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Ulisse approda in Riviera

Rimini /2. Trent'anni di successi e dieci di silenzio: la Pfm torna in concerto. Lo storico gruppo rock sceglie il palcoscenico del Meeting per presentare il suo nuovo album

di Roberto Beccaria

Più Forti che Mai. Torna la Pfm, dagli anni ’60 il più grande gruppo rock italiano, e subito il disco “Ulisse” va a ruba: già 50 mila le copie vendute. Dieci anni di silenzio, ma è come se non avessero mai smesso di frequentare le sale d’incisione. E ora tornano anche su un palcoscenico. L’occasione è data dal Meeting di Rimini, dove Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Franco Mussida e Flavio Premoli incontreranno circa diecimila giovani, rispondendo alle loro domande e offrendo un assaggio acustico di alcuni degli ultimi pezzi. In attesa della tournée a novembre. Ulisse è il protagonista del nuovo disco. L’eterno viaggiatore al limite del mondo e al limite di se stesso. Eppure il viaggio della Premiata Forneria Marconi si è interrotto per dieci anni. «Non è così», assicura Franco Mussida, il chitarrista del gruppo. «Ulisse è in piena continuità con le nostre radici. È il viaggio dei viaggi: l’uomo che va alla ricerca di sé, della risposta alle sue domande fondamentali, che sono scritte nel suo cuore». E in effetti non sono canzonette. Basta leggere qualche testo. Canzone del ritorno: “Stasera il mio cuore ha capito che questa mia malinconia è un cane che annusa le cose per trovare la via”. Il cavallo di legno: “Ho sognato che la cosa più importante non è chi sei ma quel che vuoi. Ci deve essere una breccia in questo mondo, certo ci sarà”. Ulisse: “L’anima mia soffre, vuole uscire, andare perché nessuno può capire un porto se non sa il mare cos’è”. La domanda, d’accordo. E la risposta? «Non vogliamo darla noi per tutti. Ognuno deve cercarla da sé. Ma se non si mantiene la curiosità originaria, ci si frega già in partenza». Ed è quello che la Pfm dirà ai ragazzi al Meeting: «Mantenete la curiosità del non-conosciuto, lo spirito della meraviglia», continua Mussida. «Perché la vita non è un grande mistero, dove tutto è buono, tutto è verità, come dice la frase di Dostoevskij che dà il titolo al Meeting». Tante volte, però, nei giovani questa voglia di sconosciuto diventa sballo. «Ma questo è colpa degli adulti che non sono capaci di dare ai ragazzi degli ideali concreti da vivere», conclude Mussida. «Noi vorremmo che le nostre canzoni siano uno strumento per ridare lo stupore. Perché l’adulto, di solito, dà l’idea che tutto sia già conosciuto». Trent’anni di successi e dieci di silenzio: la Pfm ha ripreso il suo viaggio. Sulle tracce di Ulisse.


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