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Uomini e cani, paradossi all’italiana

di Redazione

Branco. Alla fine forse non saranno abbattuti i cani assassini del branco che ha sbranato e ucciso in Sicilia, a Sampieri, provincia di Ragusa il piccolo Giuseppe Brafa, di 10 anni, ferito un altro ragazzo e assalito un quarantenne. È intervenuto a fermare il Prefetto il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini. Anche la procura ha dato parere favorevole. Il branco la mattina dopo la morte del piccolo Giuseppe ha assalito una turista tedesca di 24 anni. Dalle cronache dei giornali italiani emerge una situazione d’emergenza dove cani randagi invadono il territorio seminando il panico, assediando abitazioni, non fermandosi di fronte ad ostacoli di varia natura. E questo accade sebbene per stroncare il fenomeno lo Stato abbia già speso dei soldi. Il solo ministero della Salute ha erogato negli ultimi sei anni tre milioni. Senza considerare i fondi regionali. Animalisti e associazioni di protezione degli animali si oppongono all’abbattimento, insistendo che non è colpa dei randagi stessi, ma degli uomini.
Fermo posta tv. I due cittadini rumeni in carcere per la violenza sessuale al Parco della Caffarella a Roma non sono colpevoli. Sono ancora in galera ma ne stanno per uscire. La situazione è quasi paradossale, perché nel tempo emergono numerose evidenze per cui la Squadra Mobile di Roma appariva consapevole di quanto stava per accadere. Il Dna che non combacia, i telefonini, i particolari cambiati dai fidanzati… Perché allora insistere su due capri espiatori? E soprattutto perché poi dare in pasto ai media il filmato di un interrogatorio, in cui uno dei due rumeni “confessava”?
Rimborso. Anche perché poi succede che una persona ostentata come colpevole per giorni e giorni sia innocente e che nessuno sia in grado di chiedere davvero e concretamente scusa. È capitato a Patrick Lumumba, il barista di colore coinvolto in un primo tempo nel caso Meredith a Perugia, poi scagionato. Per lui lo Stato ha deciso un rimborso di 8mila euro per quattordici giorni scontati ingiustamente nelle prigioni italiane. Un prezzo basso per la libertà personale, la reputazione e l’immagine cambiata per sempre dai mass media.
Trap. Auguri per una volta ad un vero italiano. Il Trap, al secolo Giovanni Trapattoni, compie 70 anni. Allenatore fantastico e grande uomo di sport. Retore unico, creatore di frasi celebri, persino in tedesco. Ricordo la prima volta che lo vidi di persona negli spogliatoi del vecchio Comunale di Torino in un’improvvisata conferenza stampa. Misi il registratore, poi dalla radio per cui lavoravo mi chiamarono. Che ha detto il Trap? «Non lo so», dissi, «ve lo porto». E mi sentii uno scemo.

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