Lavoro
Una carriera con gli amici a quattro zampe? Perché no
Si chiama Generazione 4C il programma messo in campo dalla Fondazione Cave Canem per avvicinare i giovani alle carriere legate all’accudimento, alla cura e all’assistenza dei più fragili, umani e non umani. Promossi percorsi formativi e professionalizzanti nell’ambito del Terzo settore. Dopo i primi presidi attivati a Napoli e Roma, quest’anno si sono fatte esperienze e progetti Pcto anche a Torino e Milano e in provincia di Foggia

Crescita, Competenze, Consapevolezza e Cambiamento: sono le iniziali di queste quattro parole a dare il nome al programma di Fondazione Cave Canem per avvicinare i giovani a carriere legate alla cura, all’assistenza e all’accudimento dei più fragili – umani e non umani – promuovendo percorsi formativi e professionalizzanti nell’ambito del Terzo settore.
Stiamo parlando di Generazione 4C, un progetto rivolto ai ragazzi per dare loro l’opportunità di sviluppare competenze utili all’ingresso nel mondo del lavoro, aumentare la consapevolezza delle sfide ambientali e sociali e allo stesso tempo stimolare un cambiamento positivo nella società.
Alcuni numeri
Nel primo anno sono stati coinvolti 25 giovani di Napoli e Roma. Si trattava di studenti in attesa di conseguire il diploma, di persone detenute e 8 giovani autori di reato. Inoltre 5 donne under 35 hanno beneficiato di una borsa lavoro a Roma. Nel secondo anno, quello in corso, sono aumentati i numeri: a Napoli i giovani coinvolti sono stati 93 (33 universitari e 60 in attesa di diploma), mentre a Roma ci sono stati altri 25 partecipanti.

A Torino sono stati 60 gli studenti che hanno partecipato ai Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento – Pcto dal titolo ConFido; mentre a Milano si è realizzato un progetto contro il bullismo e il cyberbullismo a danno degli animali dal titolo GenZ4Pets cui hanno partecipato 1.500 studenti in presenza e 35mila in streaming. Agli studenti di Torino, per esempio, si è offerta la possibilità di misurarsi come social media manager o campaigner per il sociale cimentandosi con contenuti originali.
L’idea alla base di Generazione 4C
Andando all’origine del progetto la presidente della Fondazione Cave Canem, Federica Faiella ricorda come l’idea sia nata a fine estate 2023 «da una chiacchierata sul terrazzo di Raffaele Petrone. Raffaele, oltre a essere un amico, è un manager eccezionale, e ci accomuna una profonda sensibilità verso il destino degli animali in difficoltà e dei giovani che vogliono costruire il proprio futuro. Era il periodo immediatamente successivo all’adozione del “Decreto Caivano” e, al di là dei contenuti della norma, ci siamo ritrovati d’accordo sulla necessità di dare vita a uno strumento concreto, che potesse aiutare prima di tutto i giovani e i cani in difficoltà della nostra città, e poi – a seguire – quelli di tutta Italia».
Come si è concretizzata l’idea?
In questo percorso è stato fondamentale anche l’apporto di Marco Lori, presidente della Fondazione Azimut. Come Raffaele, Marco è un professionista straordinario, ma soprattutto un uomo dotato di una sensibilità innata e del desiderio autentico di fare del bene e di creare opportunità lavorative concrete. Mettendo insieme questi tasselli – tre persone mosse dalla stessa visione, ciascuna legata a realtà virtuose: Petrone Group e la Holding, la Fondazione Azimut e la Fondazione Cave Canem – è nata Generazione 4C. Un progetto che da subito si è trasformato in un volano.
Anche per questo ha preso forma in modo rapido: la Fondazione Cave Canem ha sede a Roma, dove il nostro team di campo è particolarmente attivo, e oggi – mentre parliamo – Generazione 4C è arrivato fino in Puglia, nello specifico ad Apricena, in provincia di Foggia.
Quali sono i profili professionali più scelti dai ragazzi nei Pcto? E quali quelli dei giovani che approcciate nei percorsi di messa alla prova?
Le esperienze professionalizzanti le costruiamo insieme. Con i docenti, nel caso dei Pcto; con gli assistenti sociali, nei percorsi di messa alla prova; e direttamente con i ragazzi, quando si tratta di under 35. Il nostro obiettivo è far sì che ogni percorso sia calato sulla persona, sulle sue inclinazioni e sulle sue potenzialità.
Quello che davvero funziona e che fa la differenza, è l’approccio operativo. I ragazzi entrano subito nel vivo delle attività, “con le mani in pasta”, simulano in tutto e per tutto la professione, diventano attori veri e propri dei progetti. E questo per loro è un motore potentissimo di motivazione.

