Non profit
vaccini facoltativi:inutile devolutiono scelta responsabile?
Prevenzione Il Veneto abolisce l'obbligo per 4 vaccinazioni
di Redazione
Libero vaccino, in libera regione. Dal 1° gennaio in Veneto non ci sono più vaccini obbligatori. D’ora in poi a scegliere se immunizzare o meno i bambini dalle malattie più rischiose saranno i genitori. Chi vorrà lo potrà fare nelle strutture sanitarie regionali, a costo zero. E non solo per le quattro vaccinazioni di tipo A, obbligatorie in tutta Italia, ma anche per le otto raccomandate o facoltative (vedi box).
La svolta devolutiva della Regione, prima in Italia ad adottare un provvedimento come questo, è arrivata con una delibera del consiglio regionale di metà dicembre. La delibera non ferma, però, il meccanismo dei richiami che continueranno, almeno per i primi tempi, ad arrivare a casa. Saranno poi i genitori a scegliere se presentarsi all’appuntamento o meno.
Sulla nuova procedura vigilerà un Comitato tecnico scientifico (per l’attivazione del quale la Regione stanzierà 5mila euro) che due volte l’anno dovrà redigere una relazione sull’accesso alle vaccinazioni. Nel caso poi si verificassero «eccezionali e imprevedibili eventi epidemiologici», si legge nel documento approvato dalla Regione, la giunta potrà revocarlo.
In Veneto la parola d’ordine è dunque: responsabilizzare le famiglie. Come tra l’altro chiede una direttiva europea. Ma cosa ne pensano le associazioni che lavorano a difesa dei diritti dei malati? «È importante dare libertà nella scelta di cura», premette Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale del malato, «ma è altrettanto importante garantire il diritto alla salute, e non so se saremo ancora in grado di farlo con scelte come queste, che di fatto conducono al federalismo sanitario».
La Moccia punta il dito contro la mancanza di regole univoche in tutto il territorio nazionale: «La Regione Veneto può fare quello che ha fatto perché, con la riforma del titolo V della Costituzione, è depositaria del potere normativo in campo sanitario. Ma entro certi limiti: deve infatti garantire i cosiddetti Lea, ossia i livelli minimi di assistenza, di cui le vaccinazioni sono parte integrante».
La pratica «regione che vai, legge sanitaria che trovi» secondo la coordinatrice del Tribunale del malato, è dunque pericolosa. Ma non tutti la pensano così.
«Ce l’abbiamo già il federalismo sanitario», ribatte Maria Pia Munizzi, presidente del Moige – Movimento italiano genitori. «Alcune Regioni passano tutti vaccini gratuitamente, altre no. E allora perché non estendere a tutte le Regioni questa che mi sembra una buona pratica che responsabilizza i genitori?». La delibera del Veneto ha il vantaggio di far cadere quella che la Munizzi definisce una «distinzione ideologica», tra vaccinazioni di tipo A e di tipo B.
Il punto critico è un altro, spiega la presidente del Moige: «Occorre fare informazione, seria e costante, sfruttando il rapporto privilegiato tra famiglie e pediatri e perché no, anche i media», unendo quindi le forze, istituzioni e società civile insieme. I libretti vaccinali non esistono più? «Perché non creare un sistema di sms o di email per rammentare ai genitori il richiamo per l’antitetanica?».
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