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Economia & Impresa sociale 

Unipol, manovre d’approccio verso le bcc

Dietro le quinte del risiko bancario. Le mosse di via Stalingrado

di Francesco Maggio

«Un accordo fra Unipol e Bcc è un?idea che potrebbe avere un grande valore per noi ma credo anche per loro, ci sarebbe una forza straordinaria nel mettere insieme uno dei più grandi network bancari con uno dei più grandi network assicurativi del nostro paese»: Carlo Salvatori, alla sua prima uscita pubblica da amministratore delegato di Unipol, coglie l?occasione della presentazione del piano industriale per il triennio 2006-2009 della compagnia bolognese per dire, senza mezzi termini, che se c?è una classifica di potenziali partner a cui guardare per stringere alleanze, al primo posto ci sono le Banche di credito cooperativo. Certo, all?identikit del partner ideale tracciato dall?ex presidente di Unicredit che ha quasi tre miliardi di euro a disposizione da spendere e che vuole farlo, come afferma, «puntando su una rete a maglie strette con una presenza molto forte nel retail, famiglie e piccoli imprenditori», corrisponde anche Monte dei Paschi. Ma più che un?alleanza realmente percorribile, al momento sembra solo un?ipotesi teorica, presa comunque in considerazione per non scontentare troppo il ramo toscano di Legacoop che, attraverso le dimissioni di Turiddo Campaini da presidente di Finsoe (azionista di riferimentodi Unipol) ha fatto chiaramente intendere che Mps deve rimanere comunque della partita. Eppure è trascorso appena un anno da quando a via Stalingrado manifestavano ben altre intenzioni, l?opa su Bnl veniva ?spacciata? come la grande, irripetibile occasione per il sistema cooperativo di disporre finalmente di un polmone finanziario ?all?altezza?. In quell?occasione il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi l?aveva detto a chiare lettere e con toni malcelatamente seccati (a Vita, n. 29/2005) che quell?operazione suscitava perlomeno forti perplessità. Il noto epilogo dell?opa ha confermato che aveva visto giusto. Ma quel che sta avvenendo comporta anche implicazioni ?politiche? di assoluto rilievo: mentre l?unità del movimento cooperativo, al di là delle incoraggianti dichiarazioni dei suoi vertici, sembra essere ancora in alto mare, è la finanza che mostra di avere molte più chance di ?accorciare le distanze? nel nome di un sano pragmatismo che supera qualsiasi steccato ?ideologico?. E nel risiko bancario di queste settimane, anche Alessandro Profumo vuole abbattere altri steccati, quelli tra la grande banca e la banca locale, e pare non disdegnerebbe affatto una liason con il credito cooperativo. Le Bcc, per via della loro capillare presenza sul territorio nazionale sarebbero una formidabile rete di distribuzione per i prodotti di Unicredit quali, per esempio, i fondi comuni di investimento di Pioneer. Allo scopo c?è chi ipotizza accordi commerciali con Iccrea holding, la società partetcipata dalle federazioni locali delle Bcc che offre loro servizi centralizzati. La partita e aperta e senza esclusioni di colpi (di scena).


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