall’organizzazione umanitaria italiana Intersos, che con il sostegno dell'Unione Europea, monitora le situazioni più delicate negli oblast più colpiti dell’Ucraina e interviene con distribuzioni di kit igienici, medicine, ma anche supporto legale, accompagnamenti, accesso ai servizi.
Prima di una serie di corrispondenze. Le foto sono di Anna Spena per VITA.
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