Mondo

Un’ Olimpiade per giovani

Riflessioni a freddo del nostro inviato Luca Corsolini dopo la cerimonia d'apertura e il primo week end di gare

di Luca Corsolini

Cominciati i Giochi, presto ne racconteremo le tante declinazioni social e charity. Ma la prima declinazione sociale di Londra 2012 e’stata proprio la cerimonia d’apertura. Un conto e’trovare uno slogan, e qui hanno pensato a “Inspire a generation”. Un altro conto, piu’difficile, e’dare un senso a quelle parole.
Così come la cerimonia di Pechino aveva voluto testimoniare al mondo l’assoluta determinazione di Pechino, così lo spettacolo costruito da Danny Boyle ha voluto distribuire, in modo piu’sobrio, anche ironico, una serie di messaggi:

 

  1. all’inizio lo stadio era un prato, poi e’arrivata la rivoluzione industriale, si e’visto persino il fumo delle ciminiere. Alla fine le ciminiere sono scomparse, come e’successo in realta’a Stratford, ed eravamo sempre allo stadio olimpico, a testimoniare un ritorno a certi valori che lo sport non ha mai dichiarato come suoi con la stessa precisione. Addirittura il primo prodotto forgiato dai vari operai sono stati i cinque cerchi diventati una pioggia d’oro;
  2. il servizio sanitario nazionale e’una parte fondante delle nostre societa’: dimenticarsene, o anche cercare di deviare da questa via che per noi vale anche come condivisione, come riconoscimento del fatto che la societa’e’una squadra con regole che valgono per il piu’forte quanto per il piu’debole, e’tanto pericoloso, forse piu’pericoloso della stessa crisi che deve essere affrontata in modo diverso;
  3.  bisogna conoscere la propria storia. Conoscerla significa esserne anche orgogliosi, soprattutto significa avere delle radici che ti proteggono e con cui dare protezione;
  4.  non bisogna separare le generazioni. E questo non e’un messaggio contraddittorio rispetto all’Inspire a generation che vale invece come risarcimento per le nuove generazioni a cui dobbiamo ridare almeno i sogni visto che non riusciamo a soddisfare i bisogni. Vecchi e giovani devono tornare a far parte della stessa squadra, ognuno con un suo ruolo. In questo e’stata bellissima la conclusione che, speriamo, qualcuno interpretera’come una lezione.

Allenati da tabnte cerimonie, stimolati dal ricordo di Pechino quando l’ultimo tedoforo addirittura volo’sullo stadio, aspettavamo appunto un ultimo tedoforo.
Invece la Gran Bretagna ne ha presentati sette. Sette ragazzi scelti da altrettante glorie dello sport britannico. Non vecchie glorie, vere e proprie leggende che proprio pescando nella loro esperienza hanno trovato il motivo per premiare, incoraggiare e pure proteggere, i loro eredi.
I vecchi hanno dato spazio ai giovani, in modo naturale, e i giovani hanno preso la scena proprio perche’si sono sentiti protetti. Non sarebbe bello se fosse sempre così ?


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