Quali sono le professionalità che presentate?
Il ventaglio di opportunità che offriamo è molto ampio: si va dall’educazione cinofila e il recupero comportamentale, al giornalismo d’inchiesta e alla tutela giuridica degli animali vittime di abbandono, maltrattamento, detenzione incompatibile o sottratti a circuiti criminali. C’è poi tutta la parte legata alla comunicazione digitale – pensata come uso etico e consapevole degli strumenti digitali e infine l’ambito creativo, che per noi è fondamentale. Lo scorso anno i ragazzi sono stati curatori di una mostra fotografica, quest’anno di una sfilata di moda e stiamo lavorando con Mediaset – Centro di produzione Elios alla realizzazione di uno spot.
Come riuscite a realizzare tutto questo?
Tutto questo è possibile anche grazie al nostro team di campo, coordinato da Mirko Zuccari (nella foto), nato e cresciuto a San Basilio, con una famiglia solida alle spalle e la volontà forte di restituire ad altri ragazzi le stesse opportunità che ha ricevuto lui. Il team è composto da giovani donne under 35 e da ex autori di reato che hanno completato con successo il loro percorso e che oggi sono punti di riferimento per i nuovi arrivati.
È questo mix – tra metodo, concretezza e autenticità – che rende Generazione 4C un progetto in cui i giovani non sono destinatari, ma protagonisti.

Quanto i ragazzi sono consapevoli della necessità di tutelare gli animali, del fatto che non sono oggetti e che relazionarsi con loro è qualcosa da imparare?
Prima dell’esperienza diretta la consapevolezza spesso non c’è. C’è curiosità, simpatia, magari affetto. Ma poi, grazie al lavoro sul campo, grazie al contatto autentico con l’animale, si apre un mondo. Si crea un rapporto alla pari, che è esattamente quello di cui abbiamo bisogno per costruire una società più giusta e compassionevole.
In questi sei anni posso dire di averne viste tante. Tutti – e dico davvero tutti: studenti, giovani under 35, persone detenute, giovani autori di reato – entrano nei nostri progetti convinti di amare i cani. Lo dicono con naturalezza: «Amo i cani”», «Mi piacciono i cani». Ma ciò che scoprono nel percorso con Generazione 4C è che l’amore non basta. Serve consapevolezza. Serve rispetto. Serve imparare.
Grazie a Generazione 4C, iniziano a vedere il cane non più come un oggetto da accudire o un compagno da coccolare, ma come un essere vivente con una storia, un linguaggio, delle emozioni. Un membro della società. È un passaggio fortissimo, che cambia la prospettiva.
Ci sono esempi di questo?
In particolare, per chi svolge un percorso di messa alla prova o proviene da contesti penali, il confronto con gli animali – soprattutto quelli che hanno vissuto traumi, abbandoni, maltrattamenti – è spiazzante. I cani ti mettono a nudo. Ti obbligano alla verità. Perché a una persona puoi mentire, a un cane no.
Ed è lì che succede qualcosa di potente: una sorta di alleanza silenziosa tra fragilità. Giovani che fanno i conti con il proprio passato e cani che portano le cicatrici del loro. Da questo incontro nascono storie di amicizia e solidarietà che mai avrei immaginato di poter raccontare.
Ci sono progetti per il futuro di Generazione 4C?
Assolutamente sì. Generazione 4C è pronto per fare un passo avanti e diventare un apripista per progetti di rigenerazione urbana e per la creazione di spazi di prossimità destinati ai giovani. Ci rivolgiamo a scuole, università, al circuito penale minorile, ma anche a tutti quei contesti in cui i ragazzi, sovra- o sotto-stimolati, faticano a trovare la propria identità professionale.
Quest’anno Generazione 4C ha espresso il massimo del suo potenziale con Animal Being, un progetto nato dalla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Abbiamo lavorato con 33 studenti di Fashion Design e 5 di Grafica della Comunicazione, tutti in prossimità della laurea. Talento puro, in attesa della prima vera occasione per emergere.

Ce lo ha detto chiaramente la coordinatrice del corso, la professoressa Marciano: «Il talento non manca. Mancano le opportunità». E noi quella prima opportunità l’abbiamo creata: ogni studente ha realizzato un capo della propria collezione, ha partecipato a una sfilata con oltre 500 spettatori, ha ottenuto una brochure personale e un catalogo professionale del progetto. Uno strumento concreto per puntare in alto, senza dover scendere a compromessi.
Che bilancio traete da questi primi due anni di programma?
Abbiamo capito che Generazione 4C è il progetto delle prime opportunità. Quelle che ti permettono di guadagnare terreno, di costruire il tuo futuro con dignità, anche quando il contesto di partenza non ti aiuta. Opportunità vere, che coniugano tutela degli animali e emancipazione giovanile, due fragilità che spesso si sfiorano, si intrecciano e si curano a vicenda.
Per continuare a offrire tutto questo, abbiamo bisogno del supporto di aziende e privati che credano in un progetto capace di generare valore sociale autentico, misurabile e replicabile. Se condividete la nostra visione, vi invitiamo a camminare con noi. Generazione 4C è pronto per crescere. E ha bisogno di chi è pronto a investire in un cambiamento reale.
In apertura un momento del Pcto ConFido nella scuola – tutte le immagini sono da ufficio stampa
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