Welfare

Unicoop Toscana e le orate dei detenuti

di Redazione

Le orate dei detenuti
Succede ancora qualcosa di buono nelle carceri. Nelle acque dell’isola della Gorgona nel 2001 è partito un esperimento unico al mondo, nato con la collaborazione del Comune di Livorno e del dipartimento di Biologia marina: un allevamento di orate interamente gestito dai detenuti, dove si impiegano mangimi biologici, non animali, no ogm e privi di antibiotici. E oggi queste ottime orate le possono acquistare i cittadini liberi, in dieci supermercati Unicoop della Toscana. Un modo importante per far capire che i detenuti hanno bisogno prima di tutto di scontare la pena in modo non inutile.

Lavorare fuori dal carcere
Quasi 20mila detenuti hanno da scontare meno di tre anni di pena, ma il clima di paura rende l’accesso alle misure alternative al carcere un miraggio. Eppure, lavorare all’esterno è un passaggio fondamentale della pena, che permette davvero un rientro in società, come racconta Daniele Menabò sulle pagine di Altrove, il giornale del carcere di Alessandria: «Io esco dal carcere, la mattina, per andare al lavoro e le persone con le quali ho a che fare ogni giorno, soprattutto con chi mi segue nell’ambito lavorativo, mi danno la fiducia, la sicurezza e la certezza che anch’io faccio parte di questa vita, di questo mondo, che possono contare su di me, ed io, come un bambino che apre per la prima volta gli occhi, mi sento pronto ad entrare, come protagonista, in un ambiente “libero”».

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