Disabilità intellettive

Autismo, dalla Palestina in Sardegna per acquisire nuove competenze educative e riabilitative

Un progetto finanziato dalla Regione Sardegna e dal Comune di Quartu Sant'Elena ha permesso a un gruppo di operatrici palestinesi di fare un percorso nell'Isola e sperimentare un percorso formativo, con una specifica attenzione sullo spettro autistico nei minori. Verrà ripetuta l'esperienza con gli specialisti della “Casa dei Girasoli -SpazioAcca”

di Luigi Alfonso

Si chiama “Territori Uniti 2023” il progetto che sta portando un raggio di luce e speranza in tre città palestinesi (Yatta, Samou, Idhna) nel governatorato di Hebron. Non ha niente a che vedere con il dramma della guerra, delle bombe e dei morti, con la carenza di cibo e medicinali che stanno tenendo con il fiato sospeso quelle popolazioni.

Operatrici e sindaci palestinesi durante la loro permanenza in Sardegna

Questa iniziativa dà risposte alla necessità di rafforzare le competenze educativo-riabilitative degli operatori palestinesi che lavorano con i minori con disabilità intellettive. Nell’ultimo anno, l’attenzione – su specifica richiesta dei responsabili dei Centri specializzati delle tre municipalità – si è focalizzata sullo spettro autistico. In Palestina, infatti, si registra un’elevata percentuale di casi di autismo, non censiti ufficialmente da parte delle autorità competenti ma certamente al di sopra della media mondiale (che oscilla tra l’1 e il 2%, con maggiore prevalenza nei Paesi occidentali e quelli più ricchi). Tra i ricercatori, c’è chi trova una spiegazione scientifica nell’alta incidenza di matrimoni tra consanguinei, una tradizionale consuetudine palestinese che può scatenare una serie di patologie genetiche.

Un momento di confronto tra operatori sardi e palestinesi

La carenza di infrastrutture e le difficoltà nell’organizzare corsi di formazione per i medici e gli operatori di quello specifico settore, hanno spinto i direttori dei centri di Yatta, Samou, Idhna a prendere contatto con alcune realtà italiane, anche alla luce degli ottimi rapporti tra i due Paesi. La prima opportunità si è presentata grazie al Centro psicopedagogico “La Casa dei Girasoli -SpazioAcca”, attraverso il progetto finanziato dalla Regione Sardegna e cofinanziato dal Comune di Quartu Sant’Elena. A fare da ponte tra l’Isola e la Palestina, l’ente di Terzo settore Focus Europe: si tratta di un facilitatore che si occupa in particolare di internazionalizzazione e accesso degli enti locali ai fondi europei. Non è soltanto un’iniziativa di solidarietà, anche se il sindaco di Quartu, Graziano Milia, sottolinea che «questo progetto è la dimostrazione che, laddove gli Stati non riescono o non vogliono arrivare, possono arrivarci le comunità locali. Da parte nostra ci diciamo soddisfatti, desideriamo proseguire in questa direzione».

Gli ospiti giunti da Yatta, Samou e Idhna

Una opportunità che i sindaci delle tre città palestinesi hanno colto al balzo, in occasione dell’evento conclusivo che si è tenuto allo Spazio Michelangelo Pira, a Quartu Sant’Elena. «Siamo grati all’Italia, alla Sardegna, al Comune di Quartu e a SpazioAcca», ha detto il primo cittadino di Idhna, Jaber K.I. Tamayza. «Saremo lieti di restituire l’ospitalità per ringraziare tutti voi della vicinanza manifestata in questi anni, ma anche per mostrarvi i progressi compiuti nei nostri Centri».

“Territori Uniti 2023”, negli ultimi tre anni, ha portato a più riprese nove operatori a Quartu, che dista pochi chilometri da Cagliari. Psicologhe, pedagogiste, educatrici, logopediste e altri specialisti hanno osservato all’opera i loro colleghi sardi nella struttura operativa dell’associazione di promozione sociale “SpazioAcca” che, dal 2007, conduce attività su due ambiti differenti: il Servizio educativo per l’età evolutiva e il Servizio socio-educativo per giovani adulti con disabilità intellettiva. Hanno seguito un percorso intensivo: laboratori di neuro-sensorialità, motricità, stimolazione cognitiva, workshop su come osservare e documentare i pazienti (soprattutto bambini e ragazzi), seminari sui disturbi dello spettro autistico.

Non sono mancati i momenti di scambio professionale e culturale, che hanno lasciato un segno anche nei rappresentanti istituzionali del territorio di Hebron. Gli obiettivi sono stati in larga parte raggiunti, talvolta andando oltre ogni più rosea aspettativa, offrendo strumenti educativi concreti e innovativi alle professionalità palestinesi che lavorano con i minori con disabilità intellettive. L’iniziativa è servita anche a rafforzare i servizi sociosanitari locali e costruire percorsi educativi che superino l’esclusione e la marginalità.

