Economia
Un Giubileo per trasformare il debito dei Paesi poveri in un investimento sociale e sostenibile
Presentata a Firenze la proposta "Debt Release for Sustainable Human Development". Un'idea per affrontare la crisi del debito sovrano nei Paesi a basso e medio reddito. «Proponiamo», scrive l'economista Leonardo Becchetti, «che una parte del debito dei Paesi poveri, invece che essere versata nelle casse dei creditori, finisca in un fondo di garanzia che finanzia investimenti ad alto impatto sociale ed ambientale negli stessi Paesi debitori»

Sarà presentata oggi a Firenze, nell’ambito del convegno internazionale “Renaissance in Economics”, la proposta “Debt Release for Sustainable Human Development”. Un’idea lanciata da un gruppo di economisti, esperti, di cooperazione e rappresentanti della società civile, per affrontare la crisi del debito sovrano nei Paesi a basso e medio reddito. L’iniziativa è promossa, tra gli altri, anche dall’economista Leonardo Becchetti, professore presso l’Università di Roma Tor Vergata e direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile.
Il giubileo è un tempo opportunità nel quale nell’antica tradizione giudaico-cristiana si realizzava un reset delle posizioni tra debitori e creditori per questioni di giustizia. Non era infatti infrequente che i debitori per restituire le somme dovute diventassero schiavi dei creditori e che non bastasse una generazione per estinguere il debito.
Con l’esplosione dei prezzi del gas e l’inflazione nei paesi ad alto reddito si è ripetuta purtroppo la storia di fine anni Settanta (allora il problema furono i prezzi del petrolio). Le politiche monetarie restrittive dei paesi ad alto reddito per combattere l’inflazione produssero un aumento dei tassi d’interesse, una fuga di capitali finanziari verso i titoli dei paesi ad alto reddito ora più redditizi con una conseguente svalutazione del cambio di tutte le valute deboli dei paesi debitori. I paesi debitori si sono trovati ancora un volta in una condizione simile e per certi versi peggiore dei cittadini che hanno mutui a tasso variabile quando i tassi salgono. Il debito è diventato più caro non solo per l’aumento dei tassi d’interesse ma anche per la svalutazione del cambio. Come all’inizio degli anni Ottanta molti paesi sono finiti in default. E nei paesi dove il debito è stato ristrutturato o che comunque stanno continuando a pagare, le spese per interessi superano quelle per salute ed istruzione con effetti devastanti su aspettativa di vita e povertà ponendo le condizioni per un’altra generazione perduta.

Il debito è un macigno il cui peso cresce dunque anche per le dinamiche macroeconomiche sopra descritte senza responsabilità dei paesi debitori (responsabilità che esistono perché spesso le risorse sono mal gestite dai governi locali per sprechi e corruzione). La nostra proposta vuole riprendere l’invito di papa Francesco a compensare il debito finanziario dei debitori con il debito ecologico dei creditori e si pone obiettivi realistici perché ogni accordo di successo in questo campo deve essere approvato da debitori e creditori.
Noi proponiamo che una parte del servizio del debito, invece che essere versata nelle casse dei creditori, finisca in un fondo di garanzia che finanzia investimenti nei paesi debitori ad alto impatto sociale ed ambientale. Gli investimenti da finanziare saranno valutati da una commissione multistakeholder che include tutti gli attori della questione sulla base di criteri rigorosi Esg. Il meccanismo ha una serie di vantaggi. È semplice e modulabile non richiedendo complesse operazioni di cartolarizzazione che aumentano i costi della ristrutturazione ed arricchiscono gli intermediari. Migliora la reputazione dei debitori che saranno comunque costretti a tornare sui mercati finanziari per avere nuove risorse perché la valutazione rigorosa degli investimenti è una garanzia che le risorse saranno spese bene. È nell’interesse anche dei creditori perché due degli obiettivi degli investimenti (mitigazione ed adattamento) sono di diretto interesse dei creditori visto che il riscaldamento globale è un problema di tutti e gli sforzi di riduzione delle emissioni nei paesi creditori possono essere resi vani se non accompagnati da analoghi sforzi nei paesi debitori. Inoltre l’adattamento alle nuove condizioni climatiche nei paesi debitori è fondamentale per ridurre gli shock prodotti dal riscaldamento globale che riducono la capacità degli stessi paesi debitori di essere solvibili.
Si può certo puntare idealmente a molto di più ma gli appelli agli obiettivi troppo ambiziosi cadono spesso nel vuoto. Iniziamo col fare qualcosa di concreto e di fattibile che sia di mutuo interesse di creditori e debitori e che possa generare speranza e prime soluzioni al problema. Stamattina all’Università di Firenze in una tavola rotonda alla Conferenza del Rinascimento Economico organizzata dai 350 firmatari del manifesto per la nuova economia ispirato ai principi dell’economia civile presentiamo ufficialmente la proposta. Speriamo sia solo il primo passo di una lunga marcia.
Credit foto AP Photo/Jerome Delay
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