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Religioni

Un monaco, un rabbino e un imam sfilano per la pace, a Firenze

Luci a Firenze. Ieri sera è accaduto un fatto notevole nel capoluogo toscano. Convocati da padre Bernardo Gianni, l’abate di San Miniato al Monte, hanno camminato insieme a migliaia di cittadini per la pace in Medio Oriente il rabbino capo Gadi Piperno e l’imam Izzedin Elzir.

di Alessandro Banfi

Padre Bernardo Gianni guida la fiaccolata per la Pace a Firenze

Luci a Firenze. Ieri sera è accaduto un fatto notevole nel capoluogo toscano. Convocati da padre Bernardo Gianni, l’abate di San Miniato al Monte, hanno camminato insieme per la pace in Medio Oriente il rabbino capo Gadi Piperno e l’imam Izzedin Elzir. «È stato un piccolo miracolo, capace di andare oltre i contingenti steccati dell’odio e del sospetto», ha detto il benedettino che ha radunato migliaia di persone e anche quanti per la geopolitica sono considerati “nemici”. A ispirare tutti la profezia del sindaco santo Giorgio La Pira che vedeva in Firenze una nuova Gerusalemme, “bella come la Gerusalemme messianica, irradiante pace e luce”. Per chi conosce le dinamiche fra i tanti musulmani italiani, il gesto di Elzir, originario di Hebron, è stato molto coraggioso. E lo stesso si può dire di quello di Rev Piperno, che già in occasione della crisi della Moschea di Firenze, aveva mostrato grande sensibilità inter religiosa e inter culturale. Il “sentiero di Isaia” di lapiriana memoria è tornato di colpo d’attualità in una serata fiorentina di fine ottobre.  Un sentiero ieri percorso da migliaia di cittadini

La manifestazione di Firenze arriva in un momento in cui il mondo spera nella tregua. Ieri sono state rilasciate altre due donne che erano ostaggio dei terroristi di Hamas. È stata ancora rimandata l’offensiva di terra nella Striscia di Gaza, annunciata da giorni dai militari israeliani. Soprattutto per le pressioni di Usa ed Europa. La Ue chiede una “pausa umanitaria”, un gradino prima del cessate-il-fuoco. L’Egitto ha proposto di istituire un nuovo campo profughi dei palestinesi a Rafah, in una zona a ridosso del confine ma sempre all’interno della Striscia. Zona sulla quale Israele dovrebbe garantire sicurezza, zona da far diventare off limits per i bombardamenti.   


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