La targa all’ingresso del centro di Samou

L’Idhna municipality community Center – Imcc è stato fondato nel 2012 dal Comune di Idhna con l’obiettivo di servire le persone con disabilità della città e delle località circostanti, attraverso un modello di sviluppo che risponde ai loro bisogni sociali. La creazione di questo centro è stata finanziata anche dal governo italiano attraverso il Palestinian municipalities support Program – Pmsp: la collaborazione tra i due Paesi ha permesso di acquistare attrezzature e dispositivi ad alta tecnologia, oltre a programmi di riabilitazione avanzati. Idhna è stata individuata per una serie di ragioni, tra cui l’aumento del numero di persone con disabilità rispetto ad altre regioni, secondo le statistiche dell’Ufficio centrale di statistica palestinese in collaborazione con il ministero della Salute.

Un gruppo di ragazzi del Centro specialistico di Idhna

Gli specialisti lavorano ogni giorno in luoghi dove l’occupazione militare rende tutto più difficile: l’accesso a scuola, ai servizi, ai diritti fondamentali. Non sono rari i casi di bambini e adolescenti con patologie gravi, accompagnati dalle mamme attraverso lunghi e faticosi tragitti nel deserto, pur di non saltare le terapie. «Formarli non è solo un gesto tecnico, è un modo per dire che la pace si costruisce anche così, con la cura, la dignità, la speranza di un futuro diverso», ha rammentato il sindaco Milia.

«Stiamo trattando con grande impegno tutti i disagi legati alle disabilità», ha precisato Omar Kh.M. Mohammed, direttore del “Centro per diversamente abili” della municipalità di Yatta. «L’86% di queste persone non è inserito nel mercato del lavoro, nell’istruzione e nello sport. E l’80% di loro non ha la possibilità di raggiungere i centri di riabilitazione con la dovuta frequenza. Questo progetto ci aiuta a superare una parte di queste difficoltà. In questi due anni abbiamo formato gli operatori e i docenti che lavorano con persone con disabilità, in particolare l’autismo: il 15% dei pazienti da noi seguiti manifesta questa patologia. Sono davvero tanti. Ora è indispensabile proseguire per non restare a metà percorso».

Su questo aspetto si sono espressi in egual misura anche gli altri responsabili dei Centri palestinesi. «I casi che abbiamo visto in Sardegna e gli effetti dei trattamenti educativo-terapeutici li abbiamo trasferiti con successo nelle nostre strutture, stanno dando risultati importanti che ci incoraggiano ad andare avanti su questa linea», hanno aggiunto Ayman Mohammed Mahmoud Etmezeh e Mohammed Ali Nassar Abuaqil, direttori rispettivamente dei Centri di Idhna e Samou.

«Questa esperienza mi ha permesso di apprendere tantissime cose, in particolare per quanto riguarda le modalità di trattamento dell’autismo», ha spiegato Eida, una psicologa del Centro di Samou. «Nozioni scientifiche e pratiche che portano grandi benefici ai bambini». «Come facciamo a superare gli orrori della guerra? Nonostante tutto, abbiamo la speranza che finisca presto questa occupazione. Ma noi dobbiamo essere capaci di trasferire, nonostante tutto, la nostra speranza ai pazienti che seguiamo», le ha fatto eco la logopedista Aya Maher Mousa Abuawad. «Un detto arabo recita: “Il vento non può scalfire la montagna”. Noi continuiamo a inseguire la vita in tutti i suoi aspetti, anche se vorrebbero cacciarci dalle nostre case, dai nostri ospedali, dalla nostra terra. La nostra ferrea volontà è quella di darci da sole la forza di andare avanti e lottare per i nostri piccoli pazienti», ha detto Dalal M.H. Bhais, pedagogista del Centro di Yatta, interpretando anche il pensiero delle colleghe.

Daniele Altieri interviene durante un incontro con le operatrici palestinesi

«Abbiamo trascorso un periodo di lavoro molto intenso e ricco di contenuti umani e professionali», ha detto Daniele Altieri, presidente di SpazioAcca, direttore scientifico del Centro psico-pedagogico “La Casa dei Girasoli”, pedagogista clinico e specialista terapista dei Disturbi specifici dell’apprendimento – Dsa e dello spettro autistico. «Nelle prime giornate del training, con la collaborazione degli specialisti el Centro (pedagogisti e psicologhe), abbiamo presentato le caratteristiche principali del Servizio socio-educativo per giovani adulti e di quello per l’età evolutiva. Sono stati proposti momenti di formazione sulla Teoria prassico-motoria e di approfondimento sulla pratica del Cognitive Motor Training – Cmt, ovvero un’applicazione del Metodo Crispiani che consiste in una serie di processi intensivi di attivazione neurofisiologica e di dinamizzazione di sequenze motorie, percettive, grafo-motorie, mnestiche, linguistiche e del pensiero, in grado di stimolare l’attività corticale dell’individuo. Il gruppo di lavoro è stato coinvolto in una serie di dimostrazioni relative ai trattamenti educativo-abilitativi per minori. Nell’ambito delle attività rivolte ai giovani adulti con disabilità, sono stati proposti laboratori di integrazione lavorativa (con il progetto “Aiutami a fare da solo”), attività psicomotorie musicali e di pittura. Le ultime tre giornate del percorso sono state dedicate a un seminario intensivo teorico-pratico sul programma Dama (Dyspraxic adaptive motor autism)».

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