25 novembre
Violenza di genere, una mostra sulle donne “rinate”
Dopo aver fatto tappa in 10 scuole italiane, è stata presentata a Roma la mostra fotografica di Stefania Prandi “Rinate - Oltre il femminicidio”, un progetto dell’associazione Rea-ReAgire alla Violenza in collaborazione con Fondazione Vodafone, Fondazione Media Literacy e l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia. Del progetto fanno parte anche un'indagine con gli studenti coinvolti, una serie di podcast e articoli di giornale
Azadeh, Beatrice, Laura, Marina. Sono quattro donne sopravvissute alla violenza degli uomini le protagoniste della mostra fotografica di Stefania Prandi “Rinate – Oltre il femminicidio”, un progetto dell’associazione Rea-ReAgire alla Violenza in collaborazione con Fondazione Vodafone, Fondazione Media Literacy e l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia.
La mostra, presentata a Roma presso lo spazio Esperienza Europa – David Sassoli, racconta la storia delle protagoniste utilizzando la tecnica del fotogiornalismo collaborativo. Attraverso i loro ritratti, le foto di oggetti e le loro parole, prende forma il racconto dei meccanismi della violenza maschile ed esplora le domande che ancora agitano il dibattito intorno ai femminicidi.
L’esposizione ha rappresentato anche l’evento conclusivo e di presentazione dei risultati di un progetto rivolto alle scuole, durante il quale le protagoniste degli scatti hanno dialogato con oltre 500 ragazzi e ragazze portando la propria testimonianza e raccontando il proprio vissuto ai più giovani. Nel corso degli incontri nelle scuole è stata realizzata un’indagine, grazie a questionari e interviste tenuti dai giovani reporter che fanno parte della rete delle redazioni scolastiche della Fondazione Media Literacy. Le redazioni radiofoniche hanno, inoltre, realizzato podcast e articoli di giornale per sensibilizzare sul tema della violenza di genere.
«In Europa, ogni sei ore una donna è vittima di violenza da parte di uomini: una strage quotidiana», ha detto Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. «Questi numeri, queste storie, parlano di ognuna di noi che direttamente o indirettamente abbiamo avuto esperienza di quella violenza. È necessario fermare, subito, la cultura che alimenta questa violenza, che ha un nome preciso: si chiama patriarcato. A ogni studente, ragazzo e uomo voglio quindi ribadire un concetto essenziale e inconfutabile: ogni atto sessuale privo di consenso è sempre e comunque uno stupro».
Il progetto “Rinate – Oltre il femminicidio” è stato «un’importante occasione per dialogare con i giovani, trasmettendo messaggi innovativi sulla prevenzione della violenza contro le donne attraverso canali moderni», ha affermato Silvia Belloni, presidente di Rea. «Questo confronto ci ha permesso non solo di portare nuove idee, ma anche di scoprire risorse nascoste e di creare alleanze preziose, coinvolgendo anche i giovani uomini». Il progetto «ha fatto luce su problematiche reali: in alcuni casi, giovani donne hanno trovato il coraggio di condividere esperienze personali difficili, che altrimenti sarebbero rimaste in silenzio».
Per Lucia Zaietta, segretaria generale di Fondazione Vodafone, «la
violenza di genere è un fenomeno drammatico e strutturale che richiede un
impegno collettivo e un’alleanza tra istituzioni, terzo settore, aziende, cittadine e
cittadini. Come Fondazione Vodafone», ha continuato Zaietta, «abbiamo sempre
sostenuto e dimostrato che la tecnologia può rappresentare un valido strumento
per aiutare le persone, mettendo in campo progetti sviluppati con la
collaborazione di istituzioni e associazioni per dare informazione e supporto
immediato alle donne che vivono situazioni a rischio».
«L’educazione al rispetto e ai sentimenti può trovare terreno
fertile proprio nell’età in cui nascono le prime passioni, le relazioni sentimentali», ha detto Lidia Gattini, segretaria generale della Fondazione Media Literacy. La mostra Rinate ha fatto tappa in 10 scuole secondarie di primo e secondo grado tra Calabria, Puglia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia. «Dall’incontro con le esperte e le testimoni vittima di violenza sono nate domande, a volte questioni spinose, che le studentesse e gli studenti hanno raccontato attraverso articoli, podcast e interviste. Il loro sguardo attento e partecipe ci ha accompagnato in questo indispensabile e urgente viaggio».
«Le donne sopravvissute parlano, in questo progetto: sono parte integrante delle immagini», ha spiegato Stefania Prandi, fotografa che ha realizzato la mostra. «Molti spunti sono venuti da Azadeh, Beatrice, Laura e Marina, alcune sono andate anche nelle scuole a raccontare le loro storie e i loro percorsi di rinascita».
Azadeh, iraniana, una delle donne che fanno parte del progetto, ha raccontato: «Quando sono andata via di casa con mio figlio ho avuto molta paura. Poi ho scoperto che esistono i centri antiviolenza. Sono stato in uno di essi per un anno e mezzo. Grazie al loro sostegno, ho seguito un tirocinio con Arci Solidarietà e ho un lavoro. Ho capito una cosa e voglio dirlo a tutte le donne: volere è potere».
L’indagine
Per circa il 70% dei 660 studenti intervistati, la generazione dei giovani di oggi non ha ricevuto gli strumenti necessari per gestire il rispetto necessario tra generi diversi, da qui la necessità, sentita dal 90% delle ragazze e dei ragazzi, di introdurre l’educazione di genere nelle ore di insegnamento a scuola. Allargando la prospettiva, circa il 75% degli studenti ritiene che non si stia facendo abbastanza per migliorare la situazione in questo ambito. Il 10% delle persone intervistate ha affermato di essere stato vittima di relazioni possessive o esclusive con il proprio partner, il 15% racconta di aver ricevuto “divieti” a frequentare posti o persone o ad avere comportamenti giudicati troppo “frivoli” da parte dei partner.
Le scuole coinvolte: scuola di San Costantino Calabro, IISS Lotti di Andria, IC
Ennio Quirino Visconti di Roma, liceo Vittoria Colonna di Roma, liceo Altiero
Spinelli di Torino, liceo Plauto di Roma, liceo Einstein di Vimercate, liceo Parini di Seregno, liceo Laura Bassi di Bologna liceo Toschi di Parma.
I podcast realizzati dalle ragazze e dai ragazzi sono disponibili a questo link.
Foto e video di Ilaria Dioguardi
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.