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Cronache russe

Un’altra settimana di episodi odiosi in Russia

La scorsa settimana in Russia è iniziata con uno scandalo internazionale. Il quotidiano filogovernativo “Komsomolskaya Pravda” ha pubblicato un articolo odioso in cui giustifica le azioni che, tra il 2022 e il 2023, hanno distrutto tutti i monumenti agli alpini italiani caduti nelle regioni di Voronezh e Belgorod. Ma non è il solo episodio odioso

di Alexander Bayanov

La scorsa settimana in Russia è iniziata con uno scandalo internazionale. Il quotidiano filogovernativo “Komsomolskaya Pravda” ha pubblicato un articolo odioso in cui giustifica le azioni dei vandali che, tra il 2022 e il 2023, hanno distrutto tutti i monumenti agli alpini italiani caduti nelle regioni di Voronezh e Belgorod. L’intero articolo si basa sulla manipolazione: la lotta contro i monumenti fascisti, sullo sfondo del sostegno dell’Italia alle azioni dell’Ucraina nella guerra contro la Russia.

L’Ambasciata italiana in Russia ha protestato ed è intervenuta l’Associazione per la Cooperazione Internazionale “War Memorials” che ha chiesto alle autorità locali di ricostruire o ripristinare i monumenti distrutti.

Nel contesto della frenesia propagandistica attualmente in corso in Russia, è illuminante il dialogo tra l’autore dell’articolo e il capo dell’associazione “War Memorials”:

– State davvero chiedendo di restaurare i monumenti agli occupanti fascisti nelle regioni di Belgorod e Voronezh?

Ivan Miroshnichenko, capo dell’associazione, ha risposto:

– Vi chiedo di ripristinare i segni commemorativi presenti sul nostro registro che sono stati distrutti dai vandali.

La collocazione di monumenti commemorativi agli alpini caduti, così come gli obblighi speculari dell’Italia di conservare i monumenti ai soldati sovietici caduti, sono regolati da un accordo intergovernativo tra Russia e Italia concluso nel 1994. In base a questo accordo, l’Italia paga non solo per il mantenimento dei monumenti ai soldati italiani in Russia, ma anche per tutte le tombe e i monumenti dedicati ai soldati sovietici in Italia.

Sullo sfondo dei baccanali propagandistici sulla lotta contro il nazismo in Ucraina e contro gli invasori italiani del passato, è ovvio che questa lotta viene condotta da funzionari locali, con il sostegno di alcuni attivisti fissati sulla guerra con l’Ucraina e con il mondo intero. Questa non è una lotta con il passato, è una lotta nel passato. Non fornisce alcuna prospettiva nella realtà e non ha alcuna proiezione nel futuro. In realtà, i funzionari e i vandali russi sono guidati dalla paura del presente; permettendo a se stessi di definire il passato come la causa di questa paura, stanno privando se stessi e il Paese del futuro in generale. Perché il futuro si costruisce nel presente, senza paura, sempre. I nemici del passato che sono diventati amici molto tempo fa e poi sono diventati nuovamente nemici possono avere la prospettiva di diventare di nuovo amici. Ma perché questo accada, è necessario uno sguardo onesto su di sé: com’è possibile che un amico sia diventato di nuovo un nemico? Questo avvicendarsi di percezione in un breve periodo storico significa che non si capisce chi si è veramente. In generale, questa situazione è meglio descritta dall’imperatore romano Marco Aurelio: “Non si può riportare indietro il passato, ma si può capovolgerlo!”

Non si può riportare indietro il passato, ma si può capovolgerlo!

Marco Aurelio
Il giornalista Ivan Safranov nel momento dell'arresto

Privazione delle libertà quotidiana

Il giornalista Ivan Safronov, riconosciuto dalle organizzazioni per i diritti umani come prigioniero politico e condannato a 22 anni di carcere, è stato trasferito in un penitenziario con condizioni di prigionia più brutali, noto per torture e percosse. Ivan è stato accusato di aver trasmesso informazioni alle agenzie di intelligence occidentali sulla cooperazione tecnico-militare della Russia con i paesi africani e sulle azioni dell’esercito russo in Medio Oriente. In realtà, Ivan non poteva disporre di tali informazioni, poiché non aveva e non avrebbe potuto avervi accesso. Tutto ciò che l’indagine ha “presentato” come accusa a Ivan sono informazioni disponibili su Internet.

Nell’anniversario della sua condanna, Ivan ha inviato una lettera, la riportiamo quasi integralmente: “Sapete, un tempo, in un’altra vita, mi piaceva guardare delle belle serie televisive prima di andare a dormire. Ne ho guardate molte, ma in evidenza resta “Chernobyl” di K. Mazin, la serie in cinque episodi in cui il ruolo dell’accademico Valery Legasov è brillantemente interpretato da George Harris. Ricordo ancora uno dei suoi monologhi, recita così: “Una volta avevo paura del prezzo che avrei dovuto pagare per la verità. Ora chiedo solo una cosa: qual è il prezzo della menzogna?”

