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Violenza sui minori: crescono i ricoveri ospedalieri

Nel 2023 i ricoveri ospedalieri di minori che riportano la diagnosi di violenza sono stati 838, il 2,4% in più rispetto agli 818 casi del 2017. Il valore più basso pari a 552 si è registrato nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, poi aumentato nel 2021 a 749 e nel 2022 a 698. Si tratta del 16,1% del totale dei ricoveri per violenza (5.220), un valore in aumento rispetto al 2017 (13,6%) e soprattutto rispetto al 2020 (12,9%)

di Francesco Dente

Crescono i ricoveri ospedalieri di minori vittime di violenza. Salgono di poco ma aumentano purtroppo in rapporto a tutte le grandezze di riferimento e, quel che è più grave, registrano tassi di crescita più elevati rispetto a quelli degli adulti negli anni post Covid. A finire in corsia sono soprattutto i maschi rispetto alle femmine a differenza di quanto accade invece per gli accessi al pronto soccorso dove si registrano più bambine e ragazze. I dati, preoccupanti, sono contenuti nel report La violenza contro i minori: accessi al pronto soccorso e ricoveri ospedalieri elaborato dall’Istat per fornire un contributo al progetto internazionale Dora (Data integratiOn for acknowledging Risks And protecting children from violence), finanziato dall’Unione europea e coordinato dall’Università di Bologna con l’obiettivo di rispondere a uno dei principali obiettivi del lavoro della Commissione sui diritti dei minori e della Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori adottata il 24 marzo 2021: prevenire e combattere la violenza contro i più piccoli. L’indagine, che colma le lacune nei dati a livello locale, nazionale e comunitario, è importante perché prende in esame nel periodo 2017-2023 quattro ambiti: la violenza fisica, psicologica, sessuale e trascuratezza subita dai minori fra 0 e 17 anni.

Donne ricoverate per violenza sessuale, maschi per trascuratezza

Nel 2023 i ricoveri ospedalieri di minori che riportano la diagnosi di violenza sono stati 838, il 2,4% in più rispetto agli 818 casi del 2017. Il valore più basso pari a 552 si è registrato nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, poi aumentato nel 2021 a 749 e nel 2022 a 698. Si tratta del 16,1% del totale dei ricoveri per violenza (5.220), un valore in aumento rispetto al 2017 (13,6%) e soprattutto rispetto al 2020 (12,9%). La tendenza all’aumento dell’incidenza dei ricoveri con indicazione di violenza emerge anche se si fa riferimento ai ricoveri ordinari complessivi di minori. Si passa da 8,7 per 10mila nel 2017 a 10,8 nel 2023 con un’incidenza, segnala l’Istat, più elevata di quella registrata per gli adulti negli anni post-pandemia. Stesso andamento anche dei tassi di ospedalizzazione dei minori riferiti alla popolazione residente: mentre diminuiscono da 8 per 100.000 residenti nel 2017 e a 5,6 nel 2020, successivamente, risalgono fino ad attestarsi a 8,8 nel 2023. Una crescita evidente, insomma, da qualsiasi punto si analizzi il fenomeno. Nei sette anni presi in esame i ricoveri di bambini e ragazzi con almeno una diagnosi di violenza sono stati in totale 4.245, di cui 2.429 (57,2%) relativi a maschi e 1.816 (42,8%) a femmine. La quota maschile sale al 60,2% nella classe 11-17 anni, quella femminile al 49,5% nella classe di età 3-10 anni. L’intervallo 11-17 anni si rivela cruciale. In entrambi i generi i ricoveri sono maggiormente concentrati in questa fascia (56,2% per le femmine, 63,7% per i maschi). Dati confermati dai tassi di ospedalizzazione: 46,9 minori maschi su 100.000 nel 2017-2023 contro 36,3 femmine. Ma perché finiscono in ospedale? Rispetto al totale dei ricoveri ordinari con diagnosi di violenza, per la componente femminile la violenza sessuale rappresenta la causa principale di ricovero (14,9%), seguita dalla trascuratezza (13,4%), violenza fisica (8,7%) e psicologica (8%). Nel caso dei maschi la motivazione più frequente è la trascuratezza (7,2%), seguita dalla violenza fisica (5,2%), psicologica (5,1%) e sessuale (1,9%). Chi è l’autore della violenza? Solo nel 13,5% dei ricoveri di minori con diagnosi di violenza è riportata l’informazione relativa all’esecutore (17,6% per le femmine, 10,5%, per i maschi).  In oltre la metà dei casi è nell’ambito familiare (50,8% dei casi con indicazione dell’esecutore) e si tratta prevalentemente del padre/patrigno della vittima (37,3%) o un altro parente (13,4%). 

La presentazione del numero di VITA magazine di giugno

Più donne che uomini al Pronto soccorso

Non tutti i minori accompagnati in pronto soccorso sono portati poi nei reparti ospedalieri. I numeri dei primi tuttavia sono superiori a quelli dei ricoverati. Negli anni 2017-2023 sono stati 6.024 gli accessi al pronto soccorso di bambini e ragazzi con almeno una diagnosi di violenza – di cui 3.846 (63,8%) relativi a femmine e 2.178 (36,2%) a maschi – contro, come visto, un dato complessivo di 4.245 ricoveri ospedalieri, di cui 1.816 (42,8%) relativi a femmine e 2.429 (57,2%) a maschi. Una fotografia capovolta, dunque, rispetto a quelle dei ricoveri dove si contano invece più ragazzi che ragazze. Se si guarda le fasce di età, nella classe 11-17 anni la quota femminile si impenna al 71,4%, mentre la presenza maschile è più elevata (46,2%) nella classe di età 0-2 anni. I tassi di accesso al pronto soccorso confermano valori più elevati per le femmine: 84,5 accessi per 100.000 residenti nel periodo 2017-2023 rispetto ai maschi (45,1). L’Istat anche in questo caso ha acceso un faro sul tipo di violenza subita. La violenza sessuale è di gran lunga la prima causa nel sesso femminile, con 1.779 accessi, pari al 46,3% del totale degli accesi per violenza, seguita da violenza psicologica (27%), fisica (13,3%) e trascuratezza (14%). Mentre i maschi finiscono al pronto soccorso per violenza psicologica nel 36% dei casi, violenza fisica (27,5%), trascuratezza (23,3%), violenza sessuale (13,6%).

Foto: Ag. Sintesi

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