Non profit
Un intervento che oggi va oltre l’accoglienza
Nel 2010 aprono i laboratori di orientamento professionale
di Redazione
«Arrivano da noi sempre più persone fra i 50 e i 60 anni. Hanno perso il lavoro, ma teoricamente sono ancora idonei. Ci siamo chiesti se si poteva fare qualcosa di più dell’offerta del pasto e della fornitura dei vestiti», afferma Maria Teresa SaratiNonostante la crisi, l’Opera Cardinal Ferrari è riuscita ad aumentare i pacchi viveri e ad avviare il nuovo progetto dei laboratori artistico-artigianali. Interventi che non potevano essere rinviati e sui quali anche quest’anno dovrà essere concentrata l’attenzione. Anche se la situazione economica generale è ancora difficile.
«Le spese di gestione sono cresciute e i benefattori hanno avuto un andamento fluttuante, critico. Non è diminuito il numero degli offerenti, gli amici si sono tutti riconfermati nel 2009 ed è un dato importantissimo, ma spesso con contributi più modesti, adeguati alle ridotte possibilità. E questo per noi ha voluto dire un affanno economico», spiega il consigliere delegato Maria Teresa Sarati (nella foto). L’Opera Cardinal Ferrari, nata nel 1921 come ultima volontà del cardinale Beato Andrea Carlo Ferrari, è un centro diurno per l’assistenza agli emarginati indigenti e inabili al lavoro: anziani, persone senza fissa dimora, portatori di disagio psico-fisico oltre che sociale. L’adeguamento dei pacchi viveri è stato realizzato anche grazie al sostegno della Provincia di Milano. I pacchi viveri sono generi di prima necessità destinati alle persone che hanno sì un tetto, ma non i soldi per vivere.
«Sono aumentati di numero e nella qualità. Ogni mese ora superiamo i 200 pacchi, che sono passati da un valore di 35 euro a quello di 45 euro. A questi si aggiungono i pacchi maggiorati per le famiglie numerose. Dobbiamo fronteggiare una pluralità di situazioni: dalle nonne con nipotini a carico perché i genitori sono assenti (carcerazione, malattia), ad ogni altra tipologia di nuclei con grandi difficoltà e quindi si è dovuto ampliare l’entità del contenuto del pacco», racconta Maria Teresa Sarati.
L’Opera Cardinal Ferrari dall’anno scorso sta facendo uno sforzo in termini di mezzi e persone per andare oltre all’accoglienza. «Arrivano da noi sempre più persone fra i 50 e i 60 anni. Hanno perso il lavoro, ma teoricamente sono ancora idonei. Ci siamo chiesti se per questi casi basta la colazione del mattino e il pranzo o se invece sarebbe più utile un loro accompagnamento verso una ritrovata normalità, che vuole dire imparare a curare meglio la propria persona, a relazionarsi con gli altri, in attesa di trovare di nuovo un’occupazione». Da questa domanda, la risposta dei laboratori. «Vogliono tenere la persona attiva, rispolverando capacità magari sopite di tipo artigianale o decorativo», conclude Maria Teresa Sarati. «Per tutti è un processo che favorisce il recupero dell’autostima, un percorso in cui la persona è accompagnata dai nostri volontari; per alcuni favorisce persino uno sbocco lavorativo nelle cooperative sociali».
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