Presto, tra pochi giorni, sarà esattamente un anno da quando il giudice Dmitry Gordeev, con voce rotta, ha letto la sentenza che reggeva con mani tremanti: 22 anni di reclusione da scontare in un carcere di massima sicurezza. Appello e cassazione hanno confermato la sentenza. Sfortunatamente non ho la possibilità di guardare nuove serie, sono ben lontano da questa possibilità. Ma ogni volta prima di andare a dormire, ricordo questa citazione di Chernobyl: conosco la risposta ad entrambe le domande espresse a nome dell’accademico Legasov. Per la verità ho dovuto pagare un prezzo esorbitante. Il prezzo della menzogna è l’anima”.

I giornalisti, se davvero sono giornalisti, capiscono molto bene questo confine, oltrepassando il quale non solo si smette di essere giornalisti, ma si perde se stessi.

Scandalo in Lettonia. La fondatrice ed editrice del più popolare portale di informazione in lingua russa, Meduza, Galina Timchenko, è stata presa di mira dai servizi segreti. Il suo iPhone è stato violato dal famigerato programma Pegasus, che consente all’hacker di accedere al suono, alla fotocamera e alla memoria dell’iPhone in cui è inserita la scheda SIM. Degli ignoti hanno così avuto accesso all’intero contenuto del cellulare, comprese tutte le informazioni personali e la corrispondenza in programmi di messaggistica istantanea crittografati. Pegasus consente infatti di leggere i messaggi direttamente dallo schermo mentre vengono scritti e semplicemente di scaricare qualsiasi informazione dall’iPhone.

Lo sviluppo e la vendita di questo programma sono effettuati dalla società israeliana NSO Group, i cui fondatori sono veterani dei servizi segreti israeliani. Le vendite sono solo a membri di apparati statali di vari paesi. I governi spendono decine di milioni di dollari per ottenere spyware. L’obietti dichiarato è la lotta al terrorismo, ma nella pratica si sono verificati abusi contro politici, attivisti civili e giornalisti, alcuni dei quali sono stati uccisi.

Non sembra esserci motivo di sospettare che i servizi segreti russi siano coinvolti in questo attacco informatico, dal momento che tale software non è stato venduto alle agenzie governative russe. In una dichiarazione, l’organizzazione per i diritti umani Acess Now, che opera nel campo della protezione dei diritti digitali dei cittadini, insieme ai ricercatori di Citizen Lab, ha affermato che responsabili dell’hacking potrebbero esserci i servizi segreti di un Paese europeo, in primo luogo Lettonia, Estonia e Germania. Il testo integrale della dichiarazione fa capire quale danno può causare alla comunità giornalistica e in difesa dei diritti umani di tutto il mondo un uso non controllato di Pegasus.

Non solo. Il giorno successivo l’ideatore, ex conduttore e produttore del programma Baltia, trasmesso sul canale “Current Time” della società Radio Free Europe/Radio Liberty, con la partecipazione di Voice of America, Evgeny Erlikh ha annunciato sulla sua pagina Facebook il sospetto che il suo iPhone, anch’esso con numero lettone, abbia ricevuto un avvertimento simile da parte di Apple e abbia problemi tecnici simili a quelli di Galina Timchenko di Meduza.

La solidarietà ai prigionieri politici

Questi eventi drammatici in Europa, dove i giornalisti, già perseguitati dalle autorità russe, non possono sentirsi completamente al sicuro, accadono contemporaneamente allo svolgersi di azioni di solidarietà con i prigionieri politici nella stessa Russia, senza precedenti dal punto di vista della sfida che costituiscono per le autorità russe. Il partito d’opposizione Yabloko, che ha una posizione coerente contro la guerra con l’Ucraina e non è stato ancora completamente distrutto, ha organizzato un’asta a favore delle esigenze delle famiglie e degli stessi prigionieri politici. Il lotto principale era un orologio regalato a Dmitry Muratov da Mikhail Gorbachev. Così gli orologi di due premi Nobel per la pace sono stati venduti per 1.600.000 rubli [circa 16 mila euro]. Nell’asta sono stati raccolti complessivamente 3 milioni e 677 mila rubli [circa 37 mila euro]. Oltre a Dmitry Muratov, hanno messo all’asta alcuni oggetti di proprietà anche il prigioniero politico Alexei Gorinov, di cui abbiamo parlato nel numero di giugno di Vita, così come il famoso attivista per i diritti umani Oleg Orlov e altri noti personaggi dei media. L’importo sarà devoluto a favore di 8 prigionieri politici: il copresidente dell’associazione “Golos” (La voce) Grigory Melkonyants, arrestato per “falsi” sull’esercito, Olga Smirnova, Maxim Lypkan, Maria Ponomarenko, Roman Ivanov e Mikhail Simonov, nonché due membri di Yabloko, Vasily Neustroev, che si trova in un centro di custodia cautelare con diverse accuse, e il giornalista Mikhail Afanasyev, della Hakassia, condannato a cinque anni e mezzo sempre per “false informazioni”. L’importo raccolto sarà equamente distribuito tra loro.

Ovunque si trovino i resti sparsi della società civile russa, nonostante tutte le difficoltà che vivono loro e le loro famiglie, la loro volontà di resistenza non violenta è visibile a tutti. Ma la cosa più importante è la tensione alla solidarietà, al sostenersi a vicenda. E questo fa sperare che i tempi bui finiranno: la loro quotidiana eroicità non sarà dimenticata, prima di tutto da loro stessi. Perché è nella quotidianità che si svela il vero volto di una persona, capace di rimanere se stessa e, grazie a questo, di essere faro per tutti